Avv. Gianluigi Fioriglio – Dott.ssa Myriam Mazzonetto
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Molteplici sono le problematiche giuridiche legate al rapporto tra il mondo della moda e la pubblicità. Dalla lesione dell’immagine della donna, alle controversie riguardanti la tutela della creatività nella comunicazione commerciale, il Giurì dell’Autodisciplina pubblicitaria (organo imparziale che giudica la comunicazione commerciale nel sistema privatistico dell’Autodisciplina Pubblicitaria) è stato chiamato più volte a pronunciarsi sul rapporto dialettico tra moda e pubblicità.

Recentemente, la Francia si è resa protagonista di una presa di posizione contro l’uso del Photoshop nelle foto commerciali, con l’approvazione della Loi Mannequin che prevede l’obbligo di inserire la didascalia “Photographie retouchée” nelle campagne pubblicitarie le cui immagini siano state ritoccate con Photoshop, pena la condanna al pagamento di una multa che va dai 37.500 euro fino al 30% del valore della campagna pubblicitaria.

L’intento è quello di promuovere un ideale di bellezza naturale in luogo di stereotipi di magrezza inaccessibili, in modo da prevenire e contrastare i disturbi alimentari sempre più diffusi.

Il tema non è del tutto nuovo: nel 2007 fece discutere in Italia la campagna pubblicitaria contro l’anoressia firmata da Oliviero Toscani, che ritraeva il corpo nudo ed emaciato della modella francese Isabelle Caro del peso i soli 31 kg.

Tale campagna fu ritenuta una strumentalizzazione della sofferenza fisica provocata dalla malattia, con il mero scopo di conseguire finalità commerciali connesse alla notorietà del brand pubblicizzato; come tale, essa fu inibita dal Giurì dell’Autodisciplina Pubblicitaria in quanto considerata lesiva degli articoli 1 e 10 del Codice di Autodisciplina, posti a tutela della dignità umana.

La pubblicità, infatti, non è “pura” manifestazione del pensiero, incensurabile ex articolo 21 della Costituzione, bensì attività economica, e come tale “libera” ma vincolata a non svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla dignità umana (art. 41 Cost.)

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