Qualche anno fa Greenpeace aveva sconvolto il mondo scintillante della moda con The Fashion Duel. Ricorderete i video che mostravano i fiumi asiatici gravemente inquinati dagli scarichi dell’industria tessile e le campagne di grande effetto teatrale messe in scena dagli attivisti durante gli eventi della moda e davanti ai negozi delle marche più prestigiose. Poi i controlli su scarpe e abiti griffati e i voti ai brand: pallini verdi in caso di test negativi, gialli, rossi e neri a seconda della quantità di sostanze chimiche inquinanti identificate dal laboratorio.
Lo scopo: sensibilizzare case di moda e opinione pubblica ma soprattutto spingere i protagonisti del fashion system internazionale ad assumere l’impegno di eliminare dalle lavorazioni dei materiali usati le classi di sostanze chimiche pericolose: coloranti azoici, ftalati, alchilfenoli (APEO), ritardanti di fiamma, composti organici stannici, composti perfluoroclorurati (PFC), clorobenzeni, solventi clorurati, clorofenoli, paraffine clorurate, metalli pesanti.
Obiettivo raggiunto, almeno in parte: ad oggi sono circa 50 i brand della moda che hanno sottoscritto Detox.
Sostanzialmente Detox è un processo di assunzione di responsabilità dei brand e dei loro fornitori di tessuti e accessori affinché si produca eliminando le sostanze chimiche tossiche, per altro già indicate come tali dal regolamento Reach, in modo definitivo dai prodotti di moda liberando così le risorse idriche da pericolose contaminazioni che non solo danneggiano l’ambiente in modo irrimediabile ma minacciano l’uomo entrando nella catena alimentare. L’impegno Detox che le aziende assumono è un impegno verso l’umanità, il futuro. Il concetto è stato ribadito dai relatori durante la conferenza stampa tenutasi a Milano il 22 settembre promossa da Green Peace per illustrare i nuovi sviluppi del programma e animata in particolare da Chiara Campione, project leader di The Fashion Duel, legittimamente orgogliosa dei successi della campagna. Infatti, dopo aver salutato con soddisfazione l’adesione di molti brand della moda da Puma a Mango, da Lewis ad H&M, da Valentino a Burberry per citare solo alcuni tra i tanti, è ora il momento di estendere il programma ai fornitori di tessuti e accessori perché è la filiera “a monte” a determinare il grado di sicurezza ambientale di un processo e quindi di un prodotto.
Ed ecco la notizia: 6 aziende tessili hanno sottoscritto Detox
A cui ne segue subito un’altra: le aziende tessili che per prime sottoscrivono Detox sono italiane.
I più attenti ricorderanno che un anno fa era stata proprio una tessitura italiana, la comasca Canepa, a scendere in campo dichiarando di non utilizzare gran parte delle sostanze indicate da Greenpeace e impegnandosi in un programma di miglioramento continuo. Da settembre possiamo parlare di un gruppo di imprese che, forti del rigore con cui da tempo affrontano il tema della responsabilità ambientale e supportate nel dialogo con il movimento ambientalista da Blumine/sustainability-lab, hanno scelto di sottoscrivere un impegno importante e difficile come Detox. La loro scelta, ha ricordato Chiara Campione è la conferma che esiste già in Italia un’offerta di abbigliamento, tessuti e accessori che senza rinunziare a qualità, bellezza e moda ha già ridotto ed è impegnata a progressivamente eliminare l’uso di sostanze pericolose e tossiche per la salute.
Ed eccole le aziende Detox/leader: Besani srl, Berbrand srl, Italdenim Spa, Miroglio Spa, Tessitura Attilio Imperiali Spa, Zip GFD.
Come abbiamo detto sono imprese italiane: Besani, Berbrand, Italdenim e Tessitura Attilio imperiali sono lombarde, Miroglio è piemontese, Zip GFD pugliese.
Alcune sono di piccola dimensione (Besani, Tessitura Attilio Imperiali, Berbrand) altre superano i 200 addetti (Zip GFD, Italdenim), Miroglio è tra i principali gruppi europei del Fast Fashion e leader della stampa dei tessuti con tecnologia transfer.
Le imprese operano in diversi settori: tessitura serica (Tessitura Attilio Imperiali), tessitura a maglia (Besani), denim (Italdenim), bottoni (Berbrand), zippers (Zip GFD), abbigliamento e stampa di tessuti (Miroglio). Insieme realizzano quasi 1 miliardo di Euro di fatturato e volumi di produzione importanti: 7 milioni di metri di tessuto prodotti e oltre 40 milioni di metri stampati, 35 milioni di bottoni e zipper. L’effetto dell’impegno Detox di queste 6 imprese si farà sentire ogni anno su oltre 70 milioni di capi di abbigliamento che troveremo nei negozi.
