Presentate le tendenze della prossima edizione di Filo

Paolo Monfermoso insieme a Gianni Bologna
Paolo Monfermoso insieme a Gianni Bologna
Paolo Monfermoso insieme a Gianni Bologna

Si è tenuta questa mattina presso il Palazzo delle Stelline di Milano, la consueta presentazione delle tendenze della prossima edizione di Filo, in programma per il 2 e 3 marzo 2016. Le tendenze, create da Gianni Bologna, si distinguono in due macro-aree, che chiama il “fare finta di esserci” e il “fare finta di non esserci”, partendo dall’individuazione del ruolo che ha assunto nella società attuale, e che ha un’influenza enorme sul nostro stile di vita, del progressivo, esponenziale aumento della superficialità e conseguentemente del cattivo gusto.

Durante la conferenza è stata inoltre annunciata la volontà degli organizzatori di Filo, con il supporto di ICE, di organizzare una seconda edizione di Filo Shanghai, grazie alla collaborazione con Milano Unica. La prossima edizione si dovrebbe tenere dall’11 al 13 ottobre 2016, a patto che vi partecipino almeno 20 aziende italiane. Pare inoltre confermata la possibilità di prendere parte a Filo Shanghai con un contributo di 3000 euro a partecipazione. Sono quindi aperte le adesioni, contattando gli organizzatori di Filo.

La prima parte delle tendenze è dedicata al desiderio compulsivo di riempirsi la vita con un eccesso di presenza, di visibilità, di occupare lo spazio del mondo con il proprio ego; un’illusione di centralità anche se priva di fondamento e di importanza, l’esserci per esserci e per avere la sensazione di esistere.

Ad accompagnarla è stata un’altra illusione, quella di essere perennemente “informati”, di essere sempre connessi e dunque in grado non solo di “agire”, ma anche di “interagire”, quando in realtà si è soltanto spettatori passivi in attesa di avere notizie e narrazioni ansiogene di avvenimenti, preferibilmente accaduti lontano da noi.

L’altra faccia della medaglia è stata invece il desiderio, la spinta istintiva e antipodica del “fare finta di non esserci”, isolandosi o scomparendo, almeno temporaneamente, sottraendosi alla propria e all’altrui logorrea, alla compulsività sistemica così che il mondo ci possa apparire per quello che è veramente; ovvero molteplice e decentrato, percorso da mille linee di fuga. In modo che il tutto, se visto da una posizione eclissata, discreta, inosservata, trasparente, apra una nuova esperienza: l’abbandono della sensazione di essere responsabili di tutto e di tutti, sottraendosi al “mondo” affinché sia lui ad avvicinarci e ci consenta così di viverlo guardandolo dall’interno. Fonte di una specie di sollievo estetico, una radura di silenzio, e non ultimo, il recupero di uno stile.

Sono 4 i temi tessili individuati quindi da Gianni Bologna:

Shows – Distrazioni di massa. Materiali finti-eleganti o finti-casual in un tutto ciò che sembra-ma-non-è, dove il contenuto di qualità non è la ricerca precipua. Per interpretare la necessità a occupare lo spazio del mondo con la propria presenza, con l’illusione di centralità peraltro priva di fondamento e importanza, esserci per esserci e per avere la sensazione di esistere. Aspetti lucidi e decorazione di vario tipo – movimenti di colore dati dalle stampe e dai ricami o dalle applicazioni che sono senz’altro “basiche”, quasi elementari dal punto di vista estetico, ma coloristicamente “visive” quasi “optical”. Lo stesso principio vale per le disegnature tinte in filo: semplici, elementari ma visivi. Ed ancora lo stesso principio sottende alla elaborazione sui temi del denim basico che diventa “sparato”, superfancy.

Ultim’ora. Il protective wear contamina il formale e viceversa. Fibre sintetiche, alta resistenza, performanti – pure o lavorate – con naturali di tipo cotoniero o laniero. Il desiderio di essere “informati”, messi in grado di “agire”, di “interagire”, altro modo di sentirsi (o di averne l’illusione) al centro dell’azione. Si evoca una formalità in qualche modo “rigida” e un poco “violenta” anche nelle mani e finissaggi di alcuni tessuti che ricordano il metallo e il cuoio, oppure direttamente con la presenza degli stessi; nei disegni squadrati e a volte rigidi dei tipi tessili più classici, nelle tipologie a doppie facce e accoppiate. Superfici movimentate e contrasti di materiali.

Isole. Immagini tessuti e parole per sognare di “non” esserci, per far finta di essere lontano dal caos. Le isole possono essere quelle per privilegiati, ma anche quelle dove tutto è molto “nature”.

Eleganza tutta basata sulla semplicità e sul non-apparire con tipologie a precipua componente naturale e, almeno apparentemente, poco elaborata. Discrezione senza eccessi nella ripresa di certi tipi classici; armature piccole e rilevate. Double caldi anche di lana accoppiata a naturali; lane cotte leggere e feltri pesi piuma; aspetti melanges e leggermente tweedati e leggere pelosità di superficie; drappeggi e fluidità dei crespi; ricami discreti, piccoli e grandi jacquard; maglie calde e voluminose; ancora presenza di pizzi.

Dissolvenze. Spettatori non visti di tutte queste (finte?) realtà. Immagini flou. Il desiderio è quello di provare un senso di allontanamento e di evanescenza, di dissoluzione in un contesto dove nessuno può essere raggiunto. Eleganza o casualità, ma sempre nell’ambito della leggerezza e della trasparenza. L’arte dello “scomparire” in quanto “cosa” definita e precisa. Disegni indistinti e confusi quasi “svaniti” e evanescenti, qualità eteree, spesso in tessiture molto “aperte”, crespi movimentati e reti elaborate; sovrapposizioni di materiali naturali e man made ma sempre in pesi e con aspetti leggeri nelle tipologie e nelle applicazioni decorative sulle tipologie stesse. Aspetti madreperlacei, vitrei e cangianti.

I filati si distinguono in:

Super-semplici: i basici finti poveri, in realtà il nuovo chic sofisticato e sottotono.

Serici: semilucidi o opachi, sempre comunque in grado di puntare a un effetto naturale di grande bellezza ed eleganza anche se apparentemente un poco “fané”.

Imprecisi: melange nebbiosi, delicati, piccoli moulinés precipuamente sui titoli fini eventualmente con piccole dosi di lucidità seguiti da due esempi di filati con mano gommata e dainata.

Superfici increspate: irregolarità con o senza comfort non eccessivamente pronunciate basate su piccoli ondati e strutture simili.

Sfumati: tra luce, ombre, movimenti di superfici, soffici e anche con velli pregiati, lusso carezzevole.

Fantasie visibili: pelosità e qualche fiamma, principalmente per piccole zone e per decorazioni.

Le luci: i colori e le luci dei metalli e delle plastiche anche da riprodurre su materiali diversi da quelli originali.