Abolizione dei dazi per i prodotti tessili e di abbigliamento pakistani: preoccupazione di SMI

Dopo l’annullamento temporaneo dei dazi sui prodotti tessili e di abbigliamento, col pretesto degli aiuti umanitari a seguito delle alluvioni del 2010, la lobby europea filo Islamabad è riuscita a rendere definitivo, a partire dal 2014, l’annullamento dei dazi per le importazioni di prodotti tessili e di abbigliamento dal Pakistan.

La decisione finale è stata presa dal Parlamento Europeo che, però, è stato messo di fronte alla scelta del ‘prendere o lasciare’ l’intera lista, ovvero approvare o respingere in toto l’elenco del Paesi beneficiati senza poter escludere un singolo Paese.

La Commissione europea, con l’accordo dei Governi di 21 Paesi dell’Unione europea a fronte di 7 contrari e l’astensione del Governo italiano, aveva infatti inserito il Pakistan nella lista dei Paesi da sostenere per l’impegno finalizzato al rispetto dei diritti fondamentali e degli obblighi sociali ed ambientali. Impegno che viene premiato con i dazi al tasso zero per i prodotti tessili e di abbigliamento.

Il Pakistan – è il commento più che preoccupato di Claudio Marenzi, Presidente di Sistema Moda Italia – è ormai diventato un nostro forte e agguerrito competitor e, dunque, a pagare il carissimo prezzo di questa scellerata decisione sarà l’intero settore europeo, ma poiché l’Italia ne rappresenta più del 30%, l’Italia sarà il maggior  ‘pagatore’ in assoluto. Sopprimere definitivamente i dazi all’ingresso dei prodotti pakistani, che già hanno prezzi altamente competitivi, genererà durissime ripercussioni sulle nostre imprese. A rischio, come avevamo segnalato tempestivamente e formalmente al Governo italiano e ai Parlamentari europei, ci sono circa 120.000 posti di lavoro che potrebbero andare in fumo e in Italia la quota parte del rischio oscillerebbe intorno ai 40.000 posti”.

La tanto sbandierata nuova attenzione alla manifattura europea da parte della Commissione europea – conclude il Presidente di Sistema Moda Italia – ha avuto nell’occasione un primo, disastroso banco di prova. Tra l’altro si tratta di un organismo in scadenza e sarebbe stato giusto che su una materia così delicata la decisione venisse rinviata a chi dovrà governare l’Europa dal 2014 al 2019. Il Governo italiano, nonostante l’impegno personale del ViceMinistro Calenda, ha fatto una scelta gravemente pilatesca e altamente lesiva degli interessi nazionali. Voglio infine ringraziare, per il loro continuativo e coerente impegno, gli Onorevoli Cristiana Muscardini e Niccolò Rinaldi, manifestatosi anche con il voto contrario nella seduta plenaria dell’Europarlamento”.

Che la decisione sia stata presa per motivi che nulla hanno a vedere con quanto previsto dai regolamenti europei in materia, è dimostrato da molti fatti di cronaca anche recenti. Rapporti di enti indipendenti mostrano chiaramente come in Pakistan vi siano state ripetute violazioni dei diritti delle minoranze religiose, dei diritti delle donne e di quelli dei bambini. Basti pensare, ad esempio, che, secondo una testimonianza della Fondazione Aurat – autorevole ONG che tutela i diritti delle donne in tale Stato – fra il 2008 e il 2011 vi sono stati più di 65.000 casi di violenza contro le donne riportati dai media.