La Camera di Commercio di Prato ha diffuso i risultati della nuova fase della mappatura del tessile, promossa con il contributo del Progetto Prato della Regione Toscana, coordinata da Confartigianato con la collaborazione di Cna e Unione Industriale Pratese. Dalla nuova fase dell’indagine sulla mappatura della filiera, che questa volta si è concentrata proprio su coloro che hanno i rapporti con il mercato e che ogni giorno vendono all’esterno quello che viene prodotto nel distretto, emerge che le aziende di produzione di filati hanno un fatturato medio più alto: 7,9 milioni di euro contro i 5,7 milioni di euro dei produttori di tessuto. Anche sul versante dei dipendenti, le imprese produttrici di filati risultano mediamente più strutturate: hanno 20,5 dipendenti di media, contro i 14,3 dei lanifici.
Sono maggiormente orientati all’estero i lanifici, che fatturano i 2/3 della propria produzione sui mercati stranieri. Per i produttori di filati, l’estero ricopre il 43,5% del fatturato, ma anche il mercato interno è molto importante con il 37,6% del fatturato.
Per entrambe le categorie il punto di forza delle proprie produzioni è la qualità del prodotto, seguito dal servizio offerto, e risulta molto scarso rapporto con le imprese cinesi che operano sul territorio: l’84% dei produttori di filato e l’81% dei produttori di tessuto dichiarano di non avere nessun rapporto con queste aziende. Di contro, sia per lanifici che per produttori è invece molto intenso il legame con il distretto e con i conto terzisti: mediamente il 90% delle lavorazioni viene effettuato nel distretto. Da entrambe le categorie si segnala una particolare attenzione alla capacità produttiva delle filature, ritenuta insufficiente dal 45% degli imprenditori.
La maggioranza degli imprenditori di entrambi i settori si dichiara positiva circa le previsioni per il futuro del distretto: prospettive positive per il 67% dei produttori di filati e il 53% dei lanifici.