Tecnologia a ridotto impatto ambientale? Si può

Sono ben 34 le aziende che hanno risposto all’appello di Acimit aderendo al progetto “Sustainable technologies” per cui è stato scelto l’organismo internazionale di certificazione RINA che disciplina il rilascio della targa verde

Come noto Acimit ha lanciato tre anni fa il progetto “Sustainable technologies” che consente di individuare le aziende meccano tessili che producono tecnologie a minor impatto ambientale. Non è solo un’operazione di marketing: le performance energetiche e ambientali del macchinario tessile vengono misurate e comparate e sono segnalate le quantità di emissioni equivalenti di anidride carbonica (Carbon Footprint – CFP), prodotte durante il funzionamento. Solo i macchinari che corrispondono a parametri di efficienza ambientale possono avvalersi della targa verde, la stessa che ha suscitato tanto interesse durante l’ultima Itma.

Efficienza produttiva e rispetto dell’ambiente

Ad oggi sono ben 34 le aziende che hanno risposto all’appello di Acimit. «Non ci interessa fare operazioni di pura promozione, c’è già abbastanza greenwashing nella comunicazione – ha dichiarato il presidente Sandro Salmoiraghi – la qualità del mondo che lasceremo alle future generazioni dipende anche dalle nostre scelte, dalla nostra capacità di invertire la rotta di un sistema economico e produttivo che ancora si illude di disporre di risorse illimitate. In realtà sappiamo bene come energia, acque e materie prime siano beni prezioso e come l’ambiente non sia più in grado di metabolizzare i nostri crescenti scarti e le nostre emissioni. È necessario produrre in una logica che coniughi qualità ed efficienza produttiva con il rispetto dell’ambiente. Un’utopia? No, a giudicare dai risultati che abbiamo già ottenuto e dall’entusiasmo con cui le aziende associate ad Acimit hanno accolto il nostro invito».

Coerentemente con questo approccio Acimit ha scelto l’organismo internazionale di certificazione RINA per definire e validare il disciplinare per il rilascio della targa verde. Le aziende aderenti a Sustainable technologies devono infatti seguire un regolamento di attuazione e istruzioni operative sulle misurazioni delle prestazioni energetiche/ambientali dichiarate sulla targa. RINA, oltre a definire le regole, ne verifica la corretta applicazione a garanzia della veridicità dei valori di prestazione dichiarati. Un campione pari al 20% delle aziende aderenti al progetto viene perciò annualmente sottoposto a una verifica di sorveglianza da parte dell’istituto, che controlla le modalità di misurazione dei parametri e le condizioni operative delle macchine oggetto del labelling.

Quest’anno a essere verificate sono state le targhe verdi di Flainox, Itema, We R Reggiani, Santoni, Tonello. Tutte hanno brillantemente superato l’esame garantendo l’emissione del certificato di conformità del processo di rilascio di tutte le targhe verdi.

Che vantaggi può trarre un produttore tessile acquisendo macchinari contraddistinti dall’etichetta green?

«Due ordini di vantaggi, uno di carattere prettamente commerciale, l’altro maggiormente etico, ma sempre rivolto al business. La targa offre una sintesi delle capacità prestazionali della macchina che si sta acquistando. Una trasparenza assoluta che permette all’acquirente di confrontare le offerte provenienti da fornitori diversi e di verificare il contributo del singolo costruttore nel rendere maggiormente efficiente e cost-saving il processo produttivo. L’altro vantaggio nell’acquistare macchinari sostenibili è la possibilità di aggiungere un fondamentale tassello green in una filiera, quella del tessile-abbigliamento, che fa della sostenibilità un punto di forza. Classificare attraverso un solo parametro (cioè la quantità di emissioni equivalenti di anidride carbonica) la macchina che si sta utilizzando nel processo produttivo sarà un’ulteriore garanzia presso il cliente finale dell’impegno profuso dal produttore tessile in tema di ecosostenibilità».

Come hanno reagito i clienti (italiani e stranieri) all’offerta di tecnologie sostenibili?

«Positivamente. Ovviamente ci sono clienti già profondamente impegnati nel proporre delle produzioni sostenibili e altri un po’ meno. Occorre sottolineare come l’interesse per il nostro progetto non provenga solamente dalle aziende europee o nordamericane, ma anche da diverse aziende indiane e cinesi, che sui mercati europei e occidentali devono poi presentarsi con i propri prodotti. Certo l’opera di sensibilizzazione presso i clienti da parte delle nostre imprese deve essere ancora più incisiva. Acimit dal canto suo vuole mettersi a disposizione dei propri associati proprio per comunicare quanto stanno facendo. Nella conferenza stampa organizzata a Shanghai durante la recente Itma Asia le aziende sottoposte a verifica nel 2012 hanno portato la loro testimonianza e il riscontro avuto presso gli organi d’informazione è stato notevole. Ovviamente maggiore sarà il coinvolgimento delle aziende costruttrici nel progetto Sustainable Technologies e più ci sarà modo di raggiungere un maggior numero di aziende tessili».

