Si è tenuto questa settimana un tavolo di lavoro per discutere degli ostacoli che le aziende devono affrontare nel riciclo delle fibre tessili, pratica virtuosa ma resa difficile da regole che impattano su diversi aspetti del trattamento e dell’uso dei materiali.

I partecipanti sono stati da un lato i tecnici dei Ministeri dell’Ambiente, della Salute e dello Sviluppo Economico e dell’Enea, dall’altro Confindustria Toscana Nord con il Vicepresidente Francesco Marini e il coordinatore del gruppo Nobilitazione e Lavorazioni Tessili della sezione Sistema Moda Sauro Guerri.

I problemi riguardano soprattutto la classificazione dei materiali usati o di scarto non come rifiuti (con i conseguenti oneri e procedure per gestirli) ma come materie prime secondarie: le attuali norme end of waste, infatti, richiedono delle semplificazioni.

Il principale intoppo è dovuto al mancato coordinamento fra le diverse normative europee e, inoltre, al non sempre chiaro recepimento di queste da parte dell’Italia.

L'impegno del distretto pratese per il tessile rigenerato

Negli ultimi anni le imprese pratesi hanno investito molto per la qualificazione e la tracciabilità della filiera produttiva del materiale tessile rigenerato, anche attraverso lo sviluppo di importanti collaborazioni con enti di certificazione internazionali quali Textile Exchange.

Ad oggi nel distretto tessile pratese sono già 400 le aziende certificate GRS (Global Recycled Standard) cui si aggiungono altre 250 imprese delle loro filiere produttive.

Ulteriore ostacolo al riciclo: a febbraio il nuovo Regolamento REACH su lana e sostanze Apeos

Inoltre con il prossimo febbraio entrerà in vigore il Regolamento Europeo sulle sostanze chimiche REACH, che mira, tra l’altro, a ridurre la circolazione dei nonilfenoli etossilati, o Apeos (sostanze non pericolose per gli esseri umani ma nocive per la fauna ittica, se disciolte in acqua).

Queste sostanze non si trovano più nelle fibre nuove, ma possono essere presenti nelle vecchie fibre che vengono riciclate.
La norma che sta per entrare in vigore fissa un tetto alla presenza degli Apeos nei prodotti tessili, a meno che non si tratti di articoli interamente prodotti con materie riciclate. Dal punto di vista tecnologico, tuttavia, non tutti gli articoli si possono produrre esclusivamente con fibre riciclate: per dare resistenza o conferire determinate caratteristiche estetiche occorre talvolta realizzare delle mischie anche con fibre vergini.

Comunque, le nuove regole Reach appaiono immotivate nel caso specifico della lana e dei peli animali affini, altamente riciclati nel distretto pratese: sembra infatti che fra Apeos e fibre laniere si crei un legame praticamente irreversibile, che azzera di fatto il rischio ambientale.

In ogni caso, il problema è limitato ai capi lavabili in acqua e non riguarda quelli lavabili solo a secco, come cappotti, capispalla in genere e la maggior parte dei capi in lana riciclata, per i quali già oggi il lavaggio in acqua non è previsto.