I danni che si originano nel lavaggio e nell’utilizzo di molti tessuti usati nell’Abbigliamento, e destinati anche all’utilizzo nel campo dell’Arredamento, sono spesso causati dall’impiego di materiali inidonei e da etichettatura di composizione errata. Vediamo come, quando e perché

 

La scena è sempre la stessa, sia che si tratti di tessuti per Abbigliamento sia che si tratti di tessuti per Arredamento: il cliente lamenta, dopo il lavaggio ad acqua, un forte restringimento – nel proprio giaccone o nel coprimaterasso – evidenziato dall’arricciatura della cerniera di chiusura del capo o del coprimaterasso. La causa è da attribuire all’impiego di materiali non stabili dimensionalmente ai trattamenti a umido, e il tessuto di copertura del coprimaterasso è cotone o viscosa o misto, gli stessi utilizzati per l’Abbigliamento (Fig. 1a+1b e Fig. 2)

Perché il lavaggio ad acqua

Dato il tipo di sporco “magro” (polvere, sudore, smog…) che si deposita sul giaccone e sul coprimaterasso, il lavaggio più idoneo è il lavaggio ad acqua, non il lavaggio a secco che rimuove solo le macchie di grasso e non igienizza a fondo. Nella maggior parte dei casi nel tessuto esterno sono presenti cotone o viscosa, anche se mischiati ad altre fibre: è necessario che il produttore utilizzi tessuti che siano stati sottoposti, durante il ciclo di produzione, a trattamenti di stabilizzazione dimensionale a umido – quali il sanforizzo, la compattatura e così via – in modo da consentirne il lavaggio a umido senza avere alcun rientro.

I “rientri”: le cause

I tessuti realizzati con fibre a base di cellulosa – ad esempio cotone, lino, viscosa e simili – se non trattati industrialmente con finissaggi atti a renderli dimensionalmente stabili, in ambiente umido (indipendentemente dalla temperatura di lavaggio o agitazione meccanica) si rilassano con rientri elevati; tali rientri dipendono unicamente dalle sollecitazioni meccaniche cui sono stati sottoposti durante il ciclo di produzione (tessitura, tintura, confezione…). Tecnicamente si parla di “rientro per rilassamento”. Spesso nei coprimaterasso, a protezione della ovatta di poliestere, si utilizza internamente un TNT in polipropilene da evitare in quanto già a 50°C il polipropilene rientra in modo apprezzabile.

Lo stesso problema si verifica nei piumini, ove il sacchetto contenitore delle piume è in polipropilene. È necessario asciugare il piumino in tumbler con temperature di almeno 50°C, che provocano un forte restringimento: di conseguenza il tessuto esterno trapuntato con la fodera si accorcia, assumendo una configurazione a onde. In generale il TNT in polipropilene si accorcia in una sola direzione e le onde conseguenti sul tessuto esterno avranno una direzione privilegiata, come indicato in Fig. 3.

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3. Sacchetto in TNT

Il problema della riduzione dello spessore e l’ammassamento

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4. Riduzione spessore del coprimaterasso con zone piene e vuote

L’interno del materasso è costituito da una ovatta di poliestere. Capita che il cliente lamenti, dopo il lavaggio, la distribuzione irregolare dell’imbottitura con zone con poca o senza imbottitura e zone con imbottitura ammassata e, inoltre, la riduzione di spessore (Fig. 4). Tutto dipende dal fatto che le fibre di poliestere estratte dall’interno sono raggrumate (come indicato in Fig. 5) e le fibre sono lineari e senza crettatura (come indicato in Fig. 6).

Lo stesso difetto si origina nel lavaggio nei piumini con l’interno in ovatta di poliestere. È normale che l’agitazione meccanica di lavaggio provochi sempre un ammassamento delle fibre, la cui entità dipende unicamente dalla qualità del materiale di riempimento (finezza fibre, indice e tasso di crettatura, coesione, grado di riempimento…), dal tipo di lavaggio (se energico o delicato), dal tipo di asciugatura (l’asciugatura in tumbler è negativa in tal senso).

 

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