Ombretta Buzzi, Giuseppe Confessore – Consiglio Nazionale delle Ricerche
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Un paper del 2025 presenta blend e compositi a matrice biopolimerica attualmente allo studio per migliorare le proprietà meccaniche dei tessuti. La piattaforma iENTRANCE, inoltre, funge da ponte tra ricerca pubblica e industria manifatturiera, con un focus strategico su sostenibilità, sicurezza ed economia circolare
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La crescente complessità delle filiere della Moda, l’urgenza della transizione ecologica e la digitalizzazione dei processi produttivi stanno trasformando radicalmente il concetto stesso di “materiale tessile”, rendendolo terreno di ricerca multidisciplinare che coinvolge, ad esempio, chimica dei polimeri, ingegneria dei materiali, nanotecnologie, biotecnologie, scienza dei dati.
L’innovazione nei materiali per il Fashion si muove essenzialmente lungo tre direttrici principali:
- la sostenibilità ambientale, con la ricerca di fibre biodegradabili, riciclabili o ottenute da fonti rinnovabili;
- le prestazioni funzionali, con tessuti intelligenti, antibatterici, termoregolatori o capaci di rispondere a stimoli ambientali;
- l’integrazione digitale, con materiali connessi a sensori e piattaforme per il tracciamento, la gestione del ciclo di vita o la personalizzazione dell’esperienza d’uso.
Nuove frontiere nei materiali biodegradabili
Sul fronte della sostenibilità ambientale, la ricerca scientifica si sta orientando con sempre maggiore determinazione verso l’impiego, in ambito Moda, di materiali biodegradabili e biobased, come il polilattide (PLA – polylactic acid), i poliidrossialcanoati (PHA – polyhydroxyalkanoates) e le fibre naturali quali canapa, bambù e cotone biologico.
Questi materiali offrono un’alternativa concreta alle fibre sintetiche di origine fossile, grazie alla loro capacità di biodegradarsi in condizioni controllate e, in alcuni casi, anche in ambiente naturale.
Tuttavia, l’adozione su larga scala di questi materiali è tutt’altro che scontata.

Possibili ostacoli
Le criticità riscontrate in relazione ai materiali biodegradabili e biobased riguardano principalmente tre ambiti:
- i costi di produzione elevati, legati alla limitata disponibilità di materie prime sostenibili e ai processi di sintesi ancora non completamente ottimizzati;
- le performance meccaniche e funzionali inferiori rispetto alle controparti tradizionali, che ne limitano l’utilizzo in applicazioni dove sono richieste elevate resistenze o durabilità;
- l’assenza di un’infrastruttura industriale per la raccolta e il trattamento dei rifiuti tessili biodegradabili, che impedisce l’effettiva chiusura del ciclo di vita in logica circolare.
Sebbene materiali come PLA, PHA, canapa e bambù offrano un potenziale elevato, in termini di riduzione delle emissioni di CO₂ e modalità di smaltimento sostenibile, il loro utilizzo sistematico nel settore richiede un salto di qualità nella ricerca sui materiali, nella progettazione dei prodotti e nella gestione dell’intero ciclo di vita.
Le più recenti ricerche suggeriscono diverse alternative per superare tali ostacoli.
Alcuni spunti interessanti provengono da uno studio recentissimo pubblicato sulla rivista scientifica International Journal of Textile Science (M. Rahman, 2025).
- Blend biopolimerica e rinforzi nanometrici
In primo luogo, l’articolo mette in evidenza come si stanno esplorando blend e compositi a matrice biopolimerica – ad esempio PLA rinforzato con fibre naturali o cariche nano-strutturate – per migliorarne le proprietà meccaniche (tenacità, flessibilità, resistenza all’umidità). In questa direzione, l’utilizzo di rinforzi nanometrici (come nanoclay o “argilla nanostrutturata”, cellulosa nanocristallina o grafene) consente non solo di potenziare le performance ma anche di modulare la velocità e le condizioni di biodegradazione, adattandola ai diversi contesti ambientali in cui i tessuti verranno smaltiti.
- Standard internazionali di certificazione
Un secondo fronte analizzato nell’articolo scientifico riguarda lo sviluppo di standard internazionali di certificazione, capaci di valutare in modo scientifico e replicabile l’effettiva biodegradabilità dei materiali in condizioni reali (ambienti acquatici, suolo, compostaggio industriale). Tali strumenti permetterebbero ai produttori di comunicare con maggiore trasparenza le prestazioni ambientali dei propri prodotti, contribuendo a rafforzare la fiducia dei consumatori e degli stakeholder di filiera.
- Un’azione coordinata tra mondo della ricerca
Infine, lo studio evidenzia la necessità di integrare nei modelli di economia circolare pratiche di riciclo chimico selettivo, compostaggio avanzato e separazione intelligente dei rifiuti tessili. Questa visione richiede però un’azione coordinata tra mondo della ricerca, industria e policy makers per costruire le infrastrutture di supporto e i quadri normativi adeguati.
Un ponte tra ricerca pubblica e Industria tessile
In uno scenario di crescente integrazione tra ricerca scientifica e applicazioni industriali, si colloca anche l’infrastruttura iENTRANCE, finanziata dal Ministero dell’Università e della Ricerca nell’ambito del PNRR (Missione 4 – Istruzione e Ricerca; Componente 2 – Dalla ricerca all’impresa) con soggetto capofila il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) e coordinata dal dott. Vittorio Morandi del CNR di Bologna.
Questa mette a disposizione del sistema produttivo una rete di strumentazioni avanzate per la caratterizzazione strutturale, ottica, meccanica e funzionale dei materiali innovativi.
iENTRANCE coinvolge, oltre al CNR, istituzioni di eccellenza come il Politecnico di Torino, l’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRiM), l’Università di Bologna (Alma Mater), Sapienza Università di Roma e l’Università Roma Tre, proponendosi come ponte tra ricerca pubblica e industria manifatturiera, con un focus strategico su sostenibilità, sicurezza ed economia circolare.
Le sue applicazioni si estendono anche al settore Moda e Tessile tecnico, dove la domanda di materiali innovativi è in forte crescita.
Competitività e scienza dei materiali
La disponibilità di queste piattaforme scientifiche aperte rappresenta un’opportunità concreta per le imprese del Fashion che vogliano innovare materiali e processi in modo strutturale, adottando un approccio evidence-based, fondato su metodi certificabili e replicabili.
La competitività del settore della Moda, infatti, non si gioca più soltanto sul design e la creatività, ma sempre più sulla scienza dei materiali, sulla qualità percepita e sulla trasparenza del valore tecnologico e ambientale del prodotto.
Tra gli strumenti già operativi offerti da iENTRANCE si segnala, ad esempio, una piattaforma di microscopia elettronica avanzata, dedicata alla caratterizzazione di materiali nanostrutturati – come grafene e materiali 2D – applicabili anche al tessile. Questa tecnologia consente l’analisi su scala nanometrica di biopolimeri, nanoriempitivi e compositi avanzati, fornendo un supporto concreto alle imprese del fashion-tech impegnate nello sviluppo di prodotti sostenibili e ad alte prestazioni.