Nel corso di un intervento alla trasmissione “Radio Anch’io” su Radio 1 Rai il direttore generale dell’Inail, Giuseppe Lucibello ha espresso l’auspicio di proseguire lungo la direzione delle sinergie per contrastare il sommerso e il lavoro nero nell’area di Prato. La tragedia al Macrolotto 1 – dove, domenica scorsa, a causa di un incendio divampato in un laboratorio tessile/dormitorio hanno perso la vita sette lavoratori cinesi – rilancia con fermezza la necessità di continuare, e incrementare, le attività di accertamento interforze.
“Il presupposto essenziale per produrre risultati concreti è un’azione coordinata di tutti i soggetti che agiscono nel territorio e che, necessariamente, devono essere adesso ancora più uniti nel procedere insieme a controlli, ispezioni e accertamenti – ha affermato Lucibello, sottolineando la positività dell’esperienza del “Patto per Prato sicura”, la cooperazione tra Governo e Istituzioni locali nell’azione di contrasto alle varie forme di illegalità varata dal 2010 – Non possiamo nasconderci dietro gli effetti, certamente sofferti, del contenimento delle risorse richiesto ai soggetti della Pubblica amministrazione. Se è vero che l’Inail, cinque anni fa, aveva 500 ispettori in forze, mentre oggi ne ha attivi 352, questo non deve scoraggiarci, ma spingerci a promuovere nuove metodologie d’intervento e a ricorrere ancor più ad azioni di intelligence e di coordinamento e alla condivisione di informazioni e banche dati. Solo così sarà possibile agire davvero per il ripristino della legalità”.
Nell’anno 2013, fino allo scorso 30 novembre, sono state ispezionate 132 aziende (sempre nel territorio di Prato): quelle non conformi alla legge sono risultate 127 (il 96,21%), con 524 lavoratori irregolari, di cui 368 in nero ( 302 extracomunitari, 43 comunitari e 23 italiani). Nelle 71 aziende ispezionate rientranti nell’industria tessile, delle confezioni e della fabbricazione di articoli in pelle e simili si è rilevata la presenza di 297 lavoratori in nero ( 32 comunitari e 265 extracomunitari, di cui 53 clandestini) con una media di 4,18 unità per ogni azienda ispezionata. Nelle aziende ispezionate dai gruppi “interforze” costituite con la presenza di funzionari di vigilanza dell’Inail, quasi sempre, si è rilevata la presenza di lavoratori clandestini.
Il contesto è senza dubbio grave, con un elevatissimo tasso di irregolarità consolidata. A segnalare, tuttavia, un primo cambiamento di rotta secondo Lucibello sono i dati (ancora provvisori) dell’andamento infortunistico del primo semestre 2013 che evidenziano, a livello nazionale, un lieve incremento degli incidenti che riguardano lavoratori cinesi: sui circa 268mila registrati dall’Inail quelli che riguardano persone di questa nazionalità sono 387, a fronte dei 371 del primo semestre dell’anno precedente. “Spero si tratti della, seppur timida, indicazione di un’attenzione diversa da parte della comunità cinese su questo problema – ha valutato il direttore generale dell’Inail – E’ anche per questo che è necessario continuare con decisione lungo la strada delle sinergie istituzionali nella promozione delle attività ispettive”.
Ascolta l’intervista su Youtube.