L’AGCM sanziona un noto brand di Moda

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Di Avv. Giuseppe Croari – Dott.ssa Silvia Di Paola

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L’autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) ha recentemente comminato una sanzione da 3,5 milioni di euro a una delle aziende italiane più iconiche del panorama della Moda, per aver messo in atto – ai danni dei consumatori – una pratica commerciale di greenwashing ritenuta ingannevole

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In un mercato in continua evoluzione, la trasparenza e la correttezza informativa non sono più semplici valori aggiunti, ma requisiti imprescindibili per costruire fiducia e credibilità duratura.

Il caso in esame rappresenta un segnale importante per l’intero comparto moda, sempre più esposto all’attenzione pubblica e istituzionale sui temi dell’etica e della sostenibilità.

La crescente sensibilità dei consumatori, unita al rafforzamento degli strumenti di controllo da parte delle autorità competenti, impone ai brand un elevato livello di coerenza tra comunicazione e condotta reale.

Le premesse

Secondo l’AGCM, la società avrebbe reso, nel Codice etico e in documenti pubblicati sul sito, “dichiarazioni etiche e di responsabilità sociale non veritiere e presentate in modo non chiaro, specifico, accurato e inequivocabile”.

In particolare, la società avrebbe avviato una campagna di marketing focalizzata sulla valorizzazione di temi come la sostenibilità ambientale e la responsabilità sociale, presentando il proprio impegno etico come leva strategica per orientare le scelte d’acquisto dei consumatori.

Tuttavia, la condotta aziendale si sarebbe discostata in modo significativo da tali valori.

La realtà dei fatti

La società avrebbe in realtà esternalizzato gran parte della produzione a fornitori che, a loro volta, si sarebbero affidati a una rete di subfornitori presso i quali sarebbero state riscontrate gravi irregolarità.

Tra queste, l’AGCM ha rilevato la rimozione dei dispositivi di sicurezza dai macchinari per aumentarne la produttività, condizioni igienico-sanitarie inadeguate e un diffuso impiego di manodopera totalmente o parzialmente in nero.

Secondo l’Autorità, inoltre, la società sarebbe stata pienamente a conoscenza delle condizioni in cui operavano fornitori e subfornitori, in quanto disponeva di accesso diretto alle informazioni e svolgeva controlli regolari presso i siti interessati.

Pratiche commerciali a danno dei consumatori

Per “pratica commerciale” si intende qualsiasi azione o comunicazione – inclusi pubblicità, packaging e marketing – messa in atto da un professionista per promuovere, vendere o fornire beni o servizi ai consumatori.

Una pratica commerciale è considerata scorretta quando, in violazione del principio di diligenza professionale, è idonea a falsare in modo rilevante il comportamento economico del consumatore medio.

Nell’ambito delle pratiche commerciali scorrette, il Codice del Consumo – D. Lgs. N. 206/2005– distingue tra pratiche commerciali ingannevoli e pratiche commerciali aggressive. Le prime si configurano quando il consumatore viene indotto in errore rispetto alla reale natura di un prodotto o servizio, influenzandone le decisioni d’acquisto in modo non consapevole. Le seconde, invece, si verificano allorquando la libertà di scelta del consumatore viene compromessa attraverso pressioni indebite, coercizione o forme di molestia.

DIRETTIVA 2005/29/CE

La società sanzionata si è opposta alla decisione dell’AGCM, sostenendo che le dichiarazioni etiche oggetto della contestazione avrebbero carattere generale e, pertanto, non sarebbero idonee a influenzare in modo concreto le scelte dei consumatori.

Dal canto suo, l’Autorità ha invece ribadito che anche affermazioni di carattere generale possono risultare ingannevoli, soprattutto quando richiamano valori rilevanti per l’orientamento economico del consumatore.

In linea con gli Orientamenti della Commissione europea del 2021 sull’interpretazione della direttiva 2005/29/CE in materia di pratiche commerciali sleali, l’AGCM ha sottolineato che le dichiarazioni rivolte al pubblico non devono solo essere veritiere e prive di informazioni false, ma anche presentate in modo chiaro, specifico, accurato e inequivocabile, così da non indurre in errore il consumatore medio.

Non resta, dunque, che attendere i prossimi sviluppi, in particolare l’eventuale impugnazione della decisione davanti ai giudici amministrativi, che saranno chiamati a valutare la legittimità del provvedimento dell’Autorità.

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