Uno studio (recentemente pubblicato negli atti del congresso “The Plastics Heritage” di Napoli 2022) vuole contribuire a conoscere e preservare il fragilissimo patrimonio di tessuti e di abiti storici di Fashion Design in cui l’Italia eccelle, che tuttavia rischia di andare perduto in mancanza di soluzioni specifiche.
La ricerca si è svolta nell’ambito di una collaborazione tra:
- l’Archivio della fashion designer milanese Nanni Strada (Milano);
- Barbara Ferriani (Milano), conservatrice esperta di materiali moderni e contemporanei e specializzata in progetti di restauro per primari Musei, Fondazioni e Istituzioni nazionali e internazionali;
- ricercatori e ricercatrici del Dipartimento di Chimica dell’Università di Pisa (Tommaso Nacci, Deborah Roversi, Francesca Sabatini, Ilaria Degano e Francesca Modugno).
Gli studi del gruppo di ricerca sui materiali tessili moderni sono stati oggetto di attenzione anche nell’ambito del workshop “Semi-synthetic and Synthetic Textile Materials in Fashion, Design and Art” organizzato dai gruppi di lavoro ICOM-CC “Modern Materials and Contemporary Art” e “Textiles” (21-23 febbraio 2023).
Capi pionieristici
Fin dagli anni Settanta, Nanni Strada ha concentrato la propria ricerca su nuovi processi tecnologici e sull’impiego di materiali non convenzionali, arrivando a progettare e produrre capi pionieristici.
Tra quelli interessati dallo studio dell’Università di Pisa ci sono:
- “La Pelle”, il primo abito al mondo completamente tessuto senza cuciture (grazie alla tecnologia politubolare delle macchine circolari per calzetteria);
- “Il Manto”, abito-mantello tagliato in un unico pezzo di tessuto, senza scarti, assemblato con cuciture avveniristiche a più aghi;
- un capo della collezione “Amazonica”, prodotto nel 1976 con un tessuto non tessuto della Dupont, stampato a getto d’inchiostro.
I primi due costituiscono il metaprogetto del 1973 “Il Manto e la Pelle”, premiato dall’ADI – Associazione per il Disegno Industriale con il Compasso d’Oro nel 1979; tutti e tre fanno oggi parte della Collezione permanente della Triennale di Milano, insieme ad altri capi e materiali che documentano la ricerca per la quale nel 2018 Nanni Strada ha ricevuto il Premio Compasso d’Oro alla carriera.
Alcuni degli abiti progettati da Nanni Strada sono nati da una sperimentazione sui polimeri che ha avuto ricadute sia estetiche sia performative, e ha portato a risultati inediti, di cui però non si poteva prevedere l’evoluzione nel tempo.
In particolare, i campioni prelevati dai tre abiti dell’Archivio Nanni Strada sono stati analizzati attraverso metodi di spettroscopia, pirolisi analitica, cromatografia e spettrometria di massa.
- Nel caso de “Il Manto” è emerso che l’ingiallimento è correlato all’idrolisi della frazione poliuretanica applicata sopra al tessuto principale di cotone e usata per impermeabilizzare l’indumento.
- Nel caso de “La Pelle” – capo rovinato durante un’estate particolarmente calda mentre era esposto in mostra – la perdita di elasticità va attribuita alla foto-ossidazione della catena poliammidica e all’influenza delle molecole del colorante sulla temperatura di transizione vetrosa (la temperatura alla quale un polimero amorfo passa da uno stato rigido a uno morbido, o viceversa).
Piani di conservazione e studi ambientali
«Le informazioni sulle cause specifiche del degrado dei tessuti sintetici, che comportano la perdita della coesione dei materiali e del colore, sono ancora oggi molto limitate» spiega Nanni Strada. «Pertanto, studiare il comportamento delle fibre tessili sintetiche nel tempo e le loro interazioni con l’ambiente è fondamentale per impostare adeguati piani di conservazione per tessuti di design, costumi di scena e collezioni di moda».