I numeri congiunturali relativi ai primi trimestri del 2019, presentati da Confindustria Toscana Nord in occasione della conferenza stampa di fine anno, basati su dati Istat, segnalano un andamento negativo per la produzione di abbigliamento del distretto di Prato.
Si è infatti registrato nel primo trimestre del 2019 un -4,6% e nel secondo un -5% rispetto ai trimestri precedenti (il terzo ha visto invece un +0,3%).
Nei primi nove mesi del 2019 la produzione di abbigliamento del distretto di Prato ha incassato un -3,1%.
Il settore è ad appannaggio in modo quasi esclusivo di imprenditori e lavoratori orientali; nel 2018 i produttori di Moda a Prato con almeno un titolare cinese risultavano essere l’85,9% del totale. Il comparto è composto da circa 5.000 aziende cinesi e da poche altre italiane.
I commenti ufficiali
Il trend negativo, che non si verificava da circa vent’anni, «sconta le difficoltà della fase a valle e appare distribuito nella filiera sia dei tessuti sia dei filati, con significativi riflessi sulle lavorazioni conto terzi», come si legge in una nota dell’associazione.
Giulio Grossi, presidente di Confindustria Toscana Nord, ha spiegato che «il 2019 è un anno complicato. I timori che manifestavamo a dicembre 2018 hanno trovato le prime preoccupanti conferme. I numerosi segni meno che riscontriamo non sono un’eccezione nel manifatturiero italiano, ma questo certamente non ci consola».
Prato, Abbigliamento e Tessile
Nell’ultimo ventennio, grazie alla crescita costante, il distretto pratese di abbigliamento ha superato quello tessile per numero di addetti (i primi sono più di 20 mila, i secondi sono poco più di 19 mila) e ha fatto della provincia di Prato quella italiana con il maggior numero di lavoratori del settore.
L’Industria tessile pratese fra gennaio e settembre 2019 ha registrato un -2,4%. Qui le aziende cinesi sono il 20,5% del totale stimato nel 2018 e per lo più si tratta di tintorie e lavanderie, spesso al servizio della filiera dell’abbigliamento.