La popolazione mondiale è in costante aumento: alcune stime indicano una crescita che ci porterà dagli attuali 7,8 miliardi a circa 10 miliardi di persone nel 2100, con una forte concentrazione nelle regioni povere del globo.

Per contro, nei Paesi cosiddetti “avanzati” si sta assistendo all’aumento dell’incidenza degli anziani rispetto alle nuove generazioni, dovuto principalmente all’avanzamento scientifico in campo medico-sanitario.

Dai dati sull’urbanizzazione si stima che nel 2050 il numero di persone che vivranno in città raggiungerà i 2/3 della popolazione mondiale, mentre oggi è attestata a poco più della metà, con una crescente concentrazione nelle cosiddette megalopoli (città con oltre 10 milioni di abitanti).

Urban Manufacturing

Lo scenario post-pandemico ci impone di tornare a riflettere in maniera più profonda su come indirizzare i flussi demografici nel prossimo futuro: bisogna valorizzare città di piccole e medie dimensioni che siano il più possibile digitali e intelligenti (smart cities) con un ridotto impatto ambientale e una miglior qualità della vita, dove ci siano comunque i benefici legati alla diffusione delle conoscenze per attivare tassi di innovazione più rapidi.

Per molti settori industriali e per alcuni dei processi del ciclo manifatturiero non ci sarà più una chiara e netta divisione degli spazi tra ambienti di vita e di lavoro. Si può pensare anche a modelli di artigianato 4.0, considerando che le attuali tecnologie digitali permettono di svolgere complesse attività in modo decentralizzato, facendo parte di un processo produttivo organico.

Nel settore del Fashion, la flessibilità dei processi e la personalizzazione dei prodotti possono essere aspetti trainanti per l’Urban Manufacturing, dove l’integrazione tra l’essere produttore e l’essere consumatore può spingersi all’estremo.

Il progetto Re-FREAM

La valorizzazione della produzione urbana si sta indagando con il progetto Re-FREAM (Re-Thinking of Fashion in Research and Artist collaborating development for Urban Manufacturing), agevolato con quasi 4 milioni di euro dall’UE nell’ambito del programma Industrial Leadership facente parte di Horizon 2020.

Il partenariato vede in cooperazione 12 attori di 6 Paesi diversi, coordinati dall’organizzazione austriaca Creative Region Linz & Upper Austria Gmbh, che promuove iniziative di networking per sviluppare sul territorio un ecosistema di imprese creative. Per l’Italia partecipa il Consorzio ARCA (PA), struttura di ricerca per la promozione delle Applicazioni della Ricerca e la Creazione di Aziende innovative.

Re-FREAM intende promuovere la produzione urbana in ambito Fashion, facendo leva sull’arte come base per una Moda creativa.

Con il progetto triennale, che terminerà a novembre 2021, si sta mettendo a punto un modello che si propone come valida alternativa alla delocalizzazione delle fasi produttive verso i Paesi a basso costo del lavoro.

Unendo gli aspetti creativi e artistici con le recenti tecnologie, Re-FREAM propone una nuova catena del valore della produzione urbana di Moda. Operativamente, il progetto prevede di pubblicizzare inviti per artisti che vogliano cimentarsi con le nuove tecnologie nell’ambito di:

  • produzione additiva (stampa 3D)
  • elettronica integrata con i tessuti
  • finitura sostenibile dei capi di abbigliamento.

Un laboratorio per il Fashion urbano

La prima call sul tema della wearable technology volta a realizzare a Berlino un laboratorio hub “Electronics and Textile” è stata pubblicizzata nel 2019. Delle 24 candidature proposte sono stati selezionati 3 progetti già svolti e terminati ad agosto 2020.

  1. Il primo, denominato Lovewear, ha avuto l’obiettivo di concepire, progettare e produrre indumenti intimi il cui tessuto è integrato con camere per l’inflazione di aria, tramite un sistema di micro-canali azionabile dall’utente, che dà la sensazione di ricevere delle carezze.
    Lo scopo è quello di far rivivere momenti di intimità a chi ha perduto la sensibilità tattile delle proprie mani. L’indumento è stato realizzato con tecnologia senza cuciture (warp knitting seamless) da un gruppo di lavoro che ha coinvolto artisti, designer di Moda, esperti di tessuti, psicologi e ingegneri elettronici, meccanici e biomedici in collaborazione con la Fondazione Fraunhofer, che riunisce oltre 60 istituti tedeschi di scienza applicata.
  2. Il secondo vincitore è Constructing Connectivity: la ricerca ha riguardato l’integrazione di sensori nei capi d’abbigliamento allo scopo di raccogliere dati elettromiografici per la riabilitazione post ictus.
    Il cosiddetto e-textile, seppur in crescita, ha ancora molti margini di miglioramento, in special modo per lo sviluppo dei materiali conduttori elastici. Sono allo studio, ad esempio, fibre rivestite con materiali nanostrutturati con le quali produrre tessuti duraturi, flessibili ed elettricamente conduttivi che rimangano elastici, per preservare la circuiteria e garantire un elevato confort.
  3. Il terzo e ultimo progetto, denominato Alma, ha previsto lo sviluppo di biancheria intima con integrato un biosensore per il monitoraggio dei fluidi vaginali, in grado di misurarne il pH. Il team urbano di designer, antropologi e ingegneri si è posto l’obiettivo di contribuire ad accrescere la consapevolezza della saluta intima delle donne.