Capi tecnici e tessuti tecnici per l’abbigliamento e capi sportivi

Un capo tecnico è così definito in quanto è in grado di garantire prestazioni ad alto contenuto tecnico (per esempio costruiti con tessuti tecnici per abbigliamento sportivo), legate principalmente alla protezione dell’utilizzatore da situazioni considerate disagevoli. I parametri che definiscono il cosiddetto “comfort termofisiologico” sono:

  • la protezione dall’acqua, quindi idrorepellenza e impermeabilità;
  • la corretta gestione della sudorazione corporea o permeabilità al vapore. Poiché un capo tecnico viene utilizzato principalmente per svolgere attività fisica, il tessuto tecnico di cui è composto deve presentare un’alta traspirabilità;
  • la protezione dal freddo e dal caldo;
  • la protezione dal vento.

Una manutenzione e/o un indosso non corretto possono compromettere tali proprietà, rendendo il capo tecnico non idoneo all’utilizzo.

Tessuto tecnico per abbigliamento. Terminologia e misurazione delle prestazioni

Differenza tra idrorepellente e impermeabile

Spesso si confondono l’idrorepellenza (water repellency) e l’impermeabilità (waterproofness). Un tessuto tecnico è idrorepellente quando è trattato con specifici prodotti, i quali fanno sì che l’acqua si disponga sulla superficie in forma di goccioline, il più possibile perfettamente rotonde, che scivolano via senza essere assorbite.

A seconda dell’impronta lasciata dalla pioggia di acqua, ovvero dal numero delle goccioline rimaste sul tessuto tecnico, si esprime un giudizio da 1 (pessimo) a 5 (ottimo) secondo una scala fotografica (Fig. 1).

Fig. 1

L’impermeabilità, invece, è misurata dal grado di pressione che può essere applicato sul tessuto senza che l’acqua penetri al suo interno.

Per “colonna d’acqua” si intende un parametro che misura in millimetri la resistenza del tessuto alla pressione dell’acqua contenuta dentro un cilindro di diametro pari a 2,54 cm (=1 pollice): più la colonna è alta, maggiore è la pressione esercitata, più il tessuto tecnico è impermeabile.

L’altezza della colonna cresce fino a quando l’acqua passa attraverso il tessuto (Fig. 2).

Fig. 2 – Aspetto del tessuto sotto una pressione di 18 metri di acqua: non c’è alcun passaggio di goccioline d’acqua

Traspirabilità dei tessuti

La traspirabilità dei tessuti non si riferisce all’aria che fluisce attraverso il tessuto, ma riguarda la dispersione del sudore sotto forma di umidità definita tecnicamente come “permeabilità al vapore”. La capacità del corpo di espellere il sudore attraverso gli strati di abbigliamento dipende da sia temperatura e umidità, sia dalla composizione del tessuto tecnico.

Per quanto riguarda la temperatura e l’umidità all’interno e all’esterno del capo indossato, maggiore è la differenza tra interno ed esterno, maggiore sarà la quantità di sudore espulso dal corpo.
Per esempio, la traspirabilità del nostro abbigliamento quando sciamo in una giornata fredda e secca è molto più alta di quella che potremmo avere in una giornata più calda e umida.

Relativamente alla composizione del tessuto tecnico, invece, per un massimo comfort il sudore deve attraversare il tessuto senza impregnarlo.

RET traspirabilità

La traspirabilità dei tessuti è normalmente espressa in termini di grammi di vapore acqueo che possono oltrepassare un metro quadrato del tessuto in 24 ore (g/m2 24h). Maggiore è il numero, più traspirante è il tessuto tecnico.
La traspirabilità può anche essere espressa su una scala RET (REsistenza al Trasferimento di vapore); in questo caso un valore inferiore indica una maggiore traspirabilità.

Wind chill: cos’è

L’impermeabilità all’aria garantisce una protezione importante chiamata “wind chill”. Per wind chill si intende quel fenomeno per il quale, in presenza di vento, la temperatura percepita dal nostro corpo risulta inferiore a quella reale. A parità di temperatura, più forte è il vento, più bassa è la temperatura percepita.

Il vento, asportando quel sottile strato di calore a contatto con la nostra pelle, provoca l’evaporazione dell’umidità dalla nostra pelle e determina un ulteriore raffreddamento. Per esempio, con una temperatura reale di -10°C e un vento a 40 km/h, il nostro corpo percepisce una temperatura pari a -21 °C; in alta montagna questo può essere molto pericoloso e può portare anche a un rapido assideramento, se non si è adeguatamente coperti (Fig. 3)

