Moda maschile: bilancio preconsuntivo del 2015

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Pitti Uomo 89. Credits to: AKAstudio-collective

In un contesto congiunturale complessivamente favorevole, seppur incerto, la moda maschile italiana, secondo le stime elaborate da SMI sulla base delle indicazioni provenienti dalle indagini campionarie nonché sulla base dell’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento, dovrebbe archiviare il 2015 in moderata crescita. Il fatturato, infatti, sperimenterebbe un incremento del +1,8%, approssimandosi, dunque, ai 9 miliardi di euro. Con riferimento al mercato estero, per i dodici mesi si stima una crescita delle vendite oltreconfine pari al +2,4%, corrispondente a poco più di 5,6 miliardi di euro. L’incidenza del fatturato estero sul turnover totale si conferma superiore al 63%, anzi dovrebbe salire al 63,4%. Guardando con un maggior grado di dettaglio al Vecchio Continente, la Francia, superata dagli USA, scende al secondo posto nel ranking dei principali sbocchi del menswear italiano (-6,9%) mentre la Germania sperimenta un incremento del +4,8%, e Regno Unito e Spagna crescono rispettivamente del +8,9% e del +10%.

Con riferimento alle principali piazze extra-europee, si sono mantenuti favorevoli gli USA, che presentano nel periodo monitorato un aumento del +16,2%, divenendo così il primo mercato di sbocco. Altra dinamica positiva si registra per il Giappone, che cresce del +8,2%. La stessa Corea del Sud mostra un incremento del +4,1%.

Relativamente ai mercati di approvvigionamento, la Cina, top supplier in grado di assicurare il 23% circa della moda uomo importata in Italia, tornata in area positiva nel 2014, assiste ad un incremento del +7,8%. Il Bangladesh, da cui proviene al momento poco più della metà dell’import dalla Cina, sperimenta, invece, un ritmo di crescita ancora decisamente vivace, pari al +23,2%. La Romania risulta caratterizzata da un aumento del +3,4%, mentre la Tunisia perde il -2,6%. Francia, Turchia e Germania crescono rispettivamente del +12,8%, del +0,8% e del +4,1%.