È essenziale riaprire le PMI del Sistema Moda e attuare una graduale ma decisa ripresa delle attività produttive.
Ecco il messaggio forte e chiaro trasmesso nella giornata di mercoledì 15 aprile, quando Confindustria Moda e i sindacati di categoria Femca-Cisl, Filctem-Cgil e Uiltec-Uil hanno firmato il “Protocollo condiviso del settore Moda” che definisce le modalità per la ripresa delle attività del Tessile, Moda e Accessorio.
Lo scopo è presentare alle imprese del settore un insieme ben articolato di norme utili per riorganizzare le attività in sicurezza, tutelando contemporaneamente la salute dei lavoratori e la stabilità economica dell’assetto produttivo italiano.
Già da tempo alcuni dei più importanti rappresentanti della filiera si sono espressi in merito al rischio di un blocco prolungato delle attività della filiera, che rappresenta la seconda più importante Industria manifatturiera del Paese.
Il protocollo firmato sarà implementato da tutte le (oltre) 65.000 imprese di Tessile, Moda e Accessorio raggruppate da Confindustria Moda, che impiegano più di 580.000 lavoratori e fatturano più di 95 miliardi di euro.
Le conseguenze di un prolungamento delle chiusure
Claudio Marenzi, Presidente di Confindustria Moda, ha espresso grande preoccupazione alla prospettiva che le attività non riprendano urgentemente. Il rischio è quello di «veder scomparire il 50% delle nostre aziende, soprattutto piccole e medie, che rappresentano il 90% del nostro settore. Parliamo di centinaia di migliaia di posti di lavoro a rischio, ma anche di mancate entrate fiscali per lo Stato per decine di miliardi di euro».
In aggiunta, bisogna considerare che ogni PMI italiana che dovesse chiudere verrebbe sostituita da una straniera. «Significherebbe danneggiare la seconda più importante Industria manifatturiera del Paese, principale contributore al saldo positivo della bilancia commerciale del nostro Paese».
• programmi di informazione e formazione per i lavoratori sulle misure di sicurezza adottate nell’ambiente lavorativo e sulle misure di precauzione da adottare nel tragitto casa-lavoro;
• ingressi scaglionati per i dipendenti e modalità di trasporto dei lavoratori;
• modalità di ingresso di fornitori esterni;
• policies per la pulizia giornaliera e la sanificazione periodica (settimanale) dei locali, degli ambienti produttivi e degli uffici, delle postazioni di lavoro e delle aree comuni e di svago;
• utilizzo di DPI: ciascuna azienda fornirà ad ogni dipendente un numero adeguato di mascherine, che dovranno essere utilizzate in conformità a quanto previsto dalle indicazioni dell’OMS;
• precauzioni igieniche individuali;
• gestione degli spazi comuni con ingressi limitati, permanenza per tempi ridotti e mantenimento della distanza di sicurezza;
• organizzazione aziendale più flessibile, con la possibile chiusura di tutti i reparti e uffici per i quali è possibile il ricorso allo smart work; la rimodulazione dei livelli produttivi; la definizione di nuovi piani di turnazione dei dipendenti per ridurre al minimo i contatti e creare gruppi autonomi, distinti e riconoscibili; la cancellazione di tutte le trasferte e i viaggi di lavoro nazionali e internazionali;
• cancellazione delle riunioni interne e riduzione al minimo degli spostamenti interni;
• sospensione/cancellazione di tutti gli eventi interni e l’erogazione di attività di formazione da remoto anche per i lavoratori in smart work.