I difetti sui capi di abbigliamento, oltre al danno estetico e funzionale, possono incidere ulteriormente sui costi di produzione diretti e indiretti di circa il 5%. Ecco alcune delle situazioni più frequenti

Sbagliare è umano, ma un difetto nel settore dell’Abbigliamento – imputabile a materie prime, filatura, tintoria/finissaggio, accessori o confezione – può incidere sui costi di produzione fino a un valore del 5%. Oltre al danno in sé, che ne inficia il valore, si aggiungono infatti i costi diretti, costi per reclami, bonifici, perdite di tempo, costi occulti e costi indiretti, come la perdita di immagine rispetto ai clienti. Ecco perché è bene mettersi nelle condizioni di evitarli il più possibile.

Analizzando gli ambiti che riguardano i difetti, la voce più importante comprende tintura e il finissaggio (35%); seguono poi le materie prime (30%), gli accessori (20%), e infine – a pari merito – la confezione e la filatura.

Nei prossimi paragrafi saranno trattate alcune difettosità riscontrate per ciascuna delle categorie indicate.

Materie prime

Fig. 1

Lo sfregamento di indosso e della manutenzione può provocare il fenomeno del pilling, ossia la fuoriuscita di un fitto pelo sulla superficie del capo, a causa della bassa lunghezza delle fibre. Per esempio, nei giacconi realizzati in una composizione mista di poliestere in ordito e cotone in trama, lo sfregamento di indosso e il lavaggio ad acqua possono provocare una peluria simile a barba bianca (fibre di cotone gregge) a causa dell’impiego di cotone di scadente qualità, come nel caso illustrato in Fig. 1, dove il cotone indiano lungo solo 2mm fuoriesce dal filato e dal tessuto.

La qualità del cotone è quindi un requisito fondamentale per evitare la formazione di difetti del tessuto. Essa dipende moltissimo dalla sua lunghezza: il cotone indiano con lunghezza 2cm viene considerato scadente, quello americano 2,7cm viene ritenuto di qualità media, mentre un cotone di buona qualità è generalmente lungo 3,2cm.

Fig. 2

Un’altra situazione si può verificare quando lo sfregamento di indosso e della manutenzione provoca la fuoriuscita di pills grossolani, a causa dell’utilizzo di fibre di lana corte e deboli mescolate a fibre tenaci quali il cotone, il poliestere e simili, unitamente alla bassa torsione del filato e alla struttura aperta della maglia (Fig. 2). Lo sfregamento di indosso provoca la fuoriuscita delle fibre più corte, deboli e scivolose (lana) che tendono a formare la pallina (o neps) che viene trattenuta dalle fibre più resistenti (sintetiche) del substrato tessile.

Tintura

La tintura è una fase molto delicata che può causare difetti importanti. Analizziamo in questa sezione tre casi.

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Fig. 3

Il primo è una maglia bianca con finiture rose in contrasto di colore: come si vede dalla Fig. 3, le finiture presentano una bassa solidità del colore al lavaggio ad acqua, tale da dar luogo a scariche sul fondo bianco durante la manutenzione ad acqua. La prova di laboratorio indica una scarica di colore al lavaggio ad acqua di 2 nella scala di giudizio (con valori da 1 pessimo a 5 ottimo). Per evitare scariche di colore nel caso di capi con parti a contrasto chiaro/scure, l’indice di scarica deve essere almeno di 4/5.

Fig. 4

Il secondo caso è una maglia bianca con bordi marrone in contrasto di colore nel lavaggio a secco (Fig. 4): per evitare scariche di colore nel lavaggio a secco, nel caso di capi con parti a contrasto chiaro/scure, l’indice di scarica deve essere almeno 4/5. La scarica di colore è stata provocata dall’eccessiva quantità di olio presente nel filato, che fa da veicolo al colorante.

Il terzo caso è il cambio colore di un costume da bagno che con l’acqua di piscina, a causa del cloro contenutovi, vira da verde ad azzurro. Per evitare degradi di colore è necessario che il tessuto abbia una solidità all’acqua di piscina di almeno 4 (la scala di giudizio dell’indice di degrado va da 1 pessimo a 5 ottimo).

Finissaggio

Per comprendere i difetti relativi alla fase del finissaggio, una breve premessa. Come è noto, le lamine e i termoadesivi sono accoppiati ai tessuti mediante delle colle, e il loro distacco può dipendere da vari fattori:
– l’operazione di accoppiatura male eseguita (condizioni di tempo, temperatura pressione non ottimali);
– invecchiamento della colla;
– la non perfetta reticolazione del collante, che nel tempo ha subito un processo di idrolisi (ovvero la frammentazione del polimero collante per effetto dell’umidità e dell’invecchiamento: il polimero si rompe, diventa appiccicoso e non esercita più alcuna forza di adesione col substrato tessile).

