I cicli produttivi dell’Industria tessile possono dare origine a emissioni in atmosfera talvolta odorigene e, sempre più spesso, a nebbie oleose.
In alcuni casi si può parlare di “inquinamento olfattivo”, ossia dell’impatto negativo sull’ambiente e sulla popolazione esposta. Ogni soggetto ha una percezione diversa in funzione dell’intensità avvertita; la valutazione dell’impatto odorigeno non è quindi di facile misurazione.
Le nebbie oleose
L’impiego sempre più marcato di fibre tecniche obbliga le aziende della filiera tessile a utilizzare ensimage sempre più innovativi e performanti, per tutelare la qualità del filo durante tutto il processo produttivo.
Spesso non esiste un’affinità fra i componenti che costituiscono queste miscele (come acqua e olio d’oliva). Nei processi di trattamento termico, come il ramosaggio utilizzato per asciugare o stabilizzare un tessuto, il surriscaldamento dell’olio favorisce la sua transizione in fase vapore.
Se l’olio presente in fase vapore successivamente incontra zone più fredde, come le tubazioni aerauliche più lontane alla Rama, ne consegue la condensazione della fase aerodispersa che, migrando in fase gassosa, dà origine alle nebbie oleose, spesso caratterizzate dal colore azzurro.
Gli effetti sulla salute riconducibili a un’esposizione alle nebbie oleose sono dermatiti, acne, asma, irritazione delle vie aere superiori e diversi tipo di cancro. La gravità della malattia è relazionata a diversi fattori: ad esempio la qualità della nebbia, il grado di contaminazione, la durata e il livello dell’esposizione.
WS: Wet-Scrubber. L’abbattimento fumi a umido
Uno dei sistemi più diffusi di trattamento dei fumi esausti è il Wet-Scrubber (WS).
Gli impianti di abbattimento fumo a umido sono tutti caratterizzati dalla presenza di acqua come solvente che (agendo secondo il seguente elenco a punti) riesce ad abbattere il carico inquinante con una resa fino al 95%:
- impatto fisico, che è il principale fattore per la rimozione del particolato;
- intercettazione, quando l’impatto non è diretto ma ha un angolo di cattura che generalmente è inferiore a 90°;
- diffusione, che è efficiente per la cattura delle particelle inferiori a 0,5 micron dove le forze elettrostatiche iniziano a manifestarsi;
- assorbimento di gas: tutti gli scrubber a umido utilizzano acqua per l’adsorbimento dei gas basandosi sulla creazione di grandi superfici liquide attraverso l’uso di una varietà di metodi meccanici;
- condensazione: l’abbassamento della temperatura del gas esausto consente la condensazione di tutti quegli agenti inquinanti predisposti.
Il Wet Scrubber tuttavia è privo di un’azione (ad esempio chimica) utile ad agire sul cattivo odore e le nebbie oleose. Oltretutto, il raffreddamento del fumo al contatto con l’acqua può amplificare lo sviluppo delle nebbie oleose, aggravandone il problema.
Ecco quindi che, quando è ammissibile e per il solo cattivo odore, possiamo agire additivando mirati prodotti chimici che permettono di neutralizzare l’effetto odorigeno, interferendo direttamente sulla sostanza che la origina. Il sistema è molto selettivo e altrettanto limitato, ma assolutamente efficiente, se trattasi di una sola e ben definita sostanza.
ESP : il precipitatore elettrostatico
Le migliori prestazioni di trattamento si ottengono, a livello industriale, con la precipitazione elettrostatica.
In questo caso la resa di abbattimento è prossima al 99%; tuttavia è doveroso trovare un adeguato layout impiantistico, in quanto questa tecnologia ha un elevato rischio incendio e produce ozono (particolarmente pungente a livello olfattivo).
Un precipitatore elettrostatico (ESP) è un dispositivo di controllo di particelle che utilizza forze elettriche per spostare le stesse dal flusso di gas verso un collettore di raccolta. Al fumo in ingresso viene preventivamente conferita una carica elettrica, mediamente da 14 Kv, la quale crea un ambiente plasma corona che imprime una determinata carica elettrica su tutta la massa che vi transita. In seguito tali contenuti sono catturati dal collettore che, avendo carica opposta, li attira a sè.
In questo contesto è evidente la non selettività della tecnologia, che consente la rimozione di qualsivoglia elemento costituente l’inquinamento, compreso l’odorigeno e le nebbie oleose.
Il processo operativo dell’ESP consiste quindi in tre fasi:
- Carica delle Particelle (zona plasma corona);
- Raccolta delle Particelle (collettore);
- Rimozione delle Particelle dal Collettore (attività automatica e manuale).
Costruttivamente può essere necessario implementare in uscita un filtro a carboni attivi per rimuovere totalmente l’ozono autoprodotto, oltre a serrande tagliafuoco in ingresso e uscita.
Nonostante si tratti di una famiglia non molto conosciuta, si stanno diffondendo gli impianti Wet Electrostatic Precipitator (WESP), che sintetizza i pregi di entrambi gli impianti sopra commentati (Wet Scrubber + precipitatore elettrostatico).
Il trattamento avviene in due fasi distinte:
- una prima detta di “precondizionamento”, che comprende l’immissione di acqua nebulizzata per il raffreddamento, l’assorbimento del gas e la rimozione delle particelle grossolane (tecnologia WS);
- una seconda nella quale una superficie elettrostatica di raccolta, a umido, viene utilizzata per raccogliere ogni elemento presente (tecnologia ESP).
Il WESP oltretutto, a differenza del Wet Scrubber, non ha alcun tipo di emissione visibile: il vapore acqueo prodotto dallo scambio fra il calore del fumo esausto e il trattamento ad acqua per la maggior parte è trattenuto dallo stadio elettrostatico.
Talvolta la popolazione vicina all’industria può essere influenzata negativamente dal pennacchio bianco degli abbattimento fumo a umido, anche se di norma contiene solo vapore acqueo non inquinante; il WESP consente di superare il problema.
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