di Chris Govier, Presidente di Kornit Digital Europe

 

I clienti chiedono immediatezza, per catturare l’attimo che viene vissuto. Non vogliono aspettare settimane o addirittura mesi per condividere quello che sentono.

Questo cambiamento di cultura sta avvenendo in quasi tutte le industrie creative, dalla musica all’arte, e l’Industria dell’Abbigliamento-Moda deve mettersi in pari.

Produzione digitale, personalizzazione, sostenibilità

Recentemente, Kornit Digital ha partecipato a un popolare evento sull’approvvigionamento nell’Industria tessile e della Moda a New York.

Nel corso di un’interessante tavola rotonda, William Brenninkmeyer, Global Sourcing Manager e Lead of Innovation di C&A, ha sottolineato:

Stare al passo con le tendenze è impossibile con una supply chain analogica, dove il lead time è di 6-8 mesi. Ma oggi, le tecnologie di produzione digitale rendono possibile il fulfillment on demand, traducendo i concept in prodotti per i clienti in soli due giorni. È incredibile.

Questo nuovo modello che sta prendendo forma è reso possibile dalla produzione on demand digitale offerta da aziende come Kornit Digital, che permette ai produttori di canalizzare in una strategia di fulfillment i dati di consumatori e creatori digitali che includono comportamenti di acquisto, ascolto dei social media e altro, risponde alla domanda di una supply chain digitale più agile ed efficace del ciclo previsionale di 18 mesi tradizionale.

Risponde inoltre all’imperativo di sostenibilità, allineando l’offerta alla domanda e riducendo così gli scarti generati inevitabilmente dalla produzione basata sulle previsioni. Questo approccio permette anche la personalizzazione a livello di micro-comunità e del singolo. Ciò significa capitalizzare sullo spirito culturale e creare vantaggi concreti per retailer come C&A.

L’Industria della Moda a un punto di svolta

Nella stessa tavola rotonda, Aaron Day, CEO di Amaze Software, ha dato voce a questi pensieri:

La supply chain analogica è stata creata per rispondere a determinate esigenze in un periodo specifico, ma quel mondo è stato perturbato da un cambiamento culturale.

Se si considerano tutti i costi associati, credo che ci stiamo avvicinando a un punto di svolta in cui produrre una t-shirt on demand costa meno di produrne una con una macchina da stampa tradizionale.

Per chi sta entrando ora nell’Industria, potrebbe non essere difficile adottare processi digitali. Le aziende leader con produzione digitale possono godere a pieno titolo della potenza della tecnologia “phygital”, che colma il divario tra le immagini create digitalmente e la realizzazione fisica di tali concept.

Questo modello di produzione consente di autenticare e incorporare con estrema efficacia tendenze emergenti come IA e NFT. Ma se sei un produttore di vecchio stampo, nato e cresciuto con supply chain fisica?

La situazione dei retailer
Mentre queste tecnologie sono il partner naturale dei brand con una considerevole attività di e-commerce, le cose sono molto più difficili per i retailer il cui modello di vendita rimane ancorato alle fortune del tipico punto vendita fisico.

Prendiamo l’esempio della grande catena retail europea C&A. Fondata più di 180 anni fa, con oltre 1.200 punti vendita fisici in tutto il mondo, C&A ha tutte le caratteristiche della potente produzione retail, eppure rimane vulnerabile nell’era dell’“apocalisse del retail” basata sul Web. Per quanto controintuitivo, un’azienda simile può trarre un grande vantaggio dalle tecnologie Web3 che si poggiano sulla trasformazione digitale, sfruttando le tendenze consumer emergenti e la creazione di contenuti personalizzati.

Secondo Brenninkmeyer, C&A sta investendo considerevolmente nella digitalizzazione per attuare il “rightshoring” per strategie di fulfillment su misura basate sui mezzi più efficaci per servire clienti e brand diversi.

Rispondendo alle esigenze di un’economia di creatori, e affrontando le sfide legacy di sovrapproduzione, sostenibilità e supply chain inefficienti, la produzione digitale on demand permette di digitalizzare parti essenziali delle loro supply chain per adottare più rapidamente il nearshoring.

Ciò non solo contribuisce a eliminare le perturbazioni della supply chain, ma permette di capitalizzare sulla domanda di un’industria più efficiente e sostenibile, aggirando le preoccupazioni dell’ecologismo di facciata (“greenwashing”) e rendendo l’alternativa più sostenibile anche quella con il più alto margine di profitto.

Sfruttare al meglio tempo e tecnologie

In tutta l’Industria – basti guardare brand tradizionali come Nike e Gucci, che si stanno buttando a capofitto in intelligenza artificiale e NFT – i brand sono coscienti che questo cambiamento di cultura richiede un cambiamento nel modo di agire e produrre dei creatori.

Per queste aziende potrebbe non essere necessario adottare completamente una supply chain digitale, potrebbe infatti bastare l’adozione delle parti a loro più idonee.
Le aziende stanno valutando tutte le nuove opzioni disponibili per evitare di perdere tempo in cose che non funzionerebbero e stanno adottando tecnologie che fruttano il massimo.

L’ecosistema in espansione delle tecnologie digitali disponibili offre ai brand, dal designer cresciuto nel mondo digitale che sogna di creare il proprio marchio di Moda al retailer tradizionale nato prima dell’avvento dei lampioni, la possibilità:

  • di unirsi e trarre vantaggio dall’economia dei creatori;
  • di fornire eccellenti prodotti fisici di alta qualità e di allineare meglio domanda e offerta, eliminando gli scarti da sovrapproduzione;
  • di realizzare in modo più rapido i prodotti che i consumatori desiderano, riducendo i rischi associati all’attuale mercato globalizzato.

E sta succedendo tutto adesso… l’Industria della Moda si sta muovendo alla velocità della cultura digitale.

Per maggiori informazioni, visita www.kornit.com