Terminate le fasi di indagine dei comparti filatura, tessitura, nobilitazione, lanifici e produttori di filati, il lavoro sulla mappatura della filiera del distretto di Prato è adesso pronto per essere condiviso ed essere oggetto di una prima riflessione, alla luce anche di quanto emerso nel corso di questi mesi di lavoro. Mentre sono in corso le indagini sulle ritorciture e servizi ausiliari, e sui tessuti tecnici, per completare il quadro.
Il processo di ridimensionamento sembra in fase di stabilizzazione, il distretto ha superato i momenti più difficili e adesso, anche se con numeri decisamente diversi, è pronto per guardare avanti e recuperare spazi di competitività. Fino ad oggi sono state 700 le aziende intervistate, appartenenti ai comparti oggetto di indagine. Un universo importante, che rappresenta l’80% delle imprese operanti nei comparti individuati. I questionari hanno toccato i temi più diversi e sono emerse alcune criticità che possono essere ritenute “trasversali” di tutti i comparti. Questi temi sono stati analizzati ieri, nel corso del convegno finale sulla mappatura, che ha stimolato la riflessione tra gli attori economici e sociali del distretto.
La formula organizzativa del distretto è ancora attuale? Oppure ci sono degli aspetti da rivedere? E’ ancora possibile essere competitivi oggi con un sistema a rete di aziende sempre più sottili che abbracciano tutte le fasi della produzione oppure è arrivato il momento di ripensare, anche pesantemente, il modello? Per far fronte ai cambiamenti generati dalla globalizzazione le aziende tessili del distretto hanno reagito riducendo dimensioni, funzioni e costi aziendali. Questo processi sono stati accompagnati da un incremento delle tipologie di prodotto, della qualità e del livello del servizio. La combinazione di questi due fattori ha frenato almeno in parte la caduta della domanda, anche se temporaneamente.
Nel distretto i produttori di filati hanno iniziato un percorso di ripensamento della propria organizzazione e della filiera produttiva. La mancata programmazione e la stagionalità delle produzioni sono due punti critici dell’organizzazione della filiera interna; aprile, maggio e giugno sono i mesi più critici. A questi si affianca la mancanza di ricambio generazionale, basti citare il fatto che l’imprenditore tessile medio del distretto ha oltre 50 anni.
“Il nostro modello organizzativo deve essere pensato per il prodotto che facciamo, è difficile avere una ricetta che valga per tutti – ha commentato Andrea Cavicchi, presidente dell’Unione Industriale Pratese – Siamo disponibili al confronto, questo lavoro è il frutto di un importante lavoro di squadra che proseguiremo per elaborare delle proposte concrete, che però non siano calate dall’alto ma a misura delle nostre imprese”.
“Sono d’accordo sulla necessità di continuare a lavorare insieme con un gruppo di lavoro tra associazioni di categoria e enti per elaborare una proposta che sia in grado di stimolare il cambiamento”, ha aggiunto Andrea Belli, presidente di Confartigianato.
“L’indagine ci mostra anche che nel distretto esistono aziende leader che sono in grado di esercitare un effetto di trascinamento sulle altre – ha detto Claudio Bettazzi, presidente di Cna – Queste esperienze vanno valorizzate, per stimolare il cambiamento”.
L’indagine sulla mappatura tessile è frutto di un lavoro congiunto tra Camera di Commercio di Prato, Confartigianato, Cna e Unione Industriale Pratese, realizzata con il contributo del Progetto Prato della Regione Toscana.