Nuove basi per il futuro

È un futuro a 3 dimensioni quello che si profila all’orizzonte del tessile-abbigliamento. Le tecnologie di prototipazione virtuale aiuteranno a ridurre il time to market e i costi, dando nuovo spazio alla creatività. Un convegno organizzato da Antia ha fatto chiarezza sui progressi della tecnologia 3D per l’abbigliamento

camicia

In alcuni settori industriali la tecnologia 3D non è il futuro ma il presente. Negli spot pubblicitari auto virtuali sfrecciano alla velocità della luce per poi disintegrarsi e ricomporsi all’istante, grazie a immagini a 3 dimensioni che spesso arrivano ad avere una precisione di dettagli superiore a quella di una fotografia.

Tutto questo è possibile nel mondo dell’abbigliamento? Tutto questo e molto altro. Ce lo hanno raccontato i rappresentanti di 4 produttori di tecnologia 3D per l’abbigliamento, Sistemi assyst, Lectra, Optitex e Prisma Tech, insieme a RTT (da maggio 2014 3DXCITE del Gruppo Dassault Systèmes, ndr.), leader nel settore della visualizzazione 3D in alta qualità, in occasione di un convegno organizzato di recente da Antia.

L’incontro è stato frutto di una riflessione da parte dei soci Antia, che da tempo sentivano la necessità di fare il punto su una tecnologia che deve ancora affrontare uno scetticismo piuttosto radicato ma che in realtà è già in uso, con ottimi risultati, presso alcuni dei più importanti marchi a livello mondiale. Con il supporto del professor Rinaldo Rinaldi del Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università degli Studi di Firenze, Antia ha condotto i soci e gli oltre 120 partecipanti in un percorso di conoscenza della tecnologia 3D con l’obiettivo di contribuire a sradicare questo scetticismo.

Il 3D a supporto del design

«Il 3D è per noi lo strumento ideale per affrontare le nuove sfide di mercato e sviluppare il prodotto giusto al momento giusto. Consente ai modellisti di controllare il loro lavoro senza sprecare un prototipo fisico», ha spiegato Caterina Rorro di Lectra. Oggi come non mai il tempo è un fattore chiave per l’industria della moda, i ritmi sono sempre più incalzanti e il 3D consente di velocizzare notevolmente il processo di design, comportando oltre che un risparmio di tempo anche di costi, riducendo il numero di prototipi fisici realizzati. «Abbiamo solo bisogno di coraggio. Oggi tutti noi costruiamo il capo a video, non digitalizziamo più così tanto. I capi realizzati virtualmente diventeranno reali, non dobbiamo fare altro che superare il blocco psicologico». Questa è l’opinione di Peter Stampfli, CEO di Sistemi assyst, condivisa anche da Luigi Miselli di Optitex: «Oggi solo i grandi brand usano il 3D perché sono tecnologicamente avanzati, ma la tecnologia è diventata un imperativo. Ai tempi del 2D siamo stati in grado di affrontare lo scetticismo e oggi siamo pronti ad affrontarlo nuovamente con il 3D».

Soddisfare il consumatore

Oggi il 3D offre una flessibilità un tempo impensabile, permette di creare librerie di tessuti, ipotizzare fitting, gestire senza problemi il multistrato (per es. aggiungere o togliere tasche) o i livelli (per es. dentro ai pantaloni/fuori dai pantaloni), creare avatar personalizzati, scegliendone persino l’etnia (asiatico, europeo, africano, americano…), l’età (bambino, uomo, donna), la posizione degli arti e la corporatura.

«Design e industrializzazione sembrano distanti, in realtà devono dialogare. Il design deve essere creativo ma anche vendibile, producibile. Il 62% dei consumatori non è contento della vestibilità, un capo su 3 fra quelli acquistati online viene restituito. L’85% dei consumatori è disposto a cambiare brand se ne trova un altro che veste meglio», ha spiegato Caterina Rorro, ferma sostenitrice del ruolo chiave della fase di fitting e di conseguenza del consumatore finale, che è il solo, vero giudice di un capo. E proprio il consumatore è stato il punto di partenza di Size Italy, la campagna di misurazione della popolazione italiana condotta da Sistemi Assyst grazie agli scanner Human Solutions. «Con il 3D in pochi istanti si può vedere il capo realizzato e correggere eventuali difetti grossolani o vedere il capo realizzato nelle varie taglie», ha spiegato Peter Stampfli. La tecnologia 3D potrà infatti migliorare l’esperienza di acquisto sia in negozio che online, perché permette di realizzare immagini estremamente realistiche, realizzate con le esatte misure dell’utente che potrà provare virtualmente i capi scelti prima di acquistarli.

Credere nella novità

Tutti le aziende produttrici di software hanno individuato nella condivisione il fattore chiave per ottenere il meglio dalla tecnologia 3D non mancando di sottolineare che questa deve essere un progetto integrato nel processo aziendale, non uno strumento fine a se stesso. L’esperienza di assyst presso un importante nome della camiceria internazionale ha dimostrato quanto sia migliorata la comunicazione e quanto siano stati snelliti i processi produttivi grazie alla semplificazione offerta dalla tecnologia 3D, che ha permesso di ridurre notevolmente il time to market anche nel caso di una produzione di più marchi contemporaneamente, ognuno con le proprie caratteristiche distintive, in vari siti nel mondo.

Anche per Colmar uno dei vantaggi più concreti del 3D è stata la semplificazione e in particolare la riduzione dei prototipi fisici e il conseguente miglioramento della comunicazione con i reparti produttivi, interni ed esterni all’azienda. «Per chi, come noi, opera nel segmento tecnico, è fondamentale creare le varianti. Grazie al 3D possiamo fornire tutte le informazioni a chi dovrà realizzare i capi senza inviare i prototipi fisici, senza sprechi di tempo e di materiali, e ottenendo una filiera sempre più flessibile», ha raccontato Laurent Antonioli, Operations Director Production & Logistics di Colmar.

L’integrazione fra il 2D e il 3D contribuisce in modo ulteriore a snellire i processi produttivi, permettendo di effettuare modifiche sul 2D che sono immediatamente visibili nel 3D e viceversa. «Riducendo i problemi concreti e le operazioni manuali abbiamo più tempo per pensare ad altro, come per esempio alla creatività», ha sottolineato Luigi Miselli. Integrazione è infatti stata la parola chiave che ha segnato l’esperienza di adidas, che dal 2013 usa la tecnologia 3D con l’obiettivo primario di rendere più fluida la comunicazione lungo tutta la filiera nella produzione di calzature. In questo caso partendo dalla già esistente soluzione 2D si è giunti a una perfetta integrazione con il 3D, che ha permesso di comunicare con tutte le sedi produttive, mantenendo inalterate le specificità del brand.

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