In un comunicato rilasciato oggi da CNA Federmoda si auspica una ripresa graduale ma decisa dell’economia italiana, e in particolar modo un riavvio delle attività del settore Moda, grazie a una strategia sul lungo periodo e non solo a interventi nell’immediato (per quanto questi siano indispensabili).

In questo delicato momento di crisi è emerso con evidenza il valore della filiera produttiva manifatturiera italiana, che si è prontamente attivata grazie alla presenza strategica su tutto il territorio nazionale di PMI al cui interno sono presenti competenze, flessibilità, relazioni sociali e valori etici. Sono quindi necessarie politiche industriali che salvaguardino la filiera e la rilancino.

Fondamentale è anche prevedere misure a protezione dell’occupazione e della capacità produttiva, a fronte di una scarsezza di liquidità. Bisogno aiutare le aziende a pagare tasse e fornitori pur non fatturando, a maggior ragione le imprese che stanno anticipando i soldi della cassa integrazione.

CNA Federmoda sottolinea inoltre l’importanza di programmare un ritorno sui mercati, sia con strumenti tradizionali come fiere e missioni commerciali, sia implementando la digitalizzazione delle imprese. Sarà anche essenziale agevolare le forniture di aziende italiane, con produzioni locali, e favorire un’economia d vicinato per riportare risorse sul tessuto sociale.

I 5 punti di Confindustria Moda

Venerdì 3 Confindustria Moda ha presentato una proposta in 5 punti, volta a predisporre il settore a una graduale ripresa al di là dei codici Ateco, così da non esporre a un irreversibile pericolo la preziosa filiera produttiva completa del Tessile-Confezione italiano.

Le 5 soluzioni temporanee proposte da Confindustria Moda per tutelare sia la sicurezza dei lavoratori sia le aziende consistono in:

  1. Salvaguardare dei lavoratori più anziani e più fragili, ossia effettuare una segmentazione dei lavoratori per fasce d’età.
  2. Considerare la situazione epidemiologica su base territoriale: cioè riaprire le attività economiche con un criterio geografico, privilegiando le attività basate nelle regioni e nelle provincie meno coinvolte dall’epidemia.
  3. Aprire con priorità e urgenza le attività aziendali necessarie e funzionali alla effettiva ripresa produttiva: cioè superare il criterio dei codici Ateco, considerando la complessità dell’intera filera.
  4. Evitare nel 2020 una nuova chiusura totale delle attività nel mese di agosto. Si potrebbero anticipare le ferie collettive estive, così che, se le attività economiche effettivamente riprendono, le aziende saranno subito pronte e in piena efficienza, senza dover ancora scontare la classica chiusura estiva ad agosto.
  5. Consentire maggiore flessibilità nel ricorso al distacco di personale da un’azienda all’altra. Questo perché, a fronte di situazioni di grande tensione produttiva, vi potranno essere contemporaneamente e nel medesimo comparto produttivo altre situazioni di perdurante inattività o crisi aziendali.