Dobbiamo essere l’occhio del ciclone

di Francesco Morace (Technofashion, settembre 2012)

La crisi economico-finanziaria è paragonabile a un ciclone. Siamo solo all’inizio. Il ciclone trasformerà i paradigmi socio-culturali verso un cambiamento d’epoca che condurrà all’esplosione definitiva dei modelli di comunicazione e di consumo come li abbiamo finora conosciuti. Salteranno così i modelli di business più consolidati e finora praticati. Tutti guardiamo al ciclone come qualcosa di inevitabile che ci sovrasta, ne siamo giustamente spaventati, ci chiediamo quando passerà e quante vittime lascerà sul terreno. Le città-simbolo della ex-nuova-era cui guardavamo con malcelata invidia – Londra, Dubai, Madrid – si ripiegano sui loro cantieri improvvisamente chiusi e si riversano nei parcheggi degli aereoporti stracolmi di migliaia di auto abbandonate da chi fugge dal sogno. I Paesi dell’ex-miracolo – l’Irlanda, l’Islanda, la Spagna – subiscono la stessa sorte. Tutto in pochi mesi. Tutti pensano al ciclone. Pochi riflettono sul suo occhio. L’occhio del ciclone della crisi può invece produrre il miracolo: proponendo un nuovo punto di vista, che renda finalmente possibile una visione integrale sul mondo e un pensiero lungo sul senso della nostra esistenza. Un pensiero lungo che non può essere solo economico, tecnico, ma che deve includere una riflessione sociale, culturale, andando a costituire le basi per un nuovo Rinascimento. Il mondo della moda ha incarnato per 30 anni – a partire dal miracolo degli anni ‘80 – i valori e le logiche del sistema precedente di sviluppo. Cicli corti, immagine, capacità di rendere la comunicazione qualcosa di spettacolare. Oggi siamo entrati in una fase nuova, in cui è il settore eno-gastronomico a dettare i nuovi paradigmi. Sostenibilità, qualità tangibile, condivisione, unicità e universalità. È in queste direzioni che anche il sistema moda dovrà trasformare la propria attività.

Una comunità di destino che riparte dalle persone e dalla voglia di rielaborare la crisi. Una piattaforma-laboratorio che mescola discipline per sperimentare nuovi modelli di business e – soprattutto – nuove qualità di vita. Un intero settore con pratiche da consolidare, progetti da condividere, regole da inventare. Basta che non siano quelle vecchie. Mai da soli, sempre in relazione: affrontando la fatica del confronto. Il Rinascimento inventò la prospettiva. La prospettiva di oggi è il link, un nuovo tipo di legame che apre al rinnovamento. È questa la direzione che Sistema Moda Italia ha deciso di intraprendere e che io personalmente incoraggio nella mia attività di consulenza, centrata sui paradigmi del futuro.

L’occhio del ciclone propone nuovi sguardi, nuovi punti di vista, ed è necessario incarnarli, metterli in pratica: con le persone e con le imprese che vorranno condividere questa avventura. In Italia – lavorando sui nostri talenti e sulle nostre qualità, valorizzando in modo nuovo la forza del Made in Italy. All’estero – seguendo l’esempio di altri rinascimenti nel mondo: dalle energie pulite di Silicon Valley, alle visioni indiane sul micro-credito, dalle meraviglie del Web 2.0 che ha portato Obama alla Casa Bianca, fino al rinascimento possibile delle città attraverso i festival culturali. Il sistema della moda italiana e il settore del tessile abbigliamento devono affrontare con coraggio la sfida del rinnovamento e dell’innovazione. Abbiamo due anni di tempo: non di più. Tutto si gioca nella capacità di un occhio di immaginare nuovi sguardi. Il link sarà la nuova prospettiva e il luogo può essere l’Italia perché come ha dichiarato Roberto Benigni in questi giorni «L’Italia ora è proprio tutta coperta, ma queste ceneri nascondono un fuoco possente. Sta per succedere qualcosa. Sì. Accadrà un piccolo Rinascimento. Da noi non è morto nulla, è tutto vivo. Io sto in Italia, lo sento».