Una mostra per celebrare l’imprenditore e collezionista Antonio Ratti

Doug, 2014, Mitchell Library, Glasgow. Photo: Alan Dimmick. Courtesy greengrassi, London; Catriona Jeffries, Vancouver.
Doug, 2014, Mitchell Library, Glasgow. Photo: Alan Dimmick. Courtesy greengrassi, London; Catriona Jeffries, Vancouver.
Doug, 2014, Mitchell Library, Glasgow. Photo: Alan Dimmick. Courtesy greengrassi, London; Catriona Jeffries, Vancouver.

Dal 6 marzo al 17 aprile sarà possibile visitare “Textilities … Once Removed”, la seconda parte della mostra che celebra il trentesimo anniversario della Fondazione Antonio Ratti e il centenario della nascita del suo fondatore: il designer tessile, imprenditore e collezionista Antonio Ratti (1915-2002).
Textilities…Once Removed, che si terrà presso la sede della  Fondazione Antonio Ratti (Villa Sucota – Como) riconfigura un gruppo di opere di Charlotte Posenenske, già esposte nella prima parte della mostra, e le mette a confronto con un ampio nucleo di poesia concreta a due e tre dimensioni creata negli anni ‘50 e ‘60 dal gruppo brasiliano Noigandres, con opere di André Cadere, Hilary Lloyd e Janice Kerbel e con una selezione di matrici di stampa katagami ottocentesche e di tessuti tinti “a riserva” appartenenti alla collezione della FAR. La giustapposizione rivela inaspettate coincidenze di interessi e procedure.In ciascun caso una struttura astratta rigida e un senso di disobbedienza sono portatori di valori semantici. E’ attraverso l’uso di strutture, intese al tempo stesso come strumento espressivo e come oggetto di analisi, che ciascun artista mette in primo piano la materialità e la presenza fisica della propria opera. E’ in questa cesura autoriflessiva, che ciascuno innesca all’interno della propria opera, che si materializza una significazione ‘a due dita dalla pagina’.

Nel Brasile dei primi anni ‘50 – alla soglia del boom economico che porterà alla creazione di Brasilia e Petrobrás e al crescente influsso degli interessi statunitensi sull’economia del paese – i Noigandres (Décio Pignatari e i fratelli Augusto e Haroldo de Campos) investigano le qualità sovversive ‘verbivocovisuali’ del linguaggio e le capacità generative dello spazio grafico. Per loro “solo nella misura in cui essa è un linguaggio espresso materialmente, una concrezione di segni, ‘forma significante’, la poesia è poesia”. La loro opera è rappresentata in mostra da un vasto numero di poesie postali e poesie tridimensionali, serigrafie, collages, libri, documenti e materiale effimero.
La ricerca dei Noigandres trova eco in mostra nella volontà di Posenenske di scomparire dalla propria opera ed offrire ‘una dimostrazione dei principi di modificazione razionalizzata’, nei sistemi infetti delle Barre de Bois Rond di André Cadere e nell’opera recente di Janice Kerbel e Hilary Lloyd.
Nei lavori presentati in mostra di Janice Kerbel, il ciclo di nove canzoni per sei voci, Doug, e un lavoro tipografico di grandi dimensioni, l’artista persegue un’alternanza fra analisi forensica e coinvolgimento totale per avvicinarsi a linguaggi musicali a lei precedentemente estranei. Quest’alternanza, comune a tutta la sua opera, si accoppia al ricorrente interesse a dar forma a cose che normalmente non ne hanno.
Movie (2015) di Hilary Lloyd usa un montaggio altamente coreografato. In esso spezzoni di filmati, immagini fisse e immagini ri-fotografate raccontano uno sguardo al tempo stesso ossessivo e distaccato che si rivolge alla superficie del visibile e dà origine ad un’indagine autoriflessiva sull’atto del guardare.

Nel contesto della FAR queste ricerche trovano un’ulteriore assonanza metodologica negli ikat – tessuti contraddistinti da un processo di tintura ‘a riserva’ che permette al colore di penetrare solo alcuni segmenti del filo mentre altri sono protetti da una legatura impermeabile – e nella matrici di stampa katagami che danno origine a una decorazione sistemica ad alta precisione ma esterna alla fibra tessile.

La mostra si inaugura il 5 marzo dalle 18,30 con una performance di Doug alle 19, il ciclo di nove canzoni per sei voci composto da Janice Kerbel.