Riportiamo di seguito L’Opinione di Piero Sandroni, in uscita sul numero di settembre di Technofashion.
Voi cosa ne pensate? Mandateci il vostro parere attraverso il modulo sottostante.
I prodotti tessili fatti in Italia subiscono la fortissima concorrenza dei prodotti realizzati in Paesi a basso costo di manodopera, di bassa qualità e privi delle più elementari limitazioni all’impiego di sostanze nocive.
In molti Paesi stranieri (Cina compresa) esistono all’ingresso laboratori enormi che controllano parametri qualitativi e chimici su ogni lotto di produzione proveniente dall’Italia. Al contrario, sui prodotti che da quegli stessi Paesi arrivano in Italia, noi non facciamo alcun controllo, nemmeno di nocività per la salute.
Se produco in Italia, oltre a sopportare costi energetici e di manodopera elevati, devo sottostare a leggi severe che mi impongono sicurezza, rispetto dell’ambiente, prodotti sani e divieti per certe sostanze coloranti e chimiche. Se invece quei prodotti li importo da lontano, taglio gran parte di costi e occupazione e ho ben pochi vincoli anche se compro in Paesi “disinvolti” in fatto di sicurezza, ambiente e nocività delle sostanze coloranti e chimiche applicate. Posso anche far produrre in Paesi dove 60 addetti (miserabili) costano come un solo tecnico italiano (non certo “strapagato”), oppure dove il tessile ha aiuti di Stato (diversamente dall’Italia dove l’UE li proibisce).
Nel tessile, anche verso il consumatore abbiamo adottato abitudini spiacevoli. A differenza di smartphone, PC, lavatrici e frigoriferi, il tessile moda non ha mai dato informazioni sulle caratteristiche tecniche di prodotto, impedendo così di conoscerne il valore vero: l’attenzione è solo al brand, mentre dati tecnici, durata, garanzia (che pure c’è, come per tutto) e nocività per la salute sono ben taciuti. Certe etichette, scritte fitte, riportano frasi che talvolta sovvertono il buon senso elementare: spiegano che il colore stinge, ma è il pregio del prodotto, oppure che è meglio non utilizzare la tuta da sci (molto costosa) se si osservano arrossamenti della pelle. O, ancora, che il capo blu va riposto nell’armadio lontano da altri chiari, perché il blu può “trasmigrare”, ed è normale… Troppi interessi hanno permesso che, con i prodotti asiatici, la partita si giocasse sull’equivoco, con regole diverse e su un terreno a noi produttori tessili fortemente avverso, fatto di quantità elevate e, sempre più, di bassa qualità e basso costo di fabbricazione (e spesso alto prezzo di vendita). Su quel terreno tutti i nostri produttori perdono e il prodotto asiatico è vincente: ma il tessile è svilito. La partita della globalizzazione va giocata. Ma è da riportarsi in fretta su terreno nostro: quello in cui si confrontano le specialties, l’alta qualità e il valore aggiunto, quello vero del prodotto e non del marchio.
Con NewTex Distretto Tessile Innovazione (associazione no profit di imprese) cerchiamo di informare meglio i giovani consumatori, aiutati delle istituzioni pubbliche e anche dalla LILT (Lega Italiana per la Lotta ai Tumori, che fa lodevole prevenzione anche verso melanomi e allergie da tessili nocivi). Ma il processo è lento e altrove sono forti le azioni di lobby di chi ha interessi differenti.
Sempre in NewTex lavoriamo al marchio PoloTexSport™ (pubblico) che certifica una modalità precisa con cui il prodotto viene fatto: sano, a partire dai bisogni (non dalle mode e dai profitti) e testato per bene.
Con questo marchio, se il prodotto è buono non lo dice chi produce il capo, ma laboratori accreditati e coloro che lo usano: in particolare i nostri atleti e i nostri tester (che non prendono un centesimo e non sanno chi fa il capo).
Ci proviamo, e siamo aperti a tutti, perché l’idea è buona e sembra funzionare: le richieste superano quel che possiamo fare oggi. Noi, ma soprattutto il mercato, abbiamo un gran bisogno di produttori tessili italiani, quelli ancora con idee, voglia di fare e di far bene.
Fortunatamente, ce ne sono ancora.
di Piero Sandroni, amministratore delegato della C. Sandroni & C. Srl, piccola azienda di nobilitazioni tessili a Busto Arsizio, presidente di NewTex Distretto Tessile Innovazione e coordinatore del Progetto PoloTexSport™. È inoltre presidente del settore Tintorie, Stamperie e Finissaggi Tessili di Confindustria Varese e del Consorzio BustoDepur. Ricopre la carica di consigliere di amministrazione di Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento come tecnico in rappresentanza delle amministrazioni pubbliche
(testo raccolto da Paola Tisi)