Si è tenuta via Zoom la videoconferenza stampa indetta da SMI – Sistema Moda Italia che ha presentato il “Focus Tessile Abbigliamento”, indagine del Centro Studi di Confindustria Moda sulle ripercussioni che la diffusione del Covid-19 ha avuto sul comparto nel primo trimestre del 2020.

I dati raccolti hanno offerto una prima “fotografia” delle problematiche che le aziende hanno dovuto affrontare. Degli associati che hanno preso parte alla survey, un 65% è costituito da aziende a monte della filiera, il restante 35 da aziende a valle.

Per il 58% degli imprenditori interpellati, i maggiori problemi dovuti alla situazione di emergenza hanno riguardato il rapporto con i clienti, tra le aziende a monte e a valle di filiera. Seguono problematiche di natura finanziaria, burocratica e legate all’annullamento degli eventi fieristici e altre manifestazioni in programma.

Smart working e riconversione della produzione

Dall’indagine risulta che, a causa dello scoppio dell’emergenza Covid-19, il 95% circa delle aziende a campione prevede il ricorso agli ammortizzatori sociali, coinvolgendo nel 65% dei casi oltre l’80% dei lavoratori.
Marino Vago ha sottolineato come questo sia un chiaro segnale di quanto gli imprenditori tengano alla sicurezza economica dei dipendenti, tanto che molti hanno scelto di indebitarsi pur di mandare avanti le imprese.

Nel periodo in cui si è svolta la survey, dal 7 al 17 aprile, il 24% delle aziende era parzialmente operativo, con attività amministrative e di e-commerce; il 13%, inoltre, ha aderito alla riconversione produttiva e si è riorganizzato in modo da contribuire alla realizzazione di DPI.

Dove possibile, l’80% delle aziende a campione ha fatto ricorso allo smart working, dimostrando di essersi fatte trovare pronte a reagire e adattarsi alle mutate condizioni di lavoro.
Le aziende del Tessile-Abbigliamento, seguite da quelle dell’Occhialeria e della Pelletteria, fanno registrare una quota sopra media (66% nel caso del complesso «Tessile, Moda Accessorio»). Risulta infatti in smart-working il 16,2% dei dipendenti totali, rispetto al 13,4% medio calcolato per le aziende del “Tessile, Moda e Accessorio”.

Andamenti economici

Il dato di maggiore rilevanza è che la perdita di fatturato del settore Tessile e Abbigliamento accertata nei mesi di gennaio-marzo 2020, rispetto allo stesso periodo 2019, è di 3,5 miliardi di euro.

Il 49% delle aziende a campione ha accusato un calo della raccolta ordini tra il -20% e il -50%» rispetto al medesimo periodo dello scorso anno, mentre il 29% ha registrato una flessione compresa tra il -10 e il -20%.

Per quanto riguarda l’export, fondamentale per il Tessile-Abbigliamento del nostro Paese, il Presidente Marino Vago ha specificato che – per via della situazione di profonda incertezza in cui si trovano i mercati internazionali – si prevede un calo di circa il 20% (= circa 6 miliardi di euro). Tenendo presenti anche le ripercussioni sull’intera catena di produzione, si potrebbe verificare una perdita di fatturato complessiva tra 7 e 9 miliardi di euro.

La valutazione dovrà tuttavia tenere conto dell’andamento del resto dell’anno in corso, con i possibili sviluppi di ripresa o al contrario di eventuali ulteriori fermi.

Confezione di mascherine e DPI

Come ha ricordato il Direttore Generale di SMI Gianfranco Di Natale, l’associazione fin dai primi giorni dell’emergenza si è mobilitata per coordinare le aziende associate disponibili a riconvertire la produzione e realizzare DPI.

L’iniziativa ha unito aziende di SMI – Confindustria Moda e CNA Federmoda, coordinate da PWC e Sportello Amianto, raccogliendo nella prima settimana già 200 realtà del settore, che oggi sono arrivate a 400.
Di Natale ha affermato che la produzione di mascherine ha raggiunto una capacità produttiva di più di 5 milioni di mascherine alla settimana, per la maggior parte dedicate alla collettività.

Alcuni produttori hanno, nel frattempo, ottenuto la certificazione per poter produrre la tipologia chirurgica per aumentare e diversificare l’offerta.