Piano Strategico Industriale per il Tessile-Moda

Condividi

Nel mese di novembre, in occasione dell’incontro “Trasformare la Moda Made in Italy per rafforzare la sua leadership mondiale”, Confindustria Moda ha presenta al Senato le linee guida del Piano Strategico Industriale del settore Tessile, Moda, Accessori.

Il documento, elaborato con il supporto scientifico di LIUC Business School, mira a garantire la competitività e la sostenibilità del Sistema Moda italiano, coinvolgendo tutte le componenti produttive, dal Tessile-Abbigliamento alla Pelle, dal Calzaturiero agli Accessori.

I rischi per la filiera

Il Sistema Moda Made in Italy ad oggi rappresenta una delle principali filiere manifatturiere nazionali, con un fatturato complessivo di circa 90 miliardi di euro, oltre 520.000 addetti e 48.000 imprese.

Il Piano in preparazione definisce un percorso di trasformazione e rafforzamento competitivo per le imprese del settore.

Confindustria Moda ha evidenziato i rischi che incombono sulla filiera, qualora non vengano attuate misure strutturali di sostegno e innovazione: entro il 2030 il settore potrebbe registrare una perdita di 19 miliardi di fatturato, 35.000 posti di lavoro e 4.600 imprese.

Le criticità principali riguardano:

  • la crisi di liquidità e la difficoltà di accesso al credito;
  • la concorrenza dell’ultra fast fashion, che mina il valore del Made in Italy;
  • la pressione regolatoria europea e la mancanza di strumenti simmetrici di supporto;
  • il ricambio generazionale e la formazione delle nuove professionalità;
  • l’aumento dei costi energetici e logistici;
  • il rischio di delocalizzazione delle produzioni a monte della filiera.
Le proposte di intervento contenute nel Piano

Il Documento allo studio si articola in 7 capitoli d’intervento, che spaziano dalle misure urgenti di sopravvivenza alle azioni di medio-lungo periodo per l’innovazione e l’internazionalizzazione.

Tra le priorità individuate:

  • rifinanziamento di strumenti di liquidità e cassa integrazione;
  • approvazione del decreto attuativo EPR tessile;
  • riduzione dei costi energetici per i comparti produttivi a monte;
  • tutela della competitività europea del Tessile/Moda;
  • Centro Tecnologico Nazionale per la Moda del Futuro;
  • Banca Mondiale della Fibra e dei Tessuti (Progetto Fibrae);
  • Polo dell’Innovazione e del Made in Italy a Parigi;
  • formazione, welfare di filiera e ricambio generazionale;
  • legge di contrasto all’ultra fast fashion e Tavolo della Legalità di Filiera;
  • Piano Nazionale di Comunicazione sul Made in Italy.

La Moda non è solo estetica: è economia reale, è lavoro, è territorio, è industria. Dobbiamo preservare e trasformare un patrimonio produttivo unico che è parte della nostra identità nazionale.

Il nostro settore non chiede assistenza, ma una strategia industriale di lungo periodo. Dobbiamo lavorare insieme alle istituzioni per costruire un piano che metta al centro le persone, la sostenibilità, la tecnologia e la competitività internazionale.

Trasformare la moda Made in Italy non è un’opzione, è una responsabilità di ciascuno di noi a livello nazionale, perderla un rischio concreto. Non vogliamo avvenga quanto successo nell’automotive: la velocità negli interventi è necessaria.Luca Sburlati, Presidente di Confindustria Moda

Ti potrebbero interessare