La preparazione di quadri e dirigenti interessa ancora al tessile italiano?

Ugo Crespi è Tecnologo tessile, Arbitro per il settore tessile presso la Camera Arbitrale della C.C.I.A.A. di Como, Consulente Tecnico del Giudice. Opera inoltre come Docente di Filatura e Tecnologie Tessili e Professore a c. per l’insegnamento di Chimica e tecnologia delle fibre tessili presso l’Università degli Studi dell’Insubria, sede di Como.
Ugo Crespi è Tecnologo tessile, Arbitro per il settore tessile presso la Camera Arbitrale della C.C.I.A.A. di Como, Consulente Tecnico del Giudice. Opera inoltre come Docente di Filatura e Tecnologie Tessili e Professore a c. per l’insegnamento di Chimica e tecnologia delle fibre tessili presso l’Università degli Studi dell’Insubria, sede di Como.
di Ugo Crespi (Technofashion, aprile 2012)

Nelle nazioni industrialmente sviluppate esistono, sin dal XIX secolo, scuole tecniche per la preparazione dei quadri e corsi di laurea per la formazione dei dirigenti. Il settore tessile italiano ha avuto a disposizione solo scuole tecniche (gli istituti tecnici industriali) e, a partire dal 1988/89, una scuola triennale diretta a fini speciali per i futuri dirigenti. Tale scuola era stata pensata per colmare il vuoto formativo lasciato per alcuni decenni dalla scomparsa dal settore dei grandi gruppi industriali che, facendo maturare ai loro quadri esperienze connotate da crescenti responsabilità, erano sempre riusciti a selezionare dirigenti per le proprie (e anche altrui) aziende. Dopo qualche anno, la riforma dell’università comportò la trasformazione della scuola a fini speciali in un canonico corso triennale di ingegneria, facendole perdere però buona parte dell’originale connotazione specialistica. L’istituzione di un dipartimento dedicato al tessile, anche in un’unica sede nazionale, potrebbe ovviare alle attuali carenze con l’aggiunta al corso di laurea triennale di una laurea specialistica e, finalmente, garantire per tutto il settore uno stabile punto di riferimento.  A partire dagli anni ’70, in risposta alle mutate esigenze della società, negli istituti tecnici si avviò la sperimentazione di  progetti miranti a migliorare la preparazione di base degli studenti, sperimentazione che purtroppo comportò una progressiva riduzione dei tempi  dedicati alle materie professionali. La recente riforma della scuola media superiore ha definito per gli istituti tecnici una drastica riduzione degli indirizzi esistenti e, per il settore tessile, ha fatto confluire nell’unica articolazione “Tessile, abbigliamento e moda” i precedenti indirizzi riguardanti la filatura e la tessitura ortogonale, il disegno di tessuti, la maglieria, la confezione industriale;  alla diminuzione del monte ore dedicato alle materie specialistiche si è accompagnata la pratica eliminazione delle attività di laboratorio. Anche volendo ignorare che il segmento “Abbigliamento e Moda” costituisce solo una parte, pur importante, del sempre più vasto settore tessile, non si può sottacere che con una simile preparazione il futuro diplomato non sarà pronto per inserirsi fattivamente in alcuno dei comparti dell’industria di settore. Perché l’istituto tecnico industriale torni ad avere valenza per la preparazione professionale occorre che i programmi delle materie di indirizzo vengano rivisitati, enucleando e sviluppando approfonditamente solo gli argomenti fondamentali. Con tale bagaglio il neo diplomato potrà affinare, anche con un ulteriore anno di formazione specifica, la preparazione per un singolo comparto. Perché tutto questo sia possibile, però, è necessario superare quei preconcetti che separano ancora in modo troppo netto gli obiettivi della scuola da quelli delle aziende.