È indubbio: l’Italia si distingue in tutto il mondo per l’eccellenza della filiera produttiva della Moda, nonostante la sua natura frammentata.

IBM ha realizzato un testo sul TECH 4 MADE in ITALY, da cui è tratto questo articolo, che indaga l’Industria del Fashion Made in Italy – per il suo peso nell’economia nazionale e internazionale – possa diventare il traino per una trasformazione digitale del Paese.

Una sostenibilità reale e a 360 gradi
La Camera Nazionale della Moda Italiana ha condiviso i risultati ottenuti dal suo Fashion Economic Trends: i dati indicano che – investendo in performance, innovazione e sostenibilità – nel 2022 sarà possibile superare gli obiettivi raggiunti quest’anno, ossia un fatturato di oltre 80 miliardi per l’Industria.

La sostenibilità, in particolar modo, è un aspetto sempre più irrinunciabile per i “nuovi” consumatori, che dalla pandemia hanno imparato a considerare il prodotto non solo come un bene, ma come un’esperienza a tutto tondo, con la sua storia e quella delle persone che l’hanno creato.

Nel valutare gli acquisti della Moda, uno studio IBM ha rilevato che oltre il 76% degli italiani si affida ai QR Code per avere informazioni dettagliate riguardo ciascuna fase del processo produttivo.

Di conseguenza, le aziende sono ritenute sempre più responsabili nell’adozione di strategie e tecnologie per ottimizzare i processi, ridurre i consumi e gli sprechi, abbattere i rischi legati all’approvvigionamento e garantire origine sostenibile dei prodotti.

Un valido alleato: la blockchain

Il Made in Italy e l’Industria possono trovare un valido alleato nell’innovazione abilitata da tecnologie esponenziali come cloud ibrido, intelligenza artificiale, cybersecurity e blockchain.

La blockchain, in particolare, permette una migliore trasparenza tra gli attori della filiera produttiva, un maggior controllo sulla provenienza delle materie prime e un veloce richiamo in caso di riscontrati problemi.

Si tratta di una Distributed Ledger Technology (DLT), ovvero un registro di notarizzazione distribuito su molteplici nodi nei quali le informazioni vengono scritte in blocchi cifrati; ogni blocco ha un riferimento (ID univoco) a quello precedente.
I singoli nodi, ricevute nuove informazioni da scrivere sulla blockchain e partendo dal medesimo “archivio”, compiranno localmente le necessarie operazioni giungendo ad un risultato che, in assenza di manomissioni, sarà identico per tutti i nodi.

La protezione contro manomissioni è garantita dalla numerosità dei nodi. Per migliorare la sicurezza e l’efficienza in ambito supply chain si prediligono blockchain di tipo permissioned, in cui tutti i partecipanti al network sono noti e possono compiere azioni in base al proprio livello di permessi.

IBM Transparent Supply è la soluzione di blockchain di tipo permissioned dedicata alla supply chain, il cui scopo è offrire alle eccellenze Italiane soluzioni semplici da usare, grazie anche all’uso dell’intelligenza artificiale.

Piacenza1733 e IBM: una case history in ambito Moda
IBM ha stretto un accordo con il brand di lusso Piacenza1733 per implementare la blockchain lungo tutta la catena del valore. Questo consente ai clienti di seguire il viaggio dei tessuti top di gamma, grazie a un sistema di tracciabilità che ne certifica l’autenticità e che arriva al cliente grazie ad un semplice QR Code apposto sui capi.

IBM Research di Haifa (Israele) ha utilizzato il potenziale della piattaforma IBM Blockchain Transparent Supply (IBM BTS) per tracciare la produzione dei tessuti dall’origine alla vendita, raccogliendo ogni tipo di dettaglio sui capi lavorati. Così diventa possibile fornire maggiori garanzie su sostenibilità ed eticità dei processi di produzione, oltre ad una visione completa degli ordini effettuati e delle spedizioni.

Un gioco di squadra

 

L’innovazione portata da tali tecnologie non può prescindere da un’organizzazione strategica e di business basata sulla collaborazione con tutti gli attori della catena del valore: ecosistema è la parola chiave. È essenziale la creazione di connessioni con i partner basate su apertura, trasparenza e flessibilità.

Bisogna quindi rivedere le supply chain per migliorare l’efficienza e garantire la sostenibilità e resilienza dei processi: solo così si potrà rispondere a una maggiore sensibilità dei consumatori, soprattutto più giovani, che avranno il potere d’acquisto in futuro. Per rivedere i modelli di business mettendo al centro l’impegno verso tutti gli stakeholder (consumatori, dipendenti, società, terze parti) serve uno slancio coraggioso da parte delle aziende del Fashion, così da approfittare delle risorse a disposizione.

Se le industrie del Made in Italy, con la loro presenza sul mercato, sapranno approfittare di questi strumenti, la transizione digitale avrà una vera attuazione da cui sarà impossibile tornare indietro.

Di Cristina Ingrassia, Lifesciences & Healthcare Industry Leader IBM Italia, e Emiliano Pacelli, AI Applications B2B Collaboration Technical Specialist – IBM Technology Sales, EMEA