L’esperienza dei produttori di tecnologie

Le aziende tessili possono quindi contare su alleati preziosi: i produttori di tecnologie. Ecco qualche esperienza concreta.

We R Reggiani

L’approccio sinergico con cui operano le imprese di We R Reggiani (il gruppo bergamasco che aggrega Reggiani Macchine, Jaeggli Meccanotessile, Mezzera, RPR, MTS) è alla base delle soluzioni tecnologiche integrate e ispirate alla sostenibilità. Un impegno green che si è concretizzato nella macchina da stampa digitale ReNOIR, nel Jigger CELSIUS 500 HT e nel Lavaggio dopo stampa Concord di Mezzera, presentati all’ultima edizione di Itma e che hanno ottenuto la Targa Verde di Acimit recentemente confermata dalla certificazione RINA. «Abbiamo iniziato a studiare e sperimentare sistemi produttivi a minor impatto ambientale rispondendo a una crescente esigenza del mercato – ci spiega Michele Riva, Sales manager del Gruppo – contenere i consumi di energia e di acqua di processo risponde a una sensibilità diffusa nella nostra azienda ma anche a una precisa richiesta dei nostri clienti, in Europa come in Asia. Può apparire strano ma sono forse i nobilitatori cinesi i più determinati a richiedere impianti a minor impatto ambientale per potersi così avvalere di supporti governativi: una sollecitazione che ci spinge a estendere la ricerca a 360 gradi su tutti le nostre proposte tecnologiche». Il mercato premia l’efficienza produttiva ma anche la sostenibilità, quindi. «Certamente, basti pensare che il Gruppo ha registrato un incremento del fatturato superiore al 20% nell’ultimo anno e gli ordinativi per le macchine ink jet sono cresciuti del 50%. Risultati realizzati anche grazie ai clienti italiani, ormai pronti a utilizzare pienamente i vantaggi della stampa digitale». Altri progetti? «Di sicuro la sostenibilità sarà il fil rouge della nostra ricerca anche nei prossimi anni e vogliamo portare la cultura green anche nel mondo dei tessili tecnici. Stiamo infatti partecipando a un progetto di ricerca in partnership con TenCate, Gruppo Olandese leader nella produzione di tessuti high tech occupandoci in particolare di trattamenti funzionalizzanti come protezione UV e potenziamento dell’idrofobia dei tessuti. Sempre con soluzioni tecnologiche ecosostenibili».

Flainox

Nasce a Quaregna, nel biellese, nel 1968 e fin dalla fondazione compie due scelte coraggiose: non limitare l’attività alla lavorazione della lana e puntare sull’export. I risultati arrivano presto: con una quarantina di addetti oggi l’azienda produce macchine per la tintura di filati oltre che per finissaggi speciali di tessuti. È considerata leader mondiale nella produzione di macchine rotative per la tintura e centrifugazione di capi confezionati, intimo e per l’abbigliamento e la calzetteria sportiva usate nel mondo dai principali brands.

«La scelta di porre al centro della nostra ricerca tecnologica l’abbattimento dei costi ambientali corrisponde a una precisa filosofia aziendale fortemente orientata alla sostenibilità – ci spiega Valerio Zaffalon, sales manager di Flainox –. Siamo infatti stati i primi nel nostro settore a introdurre le logiche della LCA (analisi del ciclo di vita del prodotto) iniziando a studiare il carbon footprint dei nostri impianti con l’obiettivo di individuarne le criticità per re-ingegnerizzarli. Da questi studi è nata NRG Universal, la macchina rotativa centrifugante per capi confezionati che ha permesso un risparmio di C02 certificato superiore al 44% rispetto al 2008 raggiungendo il Blue Level del protocollo di Kyoto. Un miglioramento che si traduce in risparmio energetico, acqua, vapore, prodotti e ausiliari chimici di processo di cui beneficiano l’ambiente e, in termini economici, i nostri clienti».

La certificazione Rina e la green label di Acimit rappresentano un’ulteriore conferma del valore ecologico delle ricerche Flainox ma l’azienda sta già guardando oltre. «Il nostro impegno a produrre macchine rispettose dell’ambiente certo non si ferma con i buoni risultati raggiunti. A conferma di ciò ricordo il progetto Intexusa presentato nel 2011 a Ecomondo che ci ha permesso di studiare e sperimentare con il Politecnico di Torino e l’Enea, processi di tintura con tecnologie a ultrasuoni e controllo online. Ottimi risultati sperimentali che speriamo di veder concretizzati in impianti industriali».

di Aurora Magni, Technofashion, ottobre 2012

Leggi la seconda parte dell’inchiesta.

 

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