Fig. 3 - Effetto raffreddamento “Wind Chill”
Temperatura °C
Vento km/h
0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 -40 -45
5 -2 -7 -13 -19 -24 -30 -36 -41 -47 -53
10 -3 -9 -15 -21 -27 -33 -39 -45 -51 -57
15 -4 -11 -17 -23 -29 -35 -41 -48 -54 -60
20 -5 -12 -18 -24 -30 -37 -43 -49 -56 -62
25 -6 -12 -19 -25 -31 -38 -44 -51 -57 -63
30 -6 -13 -20 -26 -32 -39 -46 -52 -59 -64
35 -7 -14 -20 -27 -33 -40 -47 -53 -60 -65
40 -7 -14 -21 -27 -34 -41 -48 -54 -61 -66
45 -8 -15 -21 -28 -35 -42 -48 -55 -62 -68
50 -8 -15 -22 -29 -35 -42 -49 -56 -63 -69
55 -8 -15 -22 -29 -36 -43 -50 -57 -63 -69
60 -9 -16 -23 -30 -36 -43 -50 -57 -63 -70
65 -9 -16 -23 -30 -37 -44 -51 -58 -64 -71
70 -9 -16 -23 -31 -38 -45 -51 -58 -65 -72
75 -10 -17 -24 -31 -39 -45 -52 -59 -65 -72

Protezione dal freddo

La protezione dal freddo dipende dal coefficiente di trasmissione del calore del tessuto e dalla quantità di aria trattenuta dal tessuto tecnico. Il sottile strato di aria calda compresa tra il tessuto e gli indumenti, infatti, mantiene la temperatura corporea a livelli confortevoli pur in ambiente freddo. Più è basso il coefficiente di trasmissione del calore, minore è la perdita di calore prodotto dal corpo in ambiente freddo.

I laboratori misurano la coibenza termica di un capo calcolando il gradiente termico del campione, nel cui interno è inserito una massa volanica a 40°C, che viene lasciato raffreddare in una camera fredda (da °C a -30°C secondo la richiesta del cliente). Bisogna naturalmente tenere conto del materiale e delle sue caratteristiche costruttive.

Manutenzione di un capo tecnico

La manutenzione di un capo tecnico è difficoltosa, a causa della presenza di vari materiali: tessuti esterni, magline di supporto, membrane, colle di accoppiatura, inserti, imbottiture cerniere, termosaldature e accessori che spesso hanno un abbinamento dei colori a contrasto (chiaro/scuro).

Vediamo alcune possibili criticità:

  • spesso possono essere lavati solamente in acqua, in quanto l’uso del solvente, percloroetilene, potrebbe portare a un danneggiamento dell’accoppiatura tra la lamina e il tessuto, creando quindi delle perdite di prestazioni significative (Fig. 4);
Fig. 4 – Distacco della pellicola interna: questo provoca la formazione di una macchia esterna apparente per la diversa riflessione della luce, e la perdita di resistenza alla colonna d’acqua, la perdita di idrorepellenza e di resistenza al passaggio d’aria
  • eventuali danni per sollecitazioni meccaniche di abrasione che si sviluppano nel corso della manutenzione, a causa della bassa resistenza allo snagging (Fig. 5);
Fig. 5 – Abrasioni che si sviluppano nel corso della manutenzione a causa della bassa resistenza allo snagging
  • nel lavaggio a umido, anche quello domestico, l’uso di detersivi eccessivamente alcalini potrebbero danneggiare sia la membrana sia il materiale di riempimento (ovatta in poliestere o piumaggio).
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L’articolo continua approfondendo:

  • Stiratura: una fase molto delicata
  • Quando l’acqua penetra in un indumento impermeabile
  • Quale lavaggio preferire
  • Craccatura e criticità per ambiente freddo e umido

Escursionismo, trekking, hiking, packpacking: sono tutti termini ben noti a coloro che praticano sport, persone che – oltre a sapere conoscere a perfezione le regole previste dall’attività prescelta e dall’allenamento – sa anche come vestirsi adeguatamente. Vediamo una rapida guida delle caratteristiche dei capi di abbigliamento sportivo e la relativa manutenzione.

Gli sportivi lo sanno. Un capo di abbigliamento che viene utilizzato per svolgere attività di escursionismo o di trekking deve presentare delle caratteristiche ben precise: deve essere impermeabile all’acqua e al vento, traspirante e permeabile al sudore, leggero e di minimo ingombro, resistente e isolante. Tali caratteristiche, tuttavia, possono decadere nel tempo a causa dell’uso e della manutenzione, dando così luogo a difettosità.

Impermeabilità all’acqua

Apparecchio per misurare l’idrorepellenza, ossia la resistenza alla bagnatura superficiale: si utilizzano un dispositivo per la spruzzatura composto da un imbuto alla cui estremità è collocato uno spruzzatore di metallo, e un porta-provette costituito da due anelli all’interno dei quali viene fissata la provetta

L’impermeabilità all’acqua si esprime attraverso due grandezze: la resistenza alla bagnatura superficiale e la resistenza alla colonna d’acqua.

