di Avv. Gianluigi Fioriglio – Avv. Cristina Brilli
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Sono diversi anni che in Parlamento vengono presentati disegni di legge volti a modificare – generalmente in senso restrittivo – il regime di apertura dei negozi. Da ultimo, è stata portata in Commissione Attività produttive alla Camera la nuova proposta di legge che prevede una serie di restrizioni relative tanto ai giorni festivi (domeniche e festività nazionali) quanto agli orari di apertura.

Cosa prevede la nuova proposta di legge

In termini generali, il disegno di legge propone che gli esercizi commerciali debbano restare chiusi, non solo per almeno 26 domeniche sulle 52 annuali e per un minimo di 8 giorni festivi sui 12 ricorrenti in un anno, ma anche durante gli orari notturni: dalle 22.00 alle 7.00. A questo regime si affiancherebbe la limitazione delle consegne durante i festivi – domeniche comprese – per gli acquisiti effettuati online. Il tutto sarebbe accompagnato, infine, da sanzioni amministrative pecuniarie in caso di violazioni fino a 60.000 € – raddoppiabili in caso di recidiva.

Inoltre, la proposta di legge attualmente oggetto di discussione in Commissione andrebbe ad abrogare l’art. 31, co. 2, del D.L. n. 201/2011: questo, seguendo un percorso iniziato nel nostro Paese nel 2006, come principio generale dell’ordinamento ha sancito un regime di piena liberalizzazione in tema di esercizi commerciali, con un limite soltanto nei principi di tutela della salute, dei lavoratori, dell’ambiente e dei beni culturali.

Le eccezioni contemplate

È bene chiarire però che il disegno di legge prevede importanti eccezioni a quanto brevemente illustrato. Intanto, i nuovi limiti non verrebbero applicati ai centri storici né a particolari categorie di esercizi, come le rivendite di giornali, i negozi di artigianato locale e di antiquariato; inoltre, le località turistiche potrebbero gestire le aperture/chiusure in base alla stagione di maggiore afflusso.

Gli obiettivi dei promotori sarebbero infatti sia quello di conciliare la dimensione sociale e familiare con quella economica, tutelando maggiormente i lavoratori, sia quello di contrastare l’attuale tendenza all’abbandono dei centri storici verso grandi e periferici centri commerciali.

I pareri contrari

Tuttavia, tanto i rappresentanti del commercio quanto le Regioni, per il momento, si sono mostrati contrari all’applicazione di una simile regolamentazione. In occasione di una recente audizione in Commissione, una delegazione della Conferenza delle Regioni ha ufficialmente espresso parere negativo nei confronti della proposta di legge in esame.

I timori manifestati sono sia di ordine economico che giuridico: da un lato, le possibili gravi ripercussioni in tema di consumi, fatturati e posti di lavoro e che potrebbero ripercuotersi sulla filiera produttiva, dall’altro la sensazione di essere di fronte a una misura in contrasto con i principi di liberalizzazione e globalizzazione portati avanti negli ultimi decenni anche sul fronte normativo.
A ciò si aggiunge, inevitabilmente, la questione del commercio online. Sono tanti i dubbi che le conseguenze delle restrizioni poste ai retail fisici possano essere limitate dal blocco delle consegne nei giorni festivi per gli acquisti effettuati tramite eCommerce.

 

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