Non solo mercati emergenti per il tessile italiano

inaugurazione_001Si potrebbe dire che l’imprevedibilità, il continuo mare in burrasca, sia la cosa oggi  più prevedibile. Per dividere i rischi le nostre imprese devono cercare di essere ovunque, sul maggior numero  possibile di mercati. Quelli tradizionali, alcuni dei quali come gli Stati Uniti ed il Giappone, sono in ripresa, e  quelli emergenti, che ultimamente hanno perso un po’ della loro allure, ma rimangono la parte del mondo che cresce di più. Dobbiamo in primis fare dell’Europa il nostro vero mercato domestico. Europa, non dimentichiamolo, che secondo i dati di Altagamma, è con la Russia, il primo mercato del lusso al mondo. Europa con i suoi consumatori sofisticati, esigenti e competenti, che in certi Paesi sta dando soddisfazioni molto buone alle nostre aziende. Pare controintuitivo, ma la crisi ha reso il Made in Italy più forte, in quanto ha costretto le aziende di tutta la filiera Moda a concentrarsi sulla qualità. Quella qualità che chiede, pretende il consumatore finale». Queste le parole di Silvio Albini alla cerimonia di apertura della XVIII edizione di Milano Unica.

Tra le destinazioni le aree intra-UE si sono rivelate infatti più favorevoli rispetto a quelle extra-UE: mentre le prime hanno contenuto le perdite al -2%, le seconde cedono il -4,4% da gennaio ad ottobre 2013, in controtendenza rispetto a quanto rilevato nel periodo 2010-2012, allorquando le aree extra-europee si erano dimostrate più performanti rispetto al mercato comunitario. L’intra-UE continua, peraltro, ad assorbire la quota maggioritaria dell’export di tessuti italiani, mostrando un’incidenza del 52,1%. Contestualmente, gli approvvigionamenti extra-UE (che coprono, invece, il 67,7% dell’import di tessuti in Italia) hanno messo a segno un incremento del +4%, mentre quelli intra-comunitari del +3%.

Primo sbocco dei tessuti italiani si conferma il mercato tedesco, in grado di assorbire l’11,3% dell’export totale delle merceologie in esame: nei primi dieci mesi del 2013 la Germania registra esportazioni dall’Italia per 345 milioni di euro e, dopo la flessione di rilievo accusata lo scorso anno (superiore al -9%), vede un rallentamento del calo al -1,5%. A seguire, Romania, Francia e Tunisia fanno rilevare ancora un arretramento dell’export di tessuti provenienti dall’Italia: mentre la Romania conferma pressoché il tasso dello scorso anno, segnando un -3,3% nel periodo in esame, la Francia decelera, invece, al -5,7% (dimezzando la perdita subita nel 2012), così come la Tunisia, che rallenta al -13,1% (da oltre il -20%). Al quinto posto nel ranking dei principali mercati di sbocco della tessitura nazionale, la Cina, dopo essere stata interessata da performance molto favorevoli nell’ultimo biennio, segna una battuta d’arresto (-2,7%); sul dato grava soprattutto il risultato negativo del tessuto di cotone e del tessuto in lana pettinato, al contrario del tessuto a maglia, in crescita. Hong Kong frena, invece, complessivamente al -0,9%. Tra le prime dieci destinazioni, una crescita discreta è da circoscrivere, dunque, alla sola Turchia, che registra un +3,6%, crescita trainata dal tessuto laniero pettinato. Risultano, invece, cedenti anche Spagna (-8,4%) e Stati Uniti (-2,6%), mentre nel caso del Giappone alla crescita del +18% messa a segno nel 2012 segue un assestamento al -0,4%. Note positive, pur su livelli più modesti, si rilevano, inoltre, per Bulgaria (+4%) e Polonia (+5,8%), nonché Svizzera (+4,9%).