Avv. Giuseppe Croari, dott.ssa Rebecca Princi
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La notizia è ormai nota: il 1° giugno scorso, il parlamento francese ha approvato la proposta di “Legge volta a combattere contro le truffe e le derive degli influencer sui social network”.

Il provvedimento è destinato a incidere pesantemente sull’attività dei content creators: vediamo come.

La definizione giuridica dell’influencer

L’intervento del legislatore francese è uno dei pochi esistenti in materia. Nel nostro Paese, un espresso riferimento normativo alla categoria è stato inserito, per la prima volta, nella “Legge annuale per il mercato e la concorrenza 2021, adottata nell’agosto 2022, che menziona i content creators senza tuttavia offrirne un inquadramento preciso.

Una puntuale definizione giuridica della categoria, invece, è rinvenibile in apertura del testo normativo francese, che recita come segue:

«Qualsiasi persona fisica o giuridica che mobilita la sua notorietà per comunicare al pubblico per via elettronica contenuti volti a promuovere, direttamente o indirettamente, dei beni o servizi, in cambio di un beneficio economico o di un vantaggio in natura, il cui valore sia superiore alle soglie fissate per decreto, esercita l’attività di influenza commerciale per via elettronica.»

Si tratta di una definizione efficace, che sarà probabilmente destinata a orientare le definizioni che saranno elaborate negli altri Paesi europei.

Sebbene possa apparire come una mera formalità, la definizione della professione è uno snodo fondamentale nel processo di regolamentazione del fenomeno: è proprio a partire dalla definizione, infatti, che è possibile ricavare l’estensione dell’ambito di applicazione degli obblighi previsti.

Limiti e obblighi della legge francese

Venendo a questi ultimi, la legge appena approvata dal Parlamento francese introduce una serie di divieti di sponsorizzazione che investono categorie di beni e di servizi ritenuti particolarmente sensibili e non assoggettabili, dunque, a tali modalità comunicative.

La disamina dei divieti consente di rilevare la preoccupazione dell’organo legislativo per la tutela della salute, tra le prime previsioni figurano infatti divieti:

  • di sponsorizzazione di prestazioni di chirurgia estetica e assimilabili;
  • di metodi/prodotti presentati come equiparabili o preferibili a protocolli e/o prescrizioni terapeutiche;
  • di prodotti contenenti nicotina.

In generale, poi, è chiaramente sancito l’obbligo di contrassegnare i contenuti pubblicitari come tali, inserendovi l’indicazione “pubblicità” o “collaborazione commerciale” in maniera chiara, leggibile e identificabile sull’immagine.

La mancata indicazione della natura pubblicitaria viene espressamente etichettata come pratica commerciale ingannevole.

I nuovi obblighi (dei quali quelli che abbiamo appena richiamato sono solo alcuni dei tanti introdotti) sono presidiati da sanzioni pecuniarie fino a 300.000 euro e, in alcuni casi, anche dalla comminatoria della pena della reclusione.

Lo stato dell’arte in Italia

Come anticipavamo in apertura dell’articolo, la situazione nel nostro Paese è ben diversa. Attualmente solo menzionati dalla legge, gli imprenditori digitali italiani stanno ancora attendendo un intervento organico che detti regole certe per il loro settore. Intervento che, in ogni caso, dovrebbe intervenire entro il 2024: la citata Legge dell’agosto 2022, infatti, contiene una “delega al Governo in materia di semplificazione dei controlli sulle attività economiche”, nell’ambito della quale è richiesto all’esecutivo anche un intervento riguardante l’attività dei content creators, entro la fine del prossimo anno.

 

 

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