di Ombretta Buzzi* e Giuseppe Confessore**
*Consiglio Nazionale delle Ricerche – ombretta.buzzi@mlib.ic.cnr.it
**Consiglio Nazionale delle Ricerche – giuseppe.confessore@cnr.it

 

Con l’obbligo di differenziare tutta la frazione tessile, a partire dal 2025 bisognerà affrontare il problema del trattamento di fine vita dei capi di abbigliamento realizzati con fibre sintetiche, che oggi sono scarsamente riciclate. Di seguito alcuni progetti che indicano la direzione da seguire

 

La grande attenzione al rispetto dell’ambiente non può prescindere da una gestione oculata dei rifiuti prodotti dalle attività umane. Anche per il settore del Tessile sono diverse le attività di ricerca per individuare metodi e tecniche che possano permettere all’indumento diventato rifiuto di entrare in un circolo virtuoso e generare nuovo valore.

Dal 2025 sarà necessario per tutti gli stati membri dell’Unione Europea rendere obbligatoria la raccolta differenziata della frazione tessile dei rifiuti urbani, così come previsto dalla Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio dell’Unione Europea 2018/851, facente parte del cosiddetto Pacchetto sull’economia circolare.

Con l’obbligo del dover differenziare tutta la frazione tessile, ci sarà il problema sempre più evidente del dover trattare il fine vita dei capi di abbigliamento realizzati con fibre sintetiche che oggi sono scarsamente riciclate per la difficoltà tecnologica nel recuperare non solo il filato ma anche le sostanze con il quale esso è composto e renderle di qualità equivalente alle materie prime.

Il trattamento delle fibre sintetiche

Tra le fibre sintetiche maggiormente utilizzate ci sono ad esempio quelle basate sul PET (Polietilene tereftalato, della famiglia dei poliesteri) che danno ai capi di abbigliamento caratteristiche quali la difficoltà a spiegazzarsi, la resistenza allo strappo, la capacità di non assorbire umidità, eccetera. La crescita del suo utilizzo ha spinto molte aziende a sviluppare tecniche per produrre nuovo PET a partire dal rifiuto; questo processo, per poter sintetizzare un materiale della stessa qualità della materia prima di partenza, deve prevedere una depolimerizzazione delle fibre per generare i monomeri necessari alla produzione del nuovo poliestere.

Sono diverse le tecniche in fase sperimentale, alcune più consolidate di altre, con un importante sostegno pubblico alle imprese che stanno investendo in tale settore.

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