La parola agli imprenditori
Luigi Caccia è il giovane titolare di Italdenim, impresa verticalizzata che alle porte di Milano fila, tesse e nobilita il cotone trasformandolo in denim. «Il denim è forse uno dei tessuti più diffusi al mondo e lo sarà anche in futuro come ben dimostrano i trend della moda», ci spiega. «Rendere sostenibile la sua produzione è diventata la nostra missione perché non solo ci permette di risparmiare costi di energia e acqua che nella filiera tessile sono molto rilevanti ma anche di fare qualcosa di concreto per i nostri figli. Di fronte a Detox non abbiano avuto dubbi: è il modo per rendere visibili i nostri sforzi e per spingerci a migliorare continuamente».
Fortemente motivata anche l’adesione di Besani srl, piccola azienda tessile della provincia di Varese che dagli anni 60 realizza tessuti a maglia per Polo e T-shirt in cotone pregiato. Ecco la dichiarazione di Mario Riva, procuratore dell’azienda «Il nostro impegno per una moda sostenibile è una naturale evoluzione dell’attenzione che dedichiamo alle lavorazioni e alla sicurezza del prodotto finale. Produrre in Italia con fornitori italiani significa rispettare leggi e regolamenti ambientali rigidi ma noi crediamo che si debba andare oltre, cercare di migliorare continuamente. Per questo abbiamo individuato in Detox un’opportunità. Eliminare dalle T-shirt le sostanze dannose dai processi tessili non è solo un dovere morale verso l’ambiente e noi stessi ma anche un argomento di competitività per valorizzare i nostri prodotti».
Da Varese a Como: Tessitura Attilio Imperiali ha origini antiche ma filosofie industriali moderne. «La nostra azienda lavora con brand importanti italiani e stranieri e utilizziamo una piccola rete di fornitori locali», racconta Giovanni Di Gristina, direttore marketing e sviluppo dell’azienda. «Da anni alcuni brand della moda sono diventati molto esigenti nel chiederci garanzie rispetto ai processi industriali e non bastano più le certificazioni, a essere chiamata in gioco è la reputazione stessa dell’azienda. Detox ci permette di impegnarci in qualcosa in cui crediamo e dare visione al lavoro che ogni giorno portiamo avanti anche con i nostri fornitori. Il management di Tessitura Imperiali è giovane, tutti noi abbiamo bambini che magari vorranno continuare a fare il famoso Raso Imperiali. È soprattutto a loro e al loro mondo che vogliamo pensare».
Andrea Ferrero, amministratore delegato di Miroglio Textile ha illustrato gli importanti investimenti in nuove tecnologie di stampa di ultima generazione presso i nostri stabilimenti con notevoli riduzioni di consumo di acqua, energia ed emissione CO2. Inoltre ha dichiarato che il Gruppo Miroglio ha aderito all’accordo anche attraverso la Miroglio Fashion con un programma che verrà portato avanti nel tempo sui vari brand.
Ma la moda ha bisogno anche di accessori come bottoni e zippers che propongono tematiche connesse al trattamento di metalli, polimeri, madre perla.
«La nostra cultura», ha dichiarato l’AD di Zip GFD Claudio Goffredo «si basa sull’idea che l’attenzione per l’ambiente migliora il prodotto. Da questa visione, già negli anni ’90 sono nati prodotti e processi d’avanguardia come la prima zip nichel free, l’anticatura non galvanica e l’eliminazione dei coloranti azoici. Questa attenzione è testimoniata dalla registrazione ambientale europea EMAS e dalla certificazione Oeko-tex 100 classe 1. Il nostro impegno Detox è un ulteriore passo verso un nuovo modo di vestire cucito a misura dell’uomo».
Ed infine Berbrand azienda bergamasca produttrice di bottoni che coordina la delicata filiera della madre perla e delle gemme per accessori destinati alla fascia alta del fashion. «Da anni lavoriamo ad assicurare tracciabilità e trasparenza alla nostra produzione e Detox ci offre l’opportunità di rendere ancora più concreto e visibile il nostro impegno», ha commentato il CEO dell’azienda Emanuele Bertoli.
«La scelta effettuata dalle imprese che hanno sottoscritto Detox è importante e non semplice», ha commentato Aurora Magni di sustainability-lab. «Alcune delle sostanze chimiche indicate come pericolose ricoprono ancora un ruolo importante nei processi di lavorazione e non sono facilmente eliminabili. È necessario quindi che il tessile e la moda operino in sinergia con il mondo della ricerca e l’industria chimica per trovare sostanze alternative ecofriendly e ugualmente performanti. È riduttivo delineare l’effetto Detox solo all’interno della filiera della moda».
Intanto non possiamo che augurarci che la coraggiosa iniziativa delle 6 imprese italiane avrà l’effetto domino sperato e incoraggi tutto il settore ad approfondire gli approcci per la sostenibilità.
di Sofia Zaiani