Le stime del Centro Studi di Confindustria Moda relative al 2018 mostrano un leggero calo (-0,3%) della Tessitura made in Italy rispetto al 2017, che ha chiuso l’anno con un fatturato stabile a 7,86 miliardi. Il calo sarebbe dovuto al rallentamento registrato nel secondo semestre; la buona notizia è che non sembra aver avuto ripercussioni sul livello di occupazione.
I dati diffusi dal Centro Studi includono si riferiscono al comparto laniero, cotoniero, liniero, serico e a maglia.
Esportazioni
L’export registra un +2,9% degli acquisti in Paesi al di fuori dell’UE, mentre si è verificato un calo nei mercati interni all’Unione (-3,4%).
Positive le esportazioni verso Giappone (+8,6%), Bulgaria (+7,2%), Polonia (+4,9%), Turchia (+3%) e Francia (+0,2%). La Cina (+3%, con Hong Kong al +6,1%) è il primo mercato estero di sbocco per i tessuti made in Italy.
Diminuiscono invece le vendite in USA (-12,6%), Spagna (-9,8%), Regno Unito (-7,5%), Romania (-5,3%) e Germania (-2,1%).
Importazioni
L’import di tessuti mostra un crollo soprattutto da Cina (-2,9%) e Turchia (-9,4%), che concorrono per oltre il 45% del totale importato, e anche da Pakistan e Germania. Le uniche eccezioni sono Romania (+36,8%), Giappone (+15,5%) e Repubblica Ceca (+2,5%).
Grazie a questo calo di importazioni (-5,9%) la bilancia commerciale del comparto nazionale risulta in attivo, aumentando a 2,45 milioni di euro. Il Tessile nazionale concorre per il 24,6% del saldo commerciale della filiera tessile-moda nel suo complesso (anche se la tessitura rappresenta solo il 14,3% del fatturato totale).
Panoramica per comparti
Secondo i risultati dei dati raccolti, un trend negativo ha caratterizzato nel 2018 la tessitura cotoniera (-3,8%), la tessitura a maglia (-3,2%) e quella in pura seta (-0,6%). Vanno meglio invece la tessitura laniera, liniera e serica, che dovrebbero archiviare il 2018 in positivo: nei primi 10 mesi sono cresciute le esportazioni di tessuti lanieri (+4,4% i pettinati, +2,9% i cardati) e linieri (+8,6%).