Avv. Giuseppe Croari – Dott. Pietro Sambataro
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Uno dei settori più colpiti dall’emergenza sanitaria in corso, com’è noto, è il Retail: le chiusure obbligate, volte a prevenire la diffusione del virus, hanno infatti impedito a molti commercianti al dettaglio di svolgere la propria attività, con effetti drastici dal punto di vista economico.

Nel tentativo di alleviare queste sofferenze, si è discusso a lungo sulla partenza dei saldi invernali. A fianco a regioni dove a inizio gennaio era già possibile acquistare a prezzo scontato (prime fra tutti Molise, Basilicata e Valle d’Aosta, che hanno dato avvio alla stagione il 2 gennaio) vi è chi, come Confartigianato Firenze, ha proposto di far slittare i saldi addirittura a marzo.

Tale iniziativa punta a evitare che i divieti di spostamento di questa fase acuta dell’emergenza vanifichino l’effetto di stimolo ai consumi dei saldi. La situazione, peraltro, è ulteriormente aggravata dall’esigenza di rispettare distanziamento sociale e misure di sicurezza: insomma, un anno non certo facile per le vendite al minuto, a cui si aggiunge la complessità della normativa vigente. Proviamo quindi a far luce su alcuni aspetti.

I saldi: come sono definiti?

I saldi sono disciplinati dal decreto legislativo n. 114 del 1998, che riforma la disciplina relativa al settore del commercio. A livello giuridico, in particolare, essi si definiscono “vendite di fine stagione” (art. 15 del menzionato decreto) e sono regolati assieme a vendite di liquidazione – che avvengono in occasione della cessazione o sospensione dell’attività del venditore – e vendite promozionali, riguardanti condizioni favorevoli, reali ed effettive per tutti o una parte dei prodotti merceologici dell’esercente e per periodi di tempo limitato.

Le vendite di fine stagione, invece, riguardano i prodotti di carattere stagionale o di moda, suscettibili di notevole deprezzamento se non vengono venduti entro un certo periodo di tempo.

Anche solo dalla denominazione utilizzata è possibile, dunque, trarre un elemento utile per il dibattito in corso: chi propone il rinvio, infatti, sostiene che al momento i saldi intervengono non alla fine ma nel mezzo della stagione, provocando un effetto di blocco agli acquisti, più che di incentivo. In altre parole, un capo invernale dovrebbe essere venduto a fine marzo e non a gennaio. Ma è possibile spostare di così tanto le date?

L’inizio dei saldi: quando?

In teoria non vi sono limiti stringenti: infatti la legge dispone che

le regioni, sentiti i rappresentanti degli enti locali, le organizzazioni dei consumatori e delle imprese del commercio, disciplinano le modalità di svolgimento, la pubblicità anche ai fini di una corretta informazione del consumatore, i periodi e la durata delle vendite di liquidazione e delle vendite di fine stagione(art. 15, comma 6, D. lgs. 114/1998).

Come si vede, dunque, la legge lascia il compito di definire inizio e protrarsi della stagione dei saldi alle regioni. È specificato, poi, che in ogni caso

lo sconto o il ribasso effettuato deve essere espresso in percentuale sul prezzo normale di vendita che deve essere comunque esposto”.

Conclusioni

Rimangono in vigore, peraltro, tutte le misure di sicurezza volte al contenimento del Coronavirus. Federmoda ha emanato delle linee guida in materia, che prevedono ad esempio l’affissione di un cartello che indichi il numero massimo di clienti ammessi dentro al negozio, il rispetto della distanza interpersonale e l’obbligo di provare indumenti e calzature previa igienizzazione delle mani e con la mascherina.

L’attuale normativa, pur inflessibile per quanto riguarda le misure di sicurezza, offre dei margini di manovra circa modalità e periodo dei saldi. Non resta che sperare che vengano utilizzati al meglio.

 

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