Biancalani, 60 anni di soddisfazioni nel finissaggio

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La famiglia Biancalani. Da sinistra: Massimo, Fiorenzo, Rossana e Rossano
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La famiglia Biancalani. Da sinistra: Massimo, Fiorenzo, Rossana e Rossano

Era il 1957 quando Fiorenzo Biancalani, ventisettenne ma con già undici anni di esperienza alle sue spalle in una officina di un lanificio pratese, decise di aprire una propria azienda di costruzione di macchinari per il finissaggio a umido di tessuti lanieri. Il distretto di Prato era estremamente vivo, le richieste non mancavano e le radici di Biancalani si rivelarono già molto salde.

Dopo 60 anni Fiorenzo Biancalani è ancora una presenza costante in azienda, anche se dall’inizio degli anni ‘80 la guida è passata ai suoi figli Rossano, Rossana e Massimo. Sono stati loro a sviluppare la rete commerciale e a far uscire Biancalani dai confini di Prato, anche se fino ad allora non erano mancate le commesse in Inghilterra, Sud Africa, Pakistan, India e Spagna.

Dal 1985 è iniziata la produzione di macchinari anche per il finissaggio ad asciutto: un anno caratterizzato dall’arrivo di AIRO, una macchina che con il suo trasporto in un getto d’aria riesce ad ottenere finissaggi bellissimi, mai visti prima. Più volte sviluppato e riprogettato per adeguarlo ai tempi e alle richieste AIRO è seguito da AIRO 24, il quale assicura lo stesso tipo di lavorazione del tessuto, ma in continuo e in largo.

 “Ma abbiamo lanciato anche MILLA e BRIO, mentre BRIO 24 è in fase di sviluppo e ultimazione” dice Rossano Biancalani, che ha seguito tutta l’evoluzione dei mercati.

Come è cambiato il mondo del meccanotessile? E la concorrenza?

“Quando abbiamo iniziato a fare ITMA nel 1975 i cinesi non costruivano le macchine e ora invece sì, e stanno anche migliorando la qualità. Ma noi abbiamo l’esperienza, la presenza costante e i servizi completi per il cliente.

 Qualche rimpianto in questi primi 60 anni?

“Nessuno. Solo la soddisfazione di essere ancora sul mercato, anche dopo la crisi del 2008, e di essere apprezzati in tutto il mondo. E ora che molti paesi ripartono, dalla Germania, all’Inghilterra, al Portogallo e al Belgio, noi ci siamo. E continueremo ad esserci.”