Per quanto riguarda la resistenza alla bagnatura superficiale, si utilizzano un dispositivo per la spruzzatura che è composto da un imbuto alla cui estremità è collocato uno spruzzatore di metallo, e un porta-provette costituito da due anelli all’interno dei quali viene fissata la provetta [Fig. 1].

Questa prova determina l’indice di bagnabilità per confronto tra l’aspetto della provetta e quello dei campioni descrittivi e fotografici forniti dalla norma di riferimento. Visivamente si valuta l’indice di bagnabilità secondo scale descrittive (ISO) o fotografiche (AATCC).

L’intervallo previsto dall’indice ISO va da 1 (bagnatura di tutta la superficie) a 5 (superficie completamente asciutta).

Tale metodo non fornisce indicazioni sulla resistenza alla penetrazione della pioggia (per misurare la quale si ricorre al test della colonna d’acqua).

Lo standard minimo per tessuti tecnico-sportivo è il valore 4. Spesso il lavaggio, in particolare ad acqua, provoca un forte riduzione dall’indice 4 all’indice 2, con un conseguente appesantimento del capo sottoposto a pioggia. A causa del lavaggio si verifica infatti un degrado dei prodotti di finissaggio che sono stati applicati al tessuto per renderlo impermeabile.

Colonna d’acqua

La colonna d’acqua, invece, indica la pressione espressa in millimetri che può gravare su un materiale prima che questo consenta all’acqua di penetrare. Più alta è la colonna d’acqua, maggiore è l’impermeabilità in rapporto al tempo di esposizione all’acqua [Fig. 2 e Fig. 3].

Lo standard minimo per tessuti tecnico-sportivi è 15.000 mm (spesso il lavaggio, in particolare ad acqua, provoca una forte riduzione di spessore e la conseguente entrata dell’acqua sotto pioggia battente).

Un’importante osservazione di cui tenere conto: altissime impermeabilità all’acqua comportano un potere di traspirazione basso.

Impermeabilità all’aria

Fig. 4 – Apparecchio per misurare la resistenza al passaggio d’aria. Lavaggi ripetuti ad acqua possono provocare la riduzione di spessore e aumentare la permeabilità all’aria

Oltre all’impermeabilità all’acqua, per non accusare freddo è importante anche il grado di resistenza al vento che si misura in – o sotto – una determinata pressione [Fig. 4]. Il valore che equivale a 0 corrisponde alla protezione totale dal vento ed è indicato per le rigide temperature invernali, poiché in questo caso l’abbigliamento deve prima di tutto schermare dal vento per poter proteggere dal freddo. Valori inferiori da 0,05 a 0,1 sono accettabili. Lavaggi ripetuti ad acqua possono provocare la riduzione di spessore e aumentare la permeabilità all’aria.

Leggerezza

La leggerezza di un capo dipende dal peso del filato e dal peso specifico del materiale. Riguardo al peso del filato di un tessuto, l’unità di misura è in “denari”; la densità lineare D è la massa espressa in grammi (1 g) di un filo di lunghezza pari a 9 km. Si tratta di un aspetto che deve interessare soprattutto coloro che praticano hiking e trekking.

La resistenza

Le resistenze dei tessuti sono invece fondamentali per attività su roccia o ghiaccio, dove abrasione e sfregamento sono molto frequenti. Si controlla in particolare la resistenza allo snagging, la maggior parte dei capi di abbigliamento sportivo sono realizzati in filo continuo in puro o in mista; infatti le sollecitazioni di sfregamento contro superfici non lisce o spigolose, abituali per tale sport, provocano la formazione di neps o pils in superficie provocati dalla rottura dei filamenti costituenti il filo.

Fig. 5 – Strumento per la prova di snagging. I campioni di tessuto vengono inseriti uno alla volta su un tamburo cilindrico rivestito di feltro che ruota in senso orario e, mentre ruotano, una palla chiodata detta “mace” saltella casualmente sul tubolare provocando i vari tipi di snaggings

La prova di snagging si effettua con lo strumento snagging tester indicato in Fig. 5.

Dal tessuto vengono tagliati dei campioni in senso ordito – o file – e in senso trama – o ranghi – con misure predeterminate tramite opportuno calibro e cuciti a mo’ di tubolare; successivamente vengono inseriti uno alla volta su un tamburo cilindrico rivestito di feltro che ruota in senso orario. Mentre il tubolare infilato sul cilindro ruota, una palla chiodata detta “mace” saltella casualmente sul tubolare provocando i vari tipi di snaggings: rotture dei filamenti, fili tirati, deformazioni e simili. Il grado di snagging è valutato tramite il paragone dei campioni. La prova normalmente dura 10 minuti (600 rotazioni con velocità del tamburo 60 giri/min). Dopo la prova, il testimone simula l’aspetto del capo dopo circa 20 giorni di indosso.

La resistenza allo snagging si esprime con un numero che va da 1 (pessimo) a 5 (ottimo) utilizzando una scala di riferimento universale.

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