Riciclare fibre di cotone e lana: facciamo chiarezza

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Riciclare le fibre di cotone e lana è un’ottima pratica, ma vi sono dei limiti nell’uso e nella manutenzione. Ecco una miniguida per orientarsi nel riciclo di queste due fibre

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La composizione dei materiali utilizzati per realizzare capi moda influenza la possibilità di riciclo: spesso non è composto da una sola fibra, quindi si rende necessario un primo intervento di separazione delle varie componenti (non sempre possibile) per poi gestire ciascuna in base alla composizione e al colore.

Alle origini del riciclo tessile

La professione di cenciaiolo, ossia dell’artigiano che seleziona gli scarti e i rifiuti tessili, è molto antica, esiste a Prato da più cento anni; la sua origine non è legata a un moderno concetto di sostenibilità, ma al buon senso di non sprecare, e all’arte di “arrangiarsi” cercando di trovare un utilizzo (o riutilizzo) a tutto il materiale disponibile senza doverne cercare o creare di nuovo.

Questa attività sopravvive ancora oggi, sebbene supportata dalla tecnologia: ad esempio infrarossi in grado di riconoscere e distinguere il colore dei diversi materiali, o macchine sfilacciatrici per lavorare gli scarti tessili da recuperare.

FONTI DEL MATERIALE DA RICICLARE

Prima di addentrarci in questo discorso, occorre saper distinguere tra pre- e post-consumo.

  1. PRE-CONSUMO: comprende gli sfridi e gli avanzi di filati e tessuti che vengono scartati nel corso della produzione di abbigliamento (e altri prodotti tessili).
  2. POST-CONSUMO: comprende indumenti usati, tappezzeria, asciugamani, tessili per la casa, materassi e cuscini, tappeti, componenti di autovetture…

UPCYCLING, RECYCLING E DOWNCYCLING

Esistono tre modalità differenti per affrontare il fine di vita dei prodotti tessili e industriali: upcycling, recycling e downcycling.

1. UPCYCLING

L’UPCYCLING consiste nel dare una nuova vita a un oggetto senza che questi subisca un’ulteriore lavorazione: è un’azione di riuso che dà origine a un nuovo prodotto riutilizzando in tutto o in parte l’oggetto originale. Comprare abbigliamento usato – upcycling – è una scelta sostenibile con due principali vantaggi:

  1. l’abbigliamento usato vien lavato numerose volte, quindi conterrà meno sostanze nocive,
  2. acquistare capi usati vuol dire rimetterli in circolo, evitando che finiscano in discarica troppo presto.

Significa incoraggiare i consumatori ad acquistare meno fast fashion e più slow fashion, scegliendo di far durare più a lungo i capi grazie anche a riparazioni o restyling: in altre parole, “riparare e riusare”.

Un indumento che non si vuole più indossare può essere donato, regalato, venduto, scambiato o noleggiato; oppure lo si può trasformare in altro, ad esempio ricavando shorts da un paio di jeans, o un top da una gonna, o guanti da un maglione.

2. RECYCLING

Nel RECYCLING i componenti di un capo, per essere riutilizzati, necessitano di un processo di conversione: il materiale vien alterato, scomposto meccanicamente o chimicamente. Il recycling meccanico, dato il costo elevato, è conveniente solo per fibre nobili ad alto valore aggiunto quali la lana, il cashmere e le fibre aramidiche.

3. DOWNCYCLING

Il DOWNCYCLING è la riduzione e il riuso degli scarti sia di produzione sia post consumo, per realizzare un nuovo materiale di qualità e funzionalità diverse (non sempre, e non necessariamente, inferiori) rispetto all’oggetto di partenza.

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