Grazie alla collaborazione con la Confederazione Europea del Lino e della Canapa sono stati definiti i criteri per il Product Environmental Footprint
Ci sono voluti 3 anni, tenendo conto anche agli stop dovuti alla pandemia, ma alla fine la Confederazione Europea del Lino e della Canapa è riuscita nell’impresa: anche grazie alla collaborazione con l’Unione Europea e le aziende tessili che utilizzano il lino come materia prima, oggi è la prima filiera agroindustriale-tessile a misurare il proprio impatto ambientale secondo il nuovo metodo PEF, che sta per “Product Environmental Footprint”, ovvero Impronta Ambientale dei Prodotti.
Obiettivo: un’unica certificazione di impatto ambientale rilasciata da un ente pubblico
Il primato sta non solo nel fatto di aver ottenuto il risultato dello studio strategico del ciclo di vita del lino European Flax®, ma anche nell’aver contribuito attivamente alla definizione degli standard e delle procedure attraverso cui in futuro aziende, consorzi e associazioni manifatturiere dovranno passare per ottenere a loro volta il PEF, che sarà probabilmente reso obbligatorio tra un paio d’anni.
Nel tempo infatti sono comparse le più diverse tipologie di analisi; l’ente certificatore individuato dalla Commissione Europea è EcoInvent, un’associazione no-profit con sede a Zurigo (Svizzera), dedicata al reperimento e alla messa a disposizione di dati di alta qualità per le valutazioni di sostenibilità in tutto il mondo.Ornella Bignami, che con Elementi Moda è partner strategico della Confederazione
Trasparenza e comparabilità dei dati
In un momento in cui i consumatori rivendicano più che mai l’esigenza di prodotti che rispettino il pianeta, la proliferazione di norme e metodi per calcolarne l’impatto rende assai difficile – specie per i brand – una comunicazione precisa riguardo alla qualità ecologica dei prodotti.
In questo contesto, la Commissione Europea ha deciso di introdurre un metodo unico di calcolo dell’impronta ambientale con la medesima base di dati. Quello che entrerà in vigore si rivelerà dunque uno strumento strategico per le imprese in termini di comunicazione e di progettazione eco-compatibile.
Costituirà inoltre una fonte di informazioni molto attesa dai consumatori, perché grazie alla trasparenza e alla comparabilità dei dati permetterà loro di decidere meglio quali prodotti comprare e se essere più o meno “ecologici” anche attraverso i loro comportamenti di acquisto.
Per giungere a un punteggio unico, il metodo PEF ricorre a 16 categorie di impatto (in foto).
Per ottenere l’Impronta Ambientale, l’azienda o la filiera dovranno rispondere a una serie di domande tecniche in questi ambiti, accumulando un punteggio finale che andrà poi confrontato con la scala di qualità che è stata costruita ad hoc. Il punteggio finale mette in evidenza la qualità dei prodotti in un periodo preciso, un parametro che può essere utilizzato dai brand per confermare la loro sostenibilità ambientale; si va da un massimo di 1, che corrisponde a “ottimo”, al punteggio di 5, ossia “mediocre”.
Un caso di studio: la fibra di lino European Flax
Nel caso della fibra di lino European Flax® (marchio che identifica l’origine della fibra), lo studio ha preso in considerazione la tecnica colturale media praticata nei 3 Paesi Francia, Belgio e Olanda, dove peraltro si concentra l’80% della produzione mondiale.
L’analisi è stata effettuata dalla società di consulenza Yukan – la quale ha utilizzato la sua tecnologia digitale Glimpact – ed è stata poi sottoposto alla revisione critica di Maki Consulting. Si basa sulle competenze e sui dati raccolti in loco dagli istituti tecnici agricoli di riferimento per la coltivazione del lino in Europa occidentale: ARVALIS Institut du Végétal per la Francia, INAGRO per il Belgio e i Paesi Bassi.
Il Life Cycle Assessment oggetto di analisi ha compreso quindi la coltivazione, la macerazione sui campi, la raccolta, il trasporto e la stigliatura, un’operazione meccanica da cui poi si ottiene la fibra e che è già di per sé sostenibile perché non genera nessun rifiuto (in quanto il 100% della pianta viene valorizzato). Il punteggio finale ottenuto con il PEF è 1,6 corrispondente a “molto buono” dal punto di vista della sostenibilità.
Le quantità che si ottengono sono quindi molto variabili da stagione a stagione, come qualsiasi prodotto agricolo, ma in termini qualitativi quella europea è la fibra di lino migliore al mondo. I luoghi in cui viene fatta crescere, ossia nord della Francia, Paesi Bassi, Belgio e Olanda, sono particolarmente vocati a causa del loro clima che alterna giornate soleggiate e notti umide e piovose; ciò elimina la necessità di irrigare la pianta e ne permette la macerazione a dovere.Ornella Bignami
Certificazione in vista di un aumento di produzione
Il CELC promuove anche il Masters of Linen® riferito all’intera filiera tessile europea, 100% Made in Europe, molto apprezzata dai brand di Moda. «Oggi le fibre più utilizzate dalla filiera del Tessile-Abbigliamento mondiale sono il poliestere e il cotone, che insieme totalizzano oltre l’83% sul totale dei materiali utilizzati. Il lino rappresenta solo lo 0,4%, una nicchia di qualità, ma la domanda – grazie anche alle sue caratteristiche, alla sua versatilità e all’apertura a mischie con altre fibre ugualmente ecologiche – è in crescita».
«Questo lavoro fondamentale consente a tutti i soggetti utenti della fibra di lino prodotta in Europa occidentale – filiere, industriali, brand, istituzionali, centri studi, laboratori – di disporre di dati affidabili per calcolare l’impatto dei prodotti composti di fibra di lino European Flax. Quando, man mano, verranno implementati i dati delle altre fasi di trasformazione, si andrà a comporre un quadro generale molto più chiaro dell’impatto di ognuna sull’ambiente».
Unica organizzazione europea agro-industriale, la Confederazione Europea del Lino e della Canapa è stata fondata nel 1951 e raggruppa tutti gli stadi della produzione e della trasformazione del lino e della canapa, con 10.000 imprese in 14 Paesi europei.
La missione di CELC non si limita alla promozione dei marchi di tracciabilità European Flax e Masters of Linen presso i professionisti e i consumatori, ma si traduce anche in un’intensa attività di Ricerca&Sviluppo sugli utilizzi e sulle proprietà delle due fibre, in collaborazione con aziende e istituti.
Le aziende stesse sono impegnate a sviluppare e migliorare l’uso del lino e a sostenerne la certificazione, confermandone l’importanza come strumento per aprire nuovi mercati e promuovere nuovi impieghi. In un quadro di sostenibilità generale, l’impatto ambientale è sicuramente un dato essenziale.
A poco a poco verranno implementati tutti i dati sensibili dei passaggi produttivi e i marchi potranno disporre di ogni informazione necessaria per valutare la traiettoria ambientale specifica dei loro prodotti in lino e limitarne l’impatto in futuro.
Un processo strategico e dinamico per trasmettere dati affidabili e costantemente aggiornati ai marchi e ai consumatori.Ornella Bignami
Per chi desiderasse approfondire i dati dello studio, sono disponibili gratuitamente per la consultazione sul sito del CELC.