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Fig. 5

In casi come questi può accadere che il lavaggio ad acqua provochi la sfogliatura (quindi il distacco) della lamina esterna in materiale sintetico (PVC) (Fig. 5). Anche un lavaggio a secco può provocare il distacco del termoadesivo di rinforzo interno, con formazione di grinzature all’esterno.

 

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Difetti dei tessuti: come rimediare prima che sia tardi

È importante determinare le cause della difettosità e migliorare l’aspetto estetico e le caratteristiche funzionali di un prodotto. Ecco qualche consiglio per evitare i danni che si possono originare durante l’uso e la manutenzione.

Molte volte, per un’errata manutenzione o durante l’uso di un capo, si manifestano difetti che necessitano di un intervento e un’analisi a monte delle cause che hanno portato a quella situazione. Rivolgendosi a un laboratorio è possibile ricevere tutte le istruzioni per migliorare il risultato e portarlo allo standard qualitativo minimo.
Di seguito alcuni esempi recenti dei casi manifestati con maggiore frequenza: vediamo insieme i suggerimenti ai singoli problemi.

Istruzioni per eliminare i difetti

Snagging

È un difetto che si verifica soprattutto nell’abbigliamento sportivo con fili continui di poliestere o nylon, e che si manifesta con fili tirati ed eccessiva peluria delle zone più esposte (Fig. 1). A parità di titolo del filato, la tendenza allo snagging diminuisce all’aumentare del diametro o denaratura dei filamenti (in corrispondenza diminuisce il numero dei filamenti). In questo caso, è bene ridurre il numero dei filamenti costituenti il filato e dare delle torsioni al filo.

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Fig. 1

Ingiallimento fenolico

Si verifica quando le sostanze fenoliche, reagendo con gli ossidi di azoto presenti in un ambiente non ben aerato, danno luogo a sostanze chimiche che assorbono nell’intervallo fra i 550-600 nm, assumendo una colorazione tipica giallastra.
L’affinità dei derivati fenolici per le fibre tessili è differenziata: alta affinità per il poliammide, minore per il poliestere. Un’influenza determinante deriva dal finissaggio o dall’avvivaggio di tali fibre. Sono critici i prodotti fortemente cationici (ad esempio gli ammorbidenti), che formano composti di addizione con i derivati fenolici debolmente anionici. Questi composti non sono volatili e sono difficilmente eliminabili con il lavaggio.

Passaggio piume e stramatura del tessuto

La resistenza al passaggio delle piume (Fig. 2) dipende da numerosi fattori, come la qualità del piumaggio, la distribuzione dei fori di intersezione tra trama e ordito, le dimensioni dei fori che devono essere inferiori a 10 micron. Un fattore importante è la resistenza alla stramatura (Fig. 3), e lo sforzo necessario per aprire la cucitura di 2,5 mm deve essere superiore a 5,5 kg. Altri fattori sono la resistenza al passaggio d’aria standard (0,06-0,07 litri/min x cm2 con una depressione di 250 Pascal), la carica elettrostatica (dev’essere inferiore a 1kv) e la forma dell’ago usato per cucire: nei fori dell’ago a punta le fibre fuoriescono più difficilmente rispetto all’utilizzo di aghi a palla (Fig. 4).

Difetti: quali test conviene fare

Per ogni variabile qualitativa, il laboratorio tessile moderno dev’essere in grado di stabilire lo standard qualitativo minimo, in base alle prestazioni d’uso che lo stesso laboratorio è riuscito a costruire in base all’esperienza accumulata negli anni, basandosi su difetti emersi e oggetto di segnalazioni dei clienti stessi.

Solidità del colore all’acqua corrente di acquedotto

In questo test si pone un pezzo di tessuto sotto il rubinetto, appoggiato su un bicchiere, e si lascia cadere un filo di acqua per 4 min; poi si verifica il degrado di colore provocato dall’acqua corrente (Fig. 5).

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Fig. 5

Coibenza termica

Nei campioni viene inserita una massa di ferro di 4 kg e una sonda termometrica, e si porta il tutto a 40° C in stufa ventilata; quando la temperatura si è stabilizzata, si sposta il campione in cella frigorifera a -30° C, rilevando la temperatura all’interno e all’esterno del campione (con altra sonda termometrica) a ogni minuto e creando un gradiente termico.

Usura contro barba

Tra i danni frequenti c’è anche l’usura, la cosiddetta “barba” (Fig. 12). Il test per prevenire questo tipo di danno si realizza utilizzando un apparecchio (snagging tester) che piega il tessuto a triangolo, con supporto all’interno per simulare lo sfregamento del collo contro una superficie ruvida che simula la “barba” (Fig. 13).

 

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