È sulla trasparenza che David Clementoni ha puntato fondando nel 2015 Italian Artisan, comunità online concepita per consentire ai brand del Lusso di tutto il mondo di produrre nel nostro Paese, accedendo all’abilità degli artigiani italiani che operano nei settori di Abbigliamento, Calzature e Accessori. La piattaforma ha un duplice scopo:

  • dare la possibilità ai designer stranieri di far produrre le loro collezioni Premium/Luxury dalle imprese artigiane italiane;
  • consentire a queste ultime di aprirsi ai mercati stranieri, fornendo loro gli strumenti giusti per sopperire alla mancanza di figure interne specializzate.

Le imprese italiane di Abbigliamento, Calzature e Accessori spesso sono piccole, non attrezzate per accedere direttamente a committenti internazionali e spesso poco conosciute in quanto operano come terzisti.
Italian Artisan consente ai brand stranieri di accedere alle ben note capacità dei nostri artigiani rapidamente, con trasparenza e con costi più bassi rispetto a quelli tipici derivanti dalla classica intermediazione.

Italian Artisan, ecosistema del Made in Italy
italian artisan
Una schermata del sito

Italian Artisan al momento annovera tra le sue fila 400 produttori italiani e oltre 2.000 brand internazionali, numeri in veloce crescita.

La community si sta imponendo come un vero e proprio “ecosistema” del Made in Italy, concepito per creare sinergie tra produttori, marchi e designer. Questo attraverso la piattaforma online, che consente ai designer e ai brand di caricare facilmente e con pochi click i loro progetti, e di ricevere proposte di produzione dagli artigiani italiani.

Tutto ciò grazie a procedure di scouting ben rodate concepite per far incontrare in maniera efficiente e tempestiva domanda e offerta, e grazie a un supporto dedicato fornito dai consulenti di Italian Artisan per mediare la comunicazione e coordinare attività di brand, designer e artigiani.

Italian Artisan: intervista a David Clementoni

David Clementoni, fondatore di Italian Artisan

Qual è il motivo che l’ha spinta a fondare Italian Artisan?

Grazie a un’esperienza professionale durante la quale ho avuto occasione di riconnettermi con il territorio manifatturiero delle Marche, e di scoprire quali fossero i reali punti deboli e le necessità delle PMI della nostra Penisola, ho capito che alle 50.000 microimprese italiane non basta più saper fare, operando tramite intermediari o capofiliere che non portano alla luce il loro vero valore.

Italian Artisan oggi è il simbolo di una community di aziende e persone che sono le vere rockstar della filiera industriale artigianale. Una piattaforma per mettere a sistema l’importanza e il potenziale di queste piccole aziende.

Come riuscite ad essere utili a queste aziende?

Il percorso dei brand internazionali per arrivare a produrre in Italia e instaurare una relazione solida con quello che noi chiamiamo “partner produttivo” e non “terzista”, è lungo e tortuoso; la filiera è molto frammentata e spesso gli intermediari operano con poca trasparenza, filtrando eccessivamente le attività effettuate.

Un brand straniero non già strutturato per produrre in Italia ha difficoltà a trovare gli artigiani giusti, che nella maggior parte dei casi lavorano per terzisti e non sono direttamente visibili sul mercato. Molte di queste piccole aziende non hanno nemmeno un sito internet e per farsi conoscere devono andare alle fiere, che tra l’altro in questo difficile periodo sono sospese.
Inoltre, in molti casi le comunicazioni sono difficili per la mancanza di una lingua comune. E un piccolo produttore italiano che vuole aprirsi all’estero spesso non ha, al proprio interno, risorse umane con il background adeguato.

A questo punto entriamo in gioco noi. Abbiamo messo a sistema queste figure per lavorare in maniera sinergica, riuscendo ad abbattere sia i costi sia i tempi di sviluppo. Un brand internazionale che sviluppa la sua collezione in Italia spende mediamente da 25 a 45.000 € con la metodologia classica, mentre grazie a Italian Artisan questi costi li abbiamo portati a 12.000 €. Con tempi che vanno da 12 mesi a 6 mesi.

Vedo che preferisce definire Italian Artisan come una comunità, anziché come una piattaforma online o una società di servizi.

Sì, perché abbiamo dato vita a un sistema che prima di tutto è una comunità. L’obiettivo è quello di riuscire a creare valore, trasparenza e fiducia all’interno delle aziende sotto il cappello di “Italian Artisan”.

Da un lato, abbiamo visto aziende prima riluttanti ad affacciarsi al mercato internazionale per la scarsità di risorse interne, riuscire invece a internazionalizzarsi in 6 mesi; dall’altro lato, abbiamo notato una collaborazione sempre più stretta anche tra imprese dello stesso settore.

 

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