L’8 Settembre, Milano Unica ha offerto l’occasione di affrontare un tema di fondamentale importanza: la situazione lavorativa femminile nel mondo della Moda.

Il Network  “The Women in Denim” infatti ha organizzato una tavola rotonda nel corso della quale 9 donne talentuose, rappresentanti della filiera Fashion italiana, si sono incontrate e confrontate parlando delle proprie esperienze lavorative e di come il dialogo possa cambiare e ri-educare il sistema.

Le donne nel Fashion mondiale

La Presidente dell’Associazione, Lucie Germser, affiancata dall’ambasciatrice italiana Barbara Gnutti, ha aperto la tavola rotonda spiegando il progetto “ The Women in Denim” e presentando alcuni dati.

In ambito di gender pay gap, a livello mondiale le differenze salariali – a parità di qualifica lavorativa con l’uomo – sono in media il 24% più basse per le donne; inoltre il 72% delle donne hanno il totale onere della gestione dei lavori domestici e della gestione della casa.

A livello della filiera Fashion mondiale, nonostante le donne rappresentino l’80% della forza lavoro nella parte produttiva, il numero delle donne a capo di una delle prime 15 aziende del Fast-Mass-Fashion secondo la lista di Fortune 500 è pari a ZERO.

Nonostante quindi nel nostro settore sia stato fatto tanto, tantissimo è ancora da fare.

The Women in Denim: gli interventi a Milano Unica

womenNel corso della tavola rotonda – moderata da Maria Cristina Pavarini, Senior Features Editor della rivista Sportswear International – ciascuna speakers ha raccontato di sé e di come è arrivata a ricoprire la propria posizione lavorativa odierna.

  • ALICE TONELLO, Marketing e R&D presso la Tonello Srl
    Tonello negli anni è passata da apprendista saldatrice a centralinista al ruolo che ricopre oggi. L’aver approcciato tanti reparti diversi in azienda l’ha formata e stimolata da un punto di vista sia lavorativo sia personale.
    Alice ha parlato della sua esperienza di mamma lavoratrice: negli anni è riuscita a creare un proprio equilibrio familiare, esattamente come per tutti gli uomini che sono spesso in viaggio nel mondo per lavoro, ma ancora oggi viene a volte giudicata per dover assentarsi dalla propria casa per viaggi di lavoro.

A volte viaggio in Paesi dove la donna non viene ancora completamente accetta a livelli manageriali quali ricopro io in azienda e mi chiedo se sarei ugualmente accettata, se non portassi il mio cognome.

Nonostante tutto, comunque, mi sono sempre posta nei loro confronti con grande rispetto per la loro cultura e questo mi ha aiutata a creare rapporti solidi e costruttivi negli anni.

Le nuove generazioni, inoltre, grazie anche al mondo dei social, riescono ad entrare in contatto con culture diverse dalla loro e si stanno creando evoluzione e cambiamenti creando un mondo sempre più vicino”.Alice Tonello, Marketing e R&D presso la Tonello Srl

  • DARIA MARTELLI, Head of Men Designer presso Pepe Jeans London
    Secondo Martelli, che ha lavorato in molti Paesi del mondo, non si può generalizzare la discriminazione lavorativa a seconda di un’area geografica perché dipende molto dalla cultura e dall’educazione personale e aziendale.
    Investire sull’educazione e sulla formazione culturale è fondamentale per rompere gli schemi e i luoghi comuni che vedono la donna impossibilitata a ricoprire ruoli principali all’interno delle aziende.

Secondo il mio punto di vista, l’associazione The Women in Denim ci da la possibilità di creare un network potente e dinamico che riscatterà la credenza che le donne a fatica collaborano in modo costruttivo.

Abbiamo risorse infinite sviluppate all’ombra dei successi degli uomini durante secoli di storia e che oggi ci permettono di ricoprire ruoli importanti e fondamentali nella nostra filiera con competenza e professionalità.Daria Martelli, Head of Men Designer presso Pepe Jeans London

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Daria Martelli
  • MARTINA CASELLI, Chief Operating Office presso Cadica Group Srl
    Entrata nel gruppo Cadica 16 anni fa, Caselli ha avuto la fortuna di avere come mentore Loretta Perico, donna di grande carisma e professionalità.

Sicuramente negli ultimi anni, anche grazie al caso Weinstein, c’è stata una maggiore attenzione e sensibilizzazione alla situazione lavorativa delle donne nel mondo, le aziende stesse hanno creato più benefit (come ad esempio gli asili aziendali o convenzionati, lavori agili etc..).

Ma soprattutto la stessa donna ha preso maggior consapevolezza della propria situazione, ha smesso di essere remissiva nei confronti di determinate situazioni; ha deciso di lottare, alzare la voce per cercare di cambiare situazioni scorrette nei suoi confronti.Martina Caselli, Chief Operating Office presso Cadica Group Srl

  • LUCIA ROSIN, designer nel mondo della Moda e del Tessile da oltre 30 anni
    Nel 2004 Rosin ha fondato la società di consulenza MEIDEA, composta da un gruppo di professionisti qualificati che uniscono creatività e conoscenza tecnica.
    Perseguendo il valore della sostenibilità e sostenendo i diritti delle persone e di parità di genere, alimenta questa visone attraverso progetti, convegni, incontri e collaborazioni con le università per la formazione di giovani designer.
    Trasmettendo l’attitudine all’etica e al rispetto verso il team di lavoro, educa gli studenti e i professionisti alla creatività responsabile per lo sviluppo dei propri progetti e soluzioni.

La Turchia (Paese con cui collaboro da diversi anni) mi ha dato grandi opportunità come professionista e come donna, di cui sono profondamente grata.
Nel nostro settore Denim le donne turche hanno posizioni chiave, sono forti e appassionate nel lavoro, arrivando anche a posizioni dirigenziali che in altri stati (inclusa l’Italia) non sono ancora stati raggiunti.

In questo momento di cambiamento, azioni social come quello “istanbulsözleşmesiyaşatır” la Convenzione di Istanbul resta in vita e “Black and White photo challenge”, che anche noi abbiamo condiviso, sono strumenti forti per supportare a livello internazionale con azioni semplici ma virali la vicinanza al mondo femminile e permettono di mantenere alta l’attenzione sui temi sociali.Lucia Rosin, designer del Tesslie-Moda

  • DALIA BENEFATTO, Fondatrice di Daisy
    Benefatto fornisce una guida alle aziende per migliorare l’offerta prodotto in direzione etica e con minore impatto sull’ambiente. Ha collaborato con importanti Denim brand internazionali occupandosi di innovazione.
    Specializzata in chimica tintoria, ha potuto sviluppare una ricerca di tessuti e trattamenti fino a ideare un concept a base di prodotti microincapsulati applicati sul capo lanciando il primo “jeans idratante“.
    Di recente segue progetti in ambito digitale, l’ultimo in collaborazione con un’azienda Olandese che vuole implementare il riciclo dei materiali tessili e una informazione corretta al consumatore finale.

Ho collaborato spesso con gruppi di lavoro composti esclusivamente da figure maschili e ho incontrato in qualche contesto atteggiamenti di forte chiusura, ma ne faccio una questione di tipologia di persone e non di appartenenza di genere.

Empatia ai bambini, autostima e crescita personale alle bambine: questo auspico venga trattato dalla didattica del prossimo futuro, e che si cominci a parlare di pari opportunità e non di quote rosa.Dalia Benefatto, Fondatrice di Daisy

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(da sx) Maria Cristina Pavarini (moderatrice), Martina Caselli, Avv. Daniela Dalla Rosa, Daria Martelli
  • Avv. DANIELA DALLA ROSA, studio legale Curtis, Mallet-Prevost, Colt & Mosle LLP – Milano)L’avv. Dalla Rosa vanta una significativa esperienza internazionale in ambito corporate (maturata in particolare tra Italia, Stati Uniti e Belgio) con un importante focus in materia di Fashion Law, nota per le attività svolte nel settore Luxury e dei marchi premium.
    È stata General Counsel di Gruppi titolari di noti marchi internazionali, quali Gucci e Levi Strauss. Attualmente è advisor nonché Consigliere di Amministrazione di diverse società, alcune delle quali quotate in borsa.
    Durante la tavola rotonda ha affrontato il delicato argomento del gender pay gap.

Gli elementi fondamentali e talvolta purtroppo discriminanti nella vita professionale delle donne, rispetto a quella degli uomini, sono chiaramente quelli relativi alle condizioni personali legate alla gravidanza, alla famiglia e al generale principio di essere considerate “care takers” per i fratelli, figli e poi anziani.

Le persone, siano esse fisiche o giuridiche (aziende), con i loro valori possono fare la differenza. La norma giuridica è molto importante, in genere segue un cambiamento culturale e lo sintetizza, ma difficilmente ha un’efficacia paragonabile all’esempio e alla vicissitudine personale.

Nella mia esperienza personale le promozioni – non sempre manifestatesi in aumenti salariali – sono arrivati da aziende molto attente al gender diversity, come l’americana Levi’s o l’italianissima Gucci, dove il mio stato interessante o di giovane mamma non ha mai interferito con la riconosciuta professionalità e l’impegno personale.

Le pari opportunità per le donne si costruiscono all’interno del mondo del lavoro, ciascuna facendo la propria parte, con solidarietà e vicinanza, tramite le associazioni e come individui.Avv. Daniela Dalla Rosa