Avv. Giuseppe Croari, Dott. Pietro Sambataro
www.fclex.it

I tre comparti di Moda, Diritto e Tecnologia sono sempre più legati fra loro. Al servizio della Moda ci sono molti strumenti digital, come Virtual Shopping Assistant, sfilate virtuali, Virtual Mirror: vediamo quali sono gli obblighi di legge in materia di gestione dei dati personali.

 

L’Industria della Moda, colpita in modo particolarmente pesante dalla pandemia, negli scorsi mesi adeguarsi ha incentivato diverse soluzioni per adeguarsi al nuovo contesto: sfilate virtuali, Virtual Shopping Assistant e Virtual Mirror sono solo alcune delle novità che hanno avvicinato il mondo della Moda alle soglie della fantascienza.

Numerose altre questioni, inoltre, si fanno ormai strada: ad esempio l’uso di intelligenza artificiale a fini di riconoscimento facciale. Sullo sfondo di tutto ciò ci sono complessi – e talvolta inestricabili – questioni legali. Il primo pensiero va alla privacy, ma ci sarebbe molto altro da dire.

Virtual Shopping Assistance

In generale, si definiscono “Virtual Assistant” i software che interpretano il linguaggio e dialogano con interlocutori umani allo scopo di fornire informazioni o compiere determinate operazioni: alcuni esempi sono Siri, Alexa o l’Assistente Google. Si utilizza anche il termine “Chatbot” per riferirsi agli assistenti virtuali accessibili tramite una chat.

Il Virtual Shopping Assistant, dunque, non è altro che un programma informatico che svolge le sue funzioni negli e-commerce e nei marketplace online. Il software è programmato per eseguire una serie di attività volte a facilitare gli utenti negli acquisti, come fornire consigli sui prodotti o informazioni sugli ordini.

I vantaggi sono evidenti: il consumatore potrà beneficiare di assistenza immediata, il venditore potrà scremare le richieste degli utenti limitandosi a rispondere a quelle più specifiche e complesse.

Com’è intuibile, però, dietro a questa tecnologia si celano anche alcune criticità.

Le criticità e gli obblighi di legge

In primo luogo, il funzionamento di questo tipo di software richiede l’elaborazione di una gran quantità di dati personali: le interazioni con il bot potrebbero rivelare le preferenze e interessi del consumatore, ma non solo.

La legge, infatti, definisce come “dato personale” qualsiasi informazione riguardante una persona fisica identificata o identificabile (Art. 4, Reg. UE 679/2016): dunque, anche solo la lingua utilizzata per interloquire con il programma potrebbe rivelare informazioni, quali la provenienza del consumatore.
Inoltre, per effettuare degli acquisti online è solitamente necessario inserire i propri estremi identificativi, l’indirizzo di consegna, i dati di pagamento e di fatturazione e così via.

Affinché il Virtual Shopping Assistant non si presti ad abusi, dunque, sarà necessario definire una politica chiara di gestione dei dati personali (ad esempio, con individuazione dei tempi e luoghi di conservazione e degli autorizzati ad accedervi) e bisognerà rispettare gli obblighi previsti dalla legge: rendere un’informativa completa e, ove necessario, chiedere il consenso dell’interessato.

Ma non solo. La messa a norma della privacy, infatti, dovrà avvenire soprattutto in fase di programmazione del software: gli sviluppatori, infatti, dovranno far sì che sia possibile utilizzare l’assistente in modo che tratti solo ed esclusivamente i dati necessari al perseguimento del fine dichiarato, conformemente al principio di privacy by design (art. 25 GDPR).

Inoltre, anche se solitamente i Virtual Shopping Assistant si limitano ad avere una funzione di supporto fornendo assistenza, non è assurdo ipotizzare che essi prendano decisioni. A tal riguardo la legge afferma che “l’interessato ha il diritto di non essere sottoposto a una decisione basata unicamente sul trattamento automatizzato, compresa la profilazione, che produca effetti giuridici che lo riguardano” (art. 22 GDPR).

 

 

Prosegui la lettura!

L’articolo intero approfondisce anche:

  • La dematerializzazione continua: le sfilate
  • I camerini virtuali
  • Riconoscimento facciale: la risposta della Moda

Sei abbonato a Technofashion? Leggi l’articolo completo su TCF ottobre 2021

Non sei abbonato alla rivista Technofashion? Richiedi gratuitamente l’articolo completo

 

 

Vuoi saperne di più?

Lo Studio Legale Associato Fioriglio-Croari è stato fondato dagli Avvocati Gianluigi Fioriglio e Giuseppe Croari, giuristi specializzati in diritto dell’informatica e delle nuove tecnologie. Lo Studio opera principalmente nel settore dell’Information Technology, del diritto del lavoro, della proprietà intellettuale e industriale nonché della Fashion Industry.
Oggi ogni azienda deve confrontarsi con le sfide del web e della tecnologia: tali sfide possono essere vinte solo affidandosi a professionisti realmente esperti nel settore.