Negli ultimi cinque anni è cresciuta la consapevolezza di come le nuove tecnologie 4.0 possano incidere positivamente sul sistema delle imprese. In risposta all’annosa mancanza di un chiaro piano industriale, in Italia si sta delineando uno scenario di politica industriale che sta prendendo forma intorno ad alcune direttrici fondamentali: innovazione, investimenti green, design e ideazione estetica.

Trasversale a queste direttrici è il tema della sostenibilità,declinata nei tre aspetti cardine: sociale, ambientale ed economica. A livello governativo si sono quindi succeduti alcuni programmi pubblici integrati per incentivare gli investimenti privati verso tecnologie e beni 4.0, aumentare la spesa privata in Ricerca, Sviluppo e Innovazione, rafforzare la finanza a supporto dei programmi privati.

Piano Transizione 4.0 e i programmi governativi precedenti

È del 2016 il primo Programma denominato “Industria 4.0”, che già nel nome metteva al centro il sostegno al mondo industriale. Negli anni successivi il Programma si è evoluto in “Impresa 4.0”, allargando il campo d’azione a tutto il sistema territoriale delle imprese. È poi di questi ultimi mesi la trasformazione del Programma in PianoTransizione 4.0”; l’evoluzione non è solo nel nome, ma anche nei principi guida.

Ad esempio, una delle criticità era legata alla platea dei beneficiari, che nei programmi precedenti 2016-2019 sono stati per i due terzi Grandi Imprese, a scapito di un tessuto industriale italiano in gran parte formato da PMI.

Alcuni meccanismi sono stati quindi rivisti, in particolare quelli riguardanti la programmazione pluriennale 2020-2022 e il credito d’imposta, preservando l’automatismo degli incentivi e incrementando l’intensità d’aiuto per l’acquisto di beni immateriali, di fondamentale importanza per il mondo del software legato all’Intelligenza Artificiale.
Le direttrici del Piano Transizione 4.0, che – come già descritto – si concentrano su innovazione, investimenti green, design e ideazione estetica, sono profondamente legate ai settori del Fashion; il fine è valorizzare il Made in Italy, garantendo una maggiore competitività per chi investe in ricerca, sviluppo, innovazione sostenibile e formazione.

Il Piano 2020-2022 dispone di circa sette miliardi di euro di risorse, che si aggiungono ai circa due miliardi di euro legati ad altri strumenti già attivi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, quali i Contratti di Sviluppo, il sostegno alle Aree di Crisi Industriale, la Nuova Sabatini per i beni strumentali e così via.

Gli Accordi per l’Innovazione

Uno strumento particolarmente interessante, per il volume degli investimenti che attiva, è quello degli Accordi per l’Innovazione.

Le imprese proponenti devono definire un programma composto da uno o più progetti di ricerca industriale e/o di sviluppo sperimentale, finalizzati alla realizzazione di nuovi – oppure sostanzialmente migliorati – prodotti, processi o servizi. L’investimento totale a carico di un’impresa singola o di una aggregazione deve essere di almeno cinque milioni di euro, fino a un massimo di quaranta milioni di euro.

Se il programma è ritenuto valido, si instaura un processo negoziale tra i proponenti, il Ministero dello Sviluppo Economico e le Regioni nelle quali ricadono gli investimenti, che porta alla sottoscrizione dell’Accordo.

Successivamente, i proponenti presentano i progetti esecutivi di dettaglio per acquisire le agevolazioni che consistono in due tipologie di aiuto:

  • un contributo a fondo perduto (contributo in conto capitale), per una percentuale minima del 20% dei costi ammissibili;
  • un finanziamento agevolato (contributo in conto interessi, solitamente al 20% del tasso ordinario) nel limite del 20% dei costi ammissibili.

Su entrambe le tipologie, le Regioni coinvolte possono decidere di aggiungere un’ulteriore parte di agevolazione con fondi propri, per elevare la quota del 20% del fondo perduto e/o del credito agevolato.

Un Accordo per il Fashion

Nell’ambito degli Accordi prima descritti, è stato ammesso alle agevolazioni il programma d’investimento “M.I.A. Fashion – Models and Solutions for Artificial Intelligence in the Luxury Fashion sector”, presentato da Fendi in collaborazione con l’Organismo di Ricerca ENEA – Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. L’Accordo, che prevede oltre diciotto milioni di euro di investimenti, è stato sottoscritto dai proponenti con il Ministero dello Sviluppo Economico e le Regioni Lazio, Toscana e Campania, sul cui territorio si svolgeranno le attività.

Con il programma s’intende introdurre l’intelligenza artificiale lungo tutta la filiera del Fashion, supportando le aree strategiche aziendali nel definire elementi d’innovazione continua. In particolare, ci si concentrerà sull’applicazione di algoritmi di machine learning e in particolare di deep learning.

 

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