Potrebbe essere l’occasione per chiudere definitivamente la partita del riconoscimento del Made In: il 16 aprile il Parlamento Europeo voterà infatti le norme sulle etichette “Made In” che dovrebbero diventare obbligatorie per i beni venduti sul mercato comunitario, tessili e moda compresi.
“In realtà la strada è in salita, ancora una volta su questo tema l’Europa è divisa in due: da una parte quelli contrari, Germania in primis; dall’altra quelli favorevoli, Italia in testa – commenta Luca Giusti, presidente della Camera di Commercio di Prato e di Unionfiliere, la società del sistema camerale che sta promuovendo la tracciabilità tra le imprese del settore moda e non solo – Il risultato non è scontato, ma un’approvazione sarebbe rivoluzionaria per il nostro settore: i consumatori potrebbe avere informazioni chiare sulla storia di ciò che acquistano ed essere finalmente in grado di prendere decisioni consapevoli”.
In particolare la proposta in discussione si concentra in due disegni di legge che rinforzano i requisiti di sicurezza dei prodotti e il sistema di sorveglianza del mercato per rafforzare la tutela dei consumatori nella UE. Secondo la proposta i produttori europei sarebbe in grado di scegliere se mettere “Made in UE” o il nome del loro paese in etichetta. Sono state inoltre chieste pene più severe per le imprese che immettono prodotti non conformi o potenzialmente pericolosi sul mercato e la creazione di una lista nera UE pubblica delle imprese che hanno più volte dimostrato di avere intenzionalmente violato nel norme di sicurezza.
“Abbiamo già sottolineato anche in passato l’importanza strategica che avrebbe l’imposizione di una normativa sulla dichiarazione del paese d’origine delle produzioni, che ci permetterebbe di valorizzare non solo il nostro sistema di produzione, ma anche la protezione dei nostri valori sociali – continua Giusti – Un prodotto non può più essere solo bello o funzionale, deve anche essere realizzato nel rispetto dell’ambiente e dei diritti dei lavoratori e dichiarare la storia della produzione può essere utile per fornire queste indicazioni al consumatore”.
E’ proprio la trasparenza la finalità principale del sistema di certificazione TFashion, promosso da Unionfiliere, la società del sistema camerale che si occupa della promozione delle filiere. Oggi a presentare il sistema di tracciabilità volontario è stato Luca Giusti, nella doppia veste di presidente di Camera di Commercio di Prato e di Unionfiliere. Un progetto che parla pratese: infatti insieme a lui ci saranno Luca Rinfreschi, presidente del Comitato di Certificazione TFashion, e Andrea Cavicchi, nella sua veste non solo di presidente UIP ma anche di componente del comitato moda di Unionfiliere.
“La tracciabilità volontaria TFashion serve proprio a questo: raccontare in etichetta la storia del prodotto, indicando in maniera trasparente dove sono state effettuate le lavorazioni – aggiunge Giusti – Questa certificazione sta riscuotendo un grande interesse sul mercato, le imprese del territorio di Prato sono chiamate a cogliere questa opportunità di qualificazione. La Camera di Commercio è a loro disposizione per accompagnarle in questo percorso”.