Secondo i dati diffusi in occasione di Milano Unica China sarà costante la crescita del ceto medio abbiente della Repubblica Popolare Cinese nell’ordine delle decine di milioni da qui al 2020. Milioni di persone che chiedono prodotti di abbigliamento belli, di qualità e innovativi, che considerano il tessuto made in Italy come condizione largamente necessaria. Per questo le aziende produttrici propongono collezioni per l’uomo e la donna, spaziando dal classico allo streetwear, per coprire la crescente domanda di qualità, servizio e innovazione del Paese.
Secondo una ricerca dell’Hong Kong Trade Development Council dell’agosto 2014, l’abbigliamento maschile è in evoluzione con una crescente richiesta di stile e qualità, con la ricerca del capo giusto per le varie occasioni, e con uno spostamento, nuovo nel panorama cinese, verso lo sportswear e il casualwear. Quest’ultimo, inizialmente destinato a un mercato di massa, sta diventando sempre più “fashion oriented” con un occhio di riguardo al denim. Importante e degno di nota è lo sviluppo che si sta verificando nel settore dell’abbigliamento per bambini, oggetto di una crescita esponenziale. «All’interno di questo trend va poi segnalato il ruolo sempre più importante delle donne come consumatrici, in un mercato che fino a un recente passato era caratterizzato prevalentemente dai consumi maschili. A confermarlo non sono solo le ricerche di mercato delle grandi società di consulenza o i cambiamenti nella composizione dei fatturati dei grandi brand presenti in Cina. Chi per turismo o per lavoro si trova a visitare le grandi metropoli cinesi, questo spostamento del baricentro di genere nei consumi di abbigliamento lo può toccare, direttamente, con mano. Si tratta di donne eleganti, sofisticate, intellettualmente curiose ma, soprattutto, molto più giovani della media delle consumatrici dei nostri più tradizionali mercati» sostiene Silvio Albini, presidente di Milano Unica.