E’ giunta al termine la seconda parte della mappatura della filiera tessile promossa dalla Camera di Commercio di Prato con il contributo del Progetto Prato della Regione Toscana, coordinata da Confartigianato con la collaborazione di Cna e Unione Industriale Pratese sulle tessiture. La prima parte del lavoro aveva preso in esame le filature e ora si sta concentrando sulla nobilitazione, per avere un quadro completo sullo stato di salute del distretto.
Secondo l’analisi, svolta con interviste dirette su 309 imprese del settore, il 90 per cento di quelle che risultano ancora attive in questo campo emerge l’esistenza di due tipologie di aziende che operano all’interno delle tessiture. Da una parte le aziende che, nonostante la crisi, sono riuscite a crescere e a mantenere e potenziare la propria posizione sul mercato; dall’altra realtà più piccole, che restano sul mercato con poche possibilità di crescita e scarsi margini di redditività. A segnare il divario tra queste due realtà, è stata la pesante crisi degli ultimi anni, che nel periodo tra il 2001 e il 2012 ha ridotto del 47% la capacità produttiva del settore.
Lo stato delle tessiture Sono 346 le tessiture che secondo l’indagine operano nel distretto; un gruppo di aziende che complessivamente produce un fatturato stimato in 85 milioni di euro all’anno. E proprio dal dato sul fatturato si evidenzia l’esistenza del settore “a doppia velocità”: le imprese di maggiori dimensioni, pari al 6% del totale, concorrono alla realizzazione di quasi il 40% del fatturato complessivo; mentre l’11% del fatturato è realizzato dal 50,7% delle imprese, coincidenti con quelle che hanno un giro d’affari inferiore ai 100 mila euro l’anno.
Complessivamente sono poco più di mille gli addetti che operano all’interno del settore, una forza lavora che muove quasi 3 mila macchinari, in grado di produrre una grande quantità di tessuti di natura diversa. Una capacità che mette le aziende in condizione di essere partner interessanti non solo in fase produttiva, ma anche per servizi di campionatura, un’attività che assume un’importanza sempre maggiore, soprattutto in certi periodi dell’anno.
I rapporti all’interno della filiera Se quello appena disegnato è il quadro generale in cui le aziende operano al loro interno, molte altre considerazioni emergono su come queste aziende si relazionano con il distretto e con le altre aziende. Quasi 9 aziende su 10 lavorano esclusivamente con committenti del distretto; il 12 per cento lavora anche con clienti esterni, producendo un fatturato pari al 39% della loro attività. E non mancano nemmeno tessiture che vantano clienti internazionali, anche se sono solo una piccola parte (7 aziende).
La redditività Resta il nodo della redditività: se per il 63% nel 2012 è stata appena sufficiente, per un 18% insufficiente. C’è però un 15% che dichiara di aver avuto una buona annata, un altro fattore che denota l’esistenza di un settore a velocità differenziata. Riguardo alle previsioni per il futuro, poi, c’è un 56% che aspetta di capire quali possono essere gli sviluppi futuri prima dei prendere decisioni; ma c’è anche un 14% che prevede di chiudere la propria azienda nei prossimi 3 anni.
Quali strategie per il futuro? Innanzitutto le aziende segnalano la necessità di un diverso e maggior tipo di condivisione di obiettivi tra committenti e terzisti, che potrebbe aiutare il distretto a recuperare competitività e margine di trattativa con i clienti esterni. L’indagine evidenzia anche la necessità di agire con politiche di potenziamento delle aziende: i dati ci mostrano che le aziende che hanno un fatturato più alto sono riuscite a sostenere meglio i cambiamenti del mercato, hanno investito, sono riuscite a creare anche dei servizi ad hoc per i clienti, recuperando competitività.
Resta il fatto che per il 68% delle aziende intervistate il distretto può avere un futuro se saprà ripensarsi, completando la lunga fase di riorganizzazione distrettuale, e rimettendo in discussione i propri rapporti di forza interni.