Per tingere un kg di filato in rocca si utilizzano 150 litri di acqua che aumentano a 200 se si tratta di matasse. Un consumo enorme che comporta consumi energetici per il riscaldamento dell’acqua e certo non facilita la gestione dei reflui di processo. Un problema a cui i produttori di tecnologie provano a dare risposte. Ecco una delle soluzioni proposte a Itma. Ne parliamo perché a interessarci è soprattutto la condizione di cooperazione creativa in cui la nuova tecnologia ha preso forma. Pulsar è il nome della macchina per la tintura in rocca prodotta infatti da Loris Bellini (anche) grazie alla collaborazione con GTosi, storica impresa della nobilitazione tessile di Busto Arsizio (Varese). ‘Quando una tintoria e un produttore di macchine si mettono in testa di risolvere un problema e trasformano un reparto di produzione tessile in una specie di officina è difficile che non nasca qualcosa di nuovo e bello –ci spiega Andrea Ferrazzi, socio della GTosi. A noi interessava fortemente trovare soluzioni in grado di rendere più efficiente il processo di tintura ma in una logica green, intervenendo cioè sulle voci più critiche del processo tintoriale: i consumi idrici ed energetici, i volumi di coloranti ed ausiliari utilizzati nei processi e alleggerendo i processi di depurazione dei reflui a fine lavorazione. La difficile fase che l’industria tessile a monte sta vivendo ormai da quasi 10 anni richiede da parte di chi come noi si ‘ostina’ a mantenere le produzioni in Italia, di agire sui costi di produzione ma arricchendo il contenuto di sostenibilità ambientale dei processi in modo da fornire ai clienti prodotti a minor impatto ambientale. Poiché le caratteristiche green o le criticità chimiche di un prodotto nascono in larga misura in tintoria , a noi nobilitatori spetta infatti un ruolo importante ma non potremmo raggiungere obiettivi così importanti senza il supporto di imprese meccaniche interessate a condividere questa visione. Grazie agli investimenti nella tecnologia Pulsar messa a punto proprio nei nostri reparti produttivi, oggi GTosi tinge con bagni 1/8 e un risparmio di energia del 70% rispetto una tecnologia tradizionale. Per essere ancora più efficaci avremmo però bisogno di coloranti a maggior resa tintoriale. Questo consentirebbe di ridurre i tempi di tintura e/o il numero dei bagni necessari per la medesima : evidente sarebbe il risparmio di acqua ed energia , indispensabile sia per riscaldarla che per muovere le pompe dei macchinari.’
Un altro soggetto ha però un ruolo fondamentale in questa dinamica: l’elettronica. La regolazione automatica dei parametri di produzione in base alle molteplici variabili produttive (tipologia materiale, effetti voluti, standard) è la condizione per ridurre l’errore umano e adattare di volta in volta il flusso produttivo alle specificità dei materiali. L’industria 4.0 è di fatto già di casa nelle tintorie tessili che sembrano ben disposte a giocare il ruolo di laboratorio per un meccano tessile che non trascura le richieste di un mercato europeo fatto di piccoli lotti diversificati. Del resto la storia dei distretti industriale a cui Giacomo Becattini dedicò per primo attenzione, è proprio caratterizzata da questa diffusa pratica della co-progettazione e della ricerca condivisa.
Fonte: http://www.sustainability